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Data: 02/02/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Emergenza smog - Smog, l’allarme resta alto. Auto ferme da nord a sud. A Milano stop ai mezzi inquinanti, giù il riscaldamento. Napoli, blocco di 6 giorni

ROMA L’assenza di pioggia che accompagna in questi giorni una primavera anticipata, bella ma insidiosa, fa scattare di nuovo l’allarme smog in tutta Italia. Da nord a sud, le amministrazioni comunali corrono ai ripari, con blocco delle auto e abbassamento delle temperature dei termosifoni, mentre si preparano a chiedere oggi a Roma, nel corso del vertice convocato al ministero dell’Ambiente, nuove risorse per fronteggiare l’emergenza. La Coldiretti lancia l’allarme per le colture a rischio: la siccità, denuncia l’associazione, rischia di costare caro agli italiani: un miliardo in più per portare i prodotti made in Italy in tavola. «Sono preoccupato che la straordinarietà del momento che stiamo vivendo, per via dei cambiamenti climatici, tra un po’ possa diventare ordinaria» mette sull’avviso il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Da ieri a Milano e in altri 21 Comuni dell’hinterland sono scattate le misure previste dal Protocollo della Città metropolitana in caso di superamento per dieci giorni consecutivi della soglia media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. A Napoli, sempre da ieri, sei giorni di blocco della circolazione. Nel capoluogo lombardo le limitazioni riguardano la circolazione della auto euro 3 diesel senza filtri antiparticolato; prevista inoltre la diminuzione di un grado dei riscaldamenti e la riduzione di due ore della durata di accensione degli impianti. I provvedimenti saranno validi fino a quando i valori rientreranno entro i 50 microgrammi per tre giorni consecutivi. A Pavia programmate due domeniche a piedi il 7 e il 28 febbraio, mentre in quasi tutta la Lombardia i valori restano sopra i limiti. L’Anci regionale parla di «un’emergenza che mette a rischio la salute dei cittadini» e chiede una regia da parte della Regione, sollecitando i Comuni delle aree più inquinate a vietare la circolazione dei veicoli Euro 3 diesel, a disporre l’abbassamento di un grado della temperatura degli edifici e il divieto di lasciare aperte le porte degli esercizi commerciali. Stretta anche a Napoli, dove da ieri e fino al 6 febbraio, un’ordinanza del sindaco Luigi de Magistris prevede la limitazione della circolazione dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30 per le auto fino alla categoria Euro 3 (a meno che non abbiano tre persone a bordo). Ad Asti, dopo uno sforamento di 12 giorni dei limiti del Pm10, due giorni di stop - govedì e venerdì dalle 10 alle 16 - per i veicoli più inquinanti e mezzi pubblici gratuiti. In Veneto da oggi limitazioni ai veicoli più inquinanti e al riscaldamento a Venezia, Pordenone, Cordenons e Porcia. Mercoledì stop ai mezzi più inquinanti a Gorizia. A Roma, dove domenica è stata una giornata senz’auto, il Codacons denuncia una carenza di controlli che ha reso «impossibile far rispettare i divieti e ridurre lo smog nella Capitale». Regioni e Comuni si presenteranno oggi agguerrite al tavolo del Coordinamento ambientale. Il governo ha chiarito che per far fronte al problema sono stati individuati 1,5 miliardi di euro, solo 400 dei quali, però, disponibili in tempi brevi. Ma i soldi, per gli enti locali, non bastano. La Lombardia chiede due miliardi in cinque anni per rafforzare il trasporto pubblico e incentivare la sostituzione dei mezzi più inquinanti. Per l’assessore veneto all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, occorrono «almeno 500 milioni» per far decollare misure di risparmio energetico, incentivare le fonti rinnovabili e sostituire gli impianti di riscaldamento obsoleti responsabili del 65% dell’inquinamento. Il vice sindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, invece, chiederà al ministro fondi per nuovi bus, per completare la linea 6 della metro e per piantare settemila nuovi alberi, mentre il Piemonte punta a una strategia omogenea con i Comuni più importanti. Gli agricoltori italiani intanto temono un disastro simile a quello del 2007, quando l’inverno siccitoso fece crollare i raccolti. L’area più colpita è il bacino del Po. Nel Veneto a rischio è il pregiato radicchio trevigiano. Bilancio negativo da record per i tartufi. Il dicembre 2015 è stato il meno piovoso da 215 anni (-91% di precipitazioni), a gennaio è caduto il 6 % di pioggia in meno rispetto alla media: per la Coldiretti il conto ammonterà a un miliardo.

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