ROMA In Italia sono nati nel 2015 poco meno di mezzo milione di bambini: per 204 mila i genitori hanno ottenuto il cosiddetto bonus bebè, l'assegno mensile introdotto dalla penultima legge di Stabilità per «incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno». Nessuno certo si aspettava che il primo obiettivo potesse essere raggiunto, almeno non in tempi immediati: sta di fatto che la tendenza al calo delle nascite è proseguita lo scorso anno. Ma i primi dati sull'erogazione del bonus rivelano anche che i beneficiari sono stati molti meno di quelli stimati a suo tempo dal governo, che erano 330 mila l'anno. Ed anche la spesa è risultata inferiore alle attese. In compenso sono aumentati, rispetto alle previsioni, i genitori che in virtù di una situazione economica sfavorevole hanno avuto l'assegno doppio.
LA NORMA
La norma entrata in vigore poco più di un anno fa destinava il bonus mensile di 80 euro, da erogare per i primi tre anni di vita del bambino, ai nuclei familiari con un Isee (indicatore di situazione economica equivalente) non superiore ai 25 mila euro annui. In caso di Isee al di sotto dei 7 mila, l'importo dell'assegno è raddoppiato a 160 euro. Il bonus bebè viene riconosciuto dall'Inps agli interessati che abbiano presentato la domanda: oltre ai neonati riguarda alle stesse condizioni i bambini adottati. I beneficiari possono essere cittadini italiani o dell'Unione europea oppure anche extracomunitari con regolare permesso di soggiorno. La somma non costituisce reddito e non è tassata. Sulla base di questi criteri, la relazione tecnica alla legge aveva stimato una platea di 330 mila beneficiari per anno. Nel 2015 invece sono stati in tutto 203.994. Di questi però 103.174 hanno ottenuto l'assegno doppio, contro gli 85 mila a suo tempo stimati. Ovviamente i costi finanziari dell'operazione sono crescenti e più contenuti nel primo anno, visto che il diritto all'assegno matura dal mese di nascita del bambino e dunque il numero degli interessati aumenta progressivamente. Per il 2015 era prevista una spesa di 202 milioni ma a conti fatti ne sono stati impiegati solo 161: ne avanzano quindi circa 41. Probabilmente saranno lasciati da parte per il futuro, anche se la norma prevede che in caso di scostamento dalle previsioni (si temeva evidentemente che fosse in eccesso) il governo possa rivedere l'importo dell'assegno o le soglie di Isee richieste per accedervi. In questo caso si tratterebbe di rideterminarli in senso più favorevole al cittadino. Ma perché gli aventi diritto alla fine sono risultati meno del previsto? Solo in piccola parte ciò potrebbe dipendere dal minor numero di nascite rispetto al 2014. In quell'anno erano nati 502 mila bambini, mentre da gennaio a settembre 2015 (ultimi dati Istat disponibili) il totale parziale è stato di poco superiore a 362 mila: il che autorizza a proiettare per l'intero anno un valore compreso tra i 480 e i 490 mila neonati. Continua dunque - ed anzi pare accentuarsi - l'andamento negativo che aveva già visto nel 2014 un calo di quasi 12 mila unità rispetto all'anno precedente. Se la cifra risulterà confermata, per la prima volta nella storia unitaria il totale dei nati nei dodici mesi scenderà sotto il mezzo milione: un altro segnale della crisi demografica, che a partire dalla fine degli anni Novanta era stata solo parzialmente bilanciata dai maggiori tassi di natalità degli immigrati.
I CRITERI
È possibile che sul numero relativamente contenuto di beneficiari del bonus bebè abbia influito il livello di Isee, risultato alla fine più selettivo del previsto. Proprio a partire dal 2015 era entrato in vigore il nuovo indicatore, con criteri rivisti che tengono conto in misura maggiore del patrimonio. È anche ragionevole ipotizzare che data la novità dello strumento non tutti fossero al corrente della necessità di presentare la domanda. E a proposito delle domande, quelle respinte per mancanza di requisiti sono state alle fine poco più di 11 mila.