«Con il prezzo di due caffè vado e torno», calcola Daniela, 28 anni, originaria di Trani. Sta per laurearsi in mediazione linguistica alla «Statale» di Milano. Fa traduzioni in cinese e in inglese per mantenersi. Ha preso in affitto un monolocale a Settimo Milanese a 350 euro al mese «così vivo da sola senza “svenarmi”». «Dieci ore passano in fretta, non preoccuparti. Le prime cinque dormi, tanto è tutto buio», aggiunge Luis, peruviano, carpentiere a Bresso, anche lui vive nella cintura urbana di Milano dove la vita ha un incedere più lento e i prezzi delle case sono ancora accessibili.
Sabato. Alle 4 di mattina nella stazione degli autobus di Lampugnano, quadrante ovest della città, una ventina di persone attendono che l’autista controlli il biglietto. Rigorosamente elettronico, perché Megabus ha un modello di gestione delle vendite online. In Europa e negli Stati Uniti è un colosso del trasporto low-cost: 15 milioni di passeggeri all’anno. In Italia è arrivato da circa sei mesi. Le offerte campeggiano sul suo portale fino a ridosso della partenza. Daniela ha prenotato mezz’ora prima. Un euro, pagamento da smartphone con la carta di credito. A Roma — stazione Tiburtina — si arriverà alle 14.10, dieci ore dopo.
L’autobus è su due piani (87 posti), per contenere più passeggeri possibili. La connessione wi-fi è di ordinanza, perché il tempo di percorrenza è tanto e molti ne approfittano per guardare serie tv e film in streaming. La preponderanza del blu ( e giallo) echeggia la cromatura di Ryanair, pioniere dei viaggi a basso costo.
Dopo tre ore e mezzo (alle 7.45) Megabus fa la prima fermata a Bologna. La pausa è di circa quaranta minuti. L’autista che aveva controllato i biglietti a Lampugnano lascia il posto ad un suo collega, bolognese, perché il personale viene gestito in base al luogo di residenza secondo un meccanismo di turnazione che prevede una guida non superiore alle cinque ore. Molti, quasi tutti, ne approfittano per fare colazione. Assonnati. Ad attendere la vettura un’altra ventina di persone. Valigie, borsoni, zaini, il week-end nella Capitale li aspetta. Giorgio, romano, studente di Medicina a Bologna, torna a casa per abbracciare i suoi. «Il treno non posso permetterlo tutte le settimane — dice — e allora viaggio così». Lui il biglietto l’ha pagato, “caro”: sei euro. L’orario di partenza d’altronde è più comodo ed è pur sempre sabato, giorno in cui tradizionalmente ci si sposta per vedere amici e parenti. «L’alternativa sarebbe Blablacar — constata Milena, 27 anni, infermiera, un contratto a termine in un ospedale privato — ma non sai mai chi ti capita a bordo e in una macchina bisogna davvero co-abitare. Nell’autobus in fondo ci si può perdere, avere la propria intimità al riparo da passeggeri molesti». A cadenza regolare — a sottolineare la particolarità di questo viaggio low-cost al riparo da stress e rumori — una voce registrata segnala che è preferibile non parlare ad alta voce al telefono. «Non disturbate il vicino». L’avvertenza è riportata anche dall’autista.
Firenze, due ore dopo. Ore 9.45. Anche qui uno stop di 45 minuti. C’è un nuovo cambio alla guida. Il nuovo conducente è un boliviano, appena assunto dalla compagnia. Vive a Firenze. Ha due figli piccoli, e adora guidare da sempre. Mastica italiano misto a spagnolo sudamericano. «Sono sempre di più i turisti che decidono di viaggiare con noi — spiega —. Soprattutto gli americani ci preferiscono. Generalmente vengono in Italia in vacanza per un paio di settimane e amano godersi il paesaggio circostante». L’autobus si riempie completamente. Il modello di business d’altronde si regge sui grandi volumi. Tante tratte, tanti passeggeri. Offerte che variano da 1 a 15 euro. Destinazioni internazionali: due partenze al giorno da Milano a Londra, via Torino e Parigi per venti ore di viaggio. Al netto dei costi per il personale, per il carburante e per le tariffe autostradali non ci sono altre spese vive. Biglietterie fisiche neanche a pensarci.
Alle 14.10 si arriva a Roma Tiburtina. Dieci ore dopo. La stanchezza nei visi di qualcuno affiora. Non in quello di Daniela. È venuta qui per una gara di pattinaggio artistico: «Appena finita torno a Milano con Megabus, domani mattina alle sette sarò a casa».