Un "fronte del no" in Abruzzo non si nega a nessuno e anche il progetto di variante dell'autostrada Chieti-Roma, prima ancora di essere conosciuto per bene, ne ha uno bello agguerrito e diffuso. Finora di questa maxi-opera sono trapelate solo le grandi linee: in pratica si tratterebbe di imitare quanto fatto sull'A1 Bologna-Firenze, portando in galleria quasi tutto il tratto appenninico scavando nella roccia un “taglio” che colleghi direttamente Bussi-Popoli a Celano, in modo da eliminare i disagi legati al maltempo invernale, abbassare tutto il tracciato e accorciare di una trentina di chilometri la percorrenza nel tratto che separa la costa abruzzese dalla capitale. Le criticità di un progetto di questo genere sono evidenti: la prima che salta all’occhio è l'enorme impegno finanziario, ma non sono da meno gli interrogativi sull'inquietante impatto ambientale su una delle zone naturali più belle d'Abruzzo e sulla destinazione del vecchio tratto di autostrada. Oltre alle inevitabili ripercussioni sui paesi che verrebbero esclusi dal traffico veicolare con il raddoppio dell’autostrada più a nord (Pratola-Sulmona, Cocullo, Pescina...). Prima di erigere (legittime) barricate, però, occorrerebbe fare almeno due cose: 1) la prima è studiare approfonditamente il progetto, quando verrà reso noto, non per sentito dire o per leggende metropolitane, ma esaminando con serietà le carte. 2) la seconda è percorrere almeno una volta la Variante che oggi collega l'Emilia e la Toscana, per verificare che differenza ci sia tra vecchie e nuove autsotrade, soprattutto in termini di sicurezza. Questo non vuole dire che il sottoscritto, e tantomeno questo giornale, siano favorevoli al progetto. Significa solo che siamo favorevoli a un confronto serio, fatto usando la testa e il cuore, non la pancia e la capocchia. Buona domenica a tutti.