CATANIA Gli uomini della Guardia di Finanza lo hanno arrestato nelle prime ore di ieri mattina. Antonino Pulvirenti, patron della compagnia aerea siciliana Wind Jet ed ex presidente del Catania Calcio, è nei guai per la seconda volta. Pulvirenti è finito ai domiciliari accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento della compagnia. Ai domiciliari anche l’amministratore delegato della società, Stefano Rantuccio. Che la Procura indagasse nell’ambito dell’operazione “Icaro” per il dissesto di Wind Jet era già noto dall’estate scorsa, quando furono sequestrati fondi per cinque milioni di euro. Nel registro degli indagati per quell’inchiesta sono state iscritte 17 persone. La società avrebbe nascosto le sue perdite a partire dal bilancio del 31 dicembre 2005, con un’operazione di valorizzazione del marchio WJ consistita nella sua cessione (che si trasformò in retrocessione dopo pochi anni) in favore della Meridi spa, società di gestione di supermercati dello stesso gruppo imprenditoriale, per 10 milioni di euro. La Wind jet venne ammessa al concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per oltre 43 milioni. La compagnia sospese i voli per problemi finanziari il 12 agosto del 2012 lasciando a terra migliaia di passeggeri, la maggior parte dei quali non hanno mai ottenuto rimborso, e senza lavoro i 500 dipendenti che finirono in cassa integrazione. La Wind jet avrebbe dunque avviato la trattativa con Alitalia nella prima metà del 2012 mentre versava in una grave condizione di dissesto nascosta dalle sopravvalutazioni dei dati di bilancio. Il 19 ottobre del 2013 il concordato scongiurò il fallimento della compagnia ed ottenne il 92% di sì dai creditori. Con rogatorie in Lussemburgo, Francia e Regno Unito, la Procura di Catania e le Fiamme gialle hanno però ricostruito i passaggi societari che hanno condotto all’aggravamento dello stato di dissesto della Wind Jet per oltre 160 milioni di euro «per effetto di operazioni dolose compiute a partire dal 2005». Negli anni successivi sarebbero state utilizzate delle «perizie di comodo» effettuate all’estero del magazzino e di altri beni arrivando a sovrastimare valori per 30 milioni di euro. Intanto, i difensori di Pulvirenti, Rantuccio e Vitaliti scrivono in una nota che: «Il Gruppo Pulvirenti ha sostenuto l’attività della società Wind Jet, negli anni in cui essa è stata operativa, sostenendo rilevanti esborsi economici» ed «è da escludere nel modo più assoluto che vi siano state condotte distrattive degli amministratori in danno della compagnia aerea». È stato anche eseguito il sequestro preventivo per cospicue somme di denaro nei confronti dei principali indagati dell’inchiesta, anche su conti individuati in Svizzera.