PESCARA Una telefonata di dieci minuti chiude (forse) otto anni di battaglie nelle piazze, sui media, sui Social, di confronti e scontri politici e tra imprenditori e ambientalisti. La telefonata è quella con la quale ieri mattina il ministro dello Sviluppo economico (Mise) Federica Guidi ha anticipato al governatore Luciano D’Alfonso la firma di domani sul diniego all’istanza di concessione di coltivazione petrolifera marina “Ombrina Mare due”, presentata da Rockhopper al largo della costa teatina (tra San Vito e Ortona). «Il ministero ha espresso diniego definitivo, come ho più volte sollecitato e lunedì, domani, arriverà la comunicazione ufficiale dal dicastero», annuncia lo stesso D’Alfonso parlando di pietra tombale su una vicenda per la quale si è battuto in prima persona coinvolgendo il Governo a tutti i livelli: «Ombrina di ferro non si farà nè ora nè mai e per questo ringrazio Palazzo Chigi che ha mantenuto puntualmente la parola data». Un annuncio preso con cautela dal Coordinamento No Ombrina in attesa evidentemente della firma e che il documento venga pubblicato sul Bollettino dell'Unmig (Ufficio nazionale minerario). «Il Coordinamento aveva chiarito da subito la portata della legge di Stabilità e che il Mise non avrebbe avuto altra strada, tutto ciò era evidente dal 23 dicembre 2015», commenta il Forum H2o in relazione al provvedimento che vieta le concessioni entro le 12 miglie marine (limite in cui rientra Ombrina) . Ma l’Abruzzo dell’ambiente può davvero cantare vittoria? Per ora sì, fino a quando la Rockhopper guidata in Italia da Sergio Morandi non deciderà di rivolgersi per l’ennesima volta al Tar e quindi intraprendere la strada dei ricorsi amministrativi contestando l’iter seguito dallo stop a Ombrina. Una eventualità questa che la multinazionale con sede nelle isole Falkland aveva già accennato ai propri investitori alla luce della legge di stabilità e che adesso appare più verosimile. «Si lasciano la porta aperta e aggiungono che ci sono delle possibili "eccezioni" e che quindi stanno conducendo una "indagine approfondita" delle ramificazioni di questa decisione», spiega Maria Rita D’Orsogna, la ricercatrice abruzzese (docente universiatria nel sud della California) in prima linea al fianco dei “No Triv”. Per Rockhopper è comunque una “botta”, dopo la nota con la quale la stessa azienda aveva confermato agli azionisti che il titolo minerario era stato nel frattempo sospeso. L’altra manovra che il management dell’azienda petrolifera aveva sbandierato come “spauracchio” per l’Abruzzo era la possibilità di chiedere un risarcimento milionario nel caso in cui il progetto Ombrina non fosse stato realizzato dopo otto anni di un arduo percorso burocratico fatto di richieste e autorizzazioni .