ROMA «Dovremmo avere in tutto 33 voti per il ddl Cirinnà, compreso l'articolo 5». È quanto assicurano i senatori M5S impegnati nella partita sulle unioni civili. Dopo il terremoto creato dal post sulla libertà di coscienza, il gruppo dei grillini a Palazzo Madama lascia volentieri agli altri partiti il cerino in mano e fonti interne confermano la volontà di votare in toto la legge. «Non vedo l'ora di votare e questo è tutto», scrive su twitter Alberto Airola, il senatore che ha seguito tutto il percorso della legge in commissione Giustizia, e il cui lavoro ora è apparentemente sconfessato da quel post sulla libertà di coscienza.
LA CONTA
Ora che le proteste sul web si sono calmate, però, la conta è ricominciata e vede una pattuglia compatta di una trentina di senatori a favore del ddl integrale. E il dato non si desume solo dalle dichiarazioni sui social network ma anche dalla conta che in queste ore è ripartita tra i senatori. E se poi ci sarà lo stralcio della stepchild, «non potrà essere colpa nostra» dicono.
Quel post sulla libertà di coscienza che ventila la possibilità di depotenziare la legge sarebbe stato ispirato da un sondaggio della Luiss che analizza la massiccia componente cattolica nell'elettorato M5S. E Di Maio e Di Battista, dopo aver dato uno sguardo a quei numeri, hanno optato per la soluzione cerchiobottista che restituisce un'immagine del M5S rispettoso di tutte le sensibilità, soprattutto quella cattolica. Quella comunicazione a favore della libertà di coscienza però è stata accolta dalla base, e dai molti parlamentari M5S come uno sbaglio clamoroso. Nell'assemblea congiunta di domani ci saranno diversi punti all'ordine del giorno tra i quali quello di tornare a votare sul blog la stepchild adoption.
Una di quelle che chiede che la base si esprima via web è la deputata salernitana Silvia Giordano. «Per me è una questione di metodo, fa parte del nostro dna e con quel post ho visto solo paura di perdere il consenso». Il senatore Luigi Gaetti, invece, non si scompone: «Sono favorevole al matrimonio paritario e alle adozioni gay. La legge Cirinnà è il minimo sindacale». Il parlamentare mantovano aspetta di vedere i risvolti politici della mossa di Grillo e ribadisce che le perplessità sull'articolo 5 appartengono solo a due senatori. Per questo Gaetti legge il post di Grillo al netto delle proteste in rete: «È una mossa che ha l'obiettivo di mettere il Pd con le spalle al muro e di verificare se c'è davvero il coraggio di approvare la legge così com'è con noi e quindi con la trentina di voti sicuri che il gruppo M5S in Senato è in grado di assicurare».
DICHIARAZIONI DI VOTO
Voti sicuri, che per ora sono dichiarazioni di voto palese affidate alla bacheca di un social network. Ma i contatti con le associazioni LGTB non si sono interrotti. Lo stesso Gaetti ha rassicurato le comunità gay e ha promesso loro un confronto quando si arriverà a un testo definitivo con tutti gli emendamenti.
Ma questo non basta per non considerare la partita del ddl Cirinnà un vero e proprio Risiko. Infatti, se la libertà di voto, che ha scandalizzato numerosi parlamentari e attivisti M5S, rappresenta un ulteriore grado di maturità politica dei 5Stelle, non si può nemmeno prescindere dai dubbi che, grazie a quel post rinominato un "Tana libera tutti" sono emersi, anche e soprattutto alla Camera dove la deputata siciliana Azzurra Cancelleri, sorella del consigliere regionale e plenipotenziario Giancarlo, sta scavando la roccia conducendo una battaglia silenziosa, ma efficace, contro l'articolo 5: la famigerata stepchild adoption. E le fa eco l'unico che si è mostrato grato a quel post condiviso però anche da Di Maio: il senatore campano Sergio Puglia. Lui ha dichiarato che «la libertà di coscienza farà uscire allo scoperto tanti altri suoi colleghi che potranno finalmente votare secondo i propri principi etici».