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Data: 30/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, il riordino tocca anche quelle di reversibilità.

ROMA Assegni sociali, pensioni ai superstiti (ovvero reversibilità), assegno al nucleo familiare, e molte altre prestazioni assistenziali che in alcuni casi sono erogate attraverso il canale della previdenza. Si conferma ad ampio raggio la legge delega approvata giovedì dal Consiglio dei ministri, che procederà al riordino di questa materia e contemporaneamente dovrà costruire un nuovo strumento universalistico di contrasto alla povertà. I due temi sono collegati anche in senso specifico, visto che con i risparmi derivanti dalla razionalizzazione sarà incrementato il fondo destinato alle misure a favore degli indigenti: un fondo che in base agli stanziamenti della legge di Stabilità ha per il 2016 una dotazione di 600 milioni, a cui se ne aggiungono altri 100 provenienti da Fondazioni bancarie ed altri soggetti.
IL REDDITO
In pratica entreranno nel radar del riordino tutte quelle prestazioni la cui erogazione è condizionata dall’accertamento del reddito degli interessati. Si parla dunque dell’assegno sociale, una pensione da 449 euro al mese riconosciuta agli ultrasessantacinquenni che non abbiano diritto ad altri trattamenti previdenziali, ed in generale non superino il limite di reddito posto a 5.831 euro annui; della pensione di reversibilità, che vale in partenza il 60 per cento dell’assegno originario ma viene ridotta in base al reddito del superstite; dell’assegno al nucleo familiare, percepito da lavoratori dipendenti che non superano determinate soglie di reddito; e di altre prestazioni ancora. Saranno soggetti alla revisione anche i trattamenti di cui godono i cittadini italiani all’estero, mentre sono esplicitamente escluse le prestazioni per invalidità. La reale portata della riforma dipenderà naturalmente da come saranno scritti i decreti legislativi di attuazione. Un criterio indicato chiaramente per il futuro è il riferimento all’Isee, indicatore di situazione economica equivalente parametro che tiene conto anche del patrimonio: non basterà quindi il solo reddito per valutare l’accesso ai trattamenti assistenziali. Secondo Stefano Sacchi, commissario straordinario dell’Isfol e già consulente del ministero del Lavoro, interpellato dall’Ansa, «le nuove regole riguarderanno solo chi chiede prestazioni in futuro e le prestazioni in essere non verranno toccate». Questo tipo di salvaguardia non è però indicata in modo esplicito nella delega.
I CONSENSI
Intanto riscuote consensi l’altro provvedimento approvato dal governo, quello a favore dei lavoratori autonomi con partita Iva. È una «battaglia vinta», esultano Acta, Alta partecipazione, Confassociazioni e Confprofessioni in una nota congiunta. Le quattro associazioni avevano organizzato una mobilitazione su Twitter, il 20 gennaio, per paura che il disegno di legge non mantenesse le promesse. Ora tirano un respiro di sollievo e parlano di «una norma tanto attesa che mette la parola fine alle disparità nel mercato del lavoro». Si spinge oltre il Colap-Coordinamento delle libere associazioni professionali, convinto che «il 28 gennaio 2016 sicuramente verrà ricordato come il giorno del Jobs Act del Lavoro Autonomo. L’entusiasmo prevale anche tra le file di Confcommercio, con la responsabile Professioni, Annarita Fioroni, che osserva: «Per la prima volta si pensa ad una regolazione quadro per cui il lavoro autonomo professionale è visto come protagonista per la crescita del Paese».

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