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Pescara, 23/11/2024
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Data: 20/01/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Trivelle, sì al referendum. La Consulta dà il via libera. La Corte costituzionale: ammissibile il quesito sulla durata delle concessioni. Esultano Regioni e ambientalisti. Voci di un intervento del governo

PESCARA Il referendum contro le trivelle si farà. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il quesito promosso da nove regioni (non l’Abruzzo che si è sfilato nei giorni scorsi), che riguarda la durata delle autorizzazioni per esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti di idrocarburi già rilasciate entro le 12 miglia. La Consulta salva dunque l’unico quesito dichiarato ammissibile dalla Corte di Cassazione, che aveva prima ammesso tutti i sei quesiti dei promotori e successivamente ne aveva cassati cinque dopo il varo della Legge di Stabilità che ha reintrodotto il limite delle 12 miglia per le nuove piattaforme. Secondo la legge referendaria, ora toccherà al presidente della Repubblica, su indicazione del governo, firmare il decreto di indizione del referendum in una data che dovrebbe essere compresa, secondo norma, tra il 15 aprile e il 15 giugno. Intanto sei Regioni si preparano a proporre alla Corte Costituzionale un conflitto d'attribuzione nei confronti della Cassazione per la bocciatura di due referendum: quello sul piano aree delle attività estrattive, su cui i governi regionali vogliono avere voce in capitolo; e quello sulla durata dei titoli, con l'obiettivo di eliminare le proroghe e sostituirle con le gare. Il costituzionalista Enzo Di Salvatore, vicino ai No-Triv, traduce il risultato in termini calcistici: «Al momento il fronte referendario è sul 4-2 con Renzi». Il governo, aggiunge, non è riuscito nell'intento di «far saltare i referendum per non sovrapporli alle amministrative». E, «se passa il conflitto sul ripristino del Piano Area, a quel punto abbiamo messo una bella ipoteca sullo stop alle trivelle in mare Adriatico per sempre». Il gioco però non sarebbe del tutto concluso. Ieri fonti parlamentari hanno diffuso la voce che il governo starebbe studiando una modifica al decreto Sblocca Italia che disinnescherebbe il quesito referendario approvato. Voci che il governo ha smentito definendole «destituite di fondamento». «Chiunque vinca il referendum», hanno precisato fonti del governo, «non ci sarà alcuna nuova trivellazione». Il primo a esultare per la decisione della Consulta è stato il governatore della Puglia Michele Emiliano: «Il presidente Renzi dev'essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev'essere contento per definizione. La campagna referendaria contro le trivelle comincia subito». Poi un commento sulla decisione dell’Abruzzo di sfilarsi: «È come quando uno si vende la schedina prima della partita, e poi si ritrova col tredici. Lo dico con affetto nei confronti del mio amico Luciano D'Alfonso che avrebbe potuto festeggiare con noi». Si mobilita anche il presidente leghista della Regione Veneto Luca Zaia: «Noi continuiamo a opporci con fermezza alle perforatrici che il governo Renzi vuole calare sui nostri territori ». Più cauto il governatore del Molise Paolo di Laura Frattura: «Considerando l'evoluzione dei fatti, avrei preferito che si risolvesse il problema con il confronto, così come era partito, tra Governo, Parlamento e Regioni. Così non è stato». Gridano vittoria gli ambientalisti di Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club italiano e Wwf : «La Corte Costituzionale ha respinto di fatto i tentativi furbeschi messi in campo dal governo per eludere il merito della questione delle trivelle entro le 12 miglia». Ora le associazioni chiedono all'esecutivo il rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell'area di interdizione delle 12 miglia dalla costa, a cominciare da Ombrina (il pozzo della Rockhopper al largo della costa abruzzese) e «una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani». Si schiera per il referendum anche il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, ieri a Pescara: «Se ci sarà un referendum siamo pronti a sostenere questa battaglia, perché non è quello il modello di sviluppo che serve a questo Paese».


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