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Data: 12/02/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Trivelle, no election day. Referendum il 17 aprile. Il Consiglio dei ministri vara il decreto. Protestano gli ambientalisti. Legambiente e Greenpeace si appellano a Mattarella. Wwf: il governo ha paura


L'Abruzzo, nel 2015, è maglia nera d'Italia per la nati-mortalità delle imprese artigiane: su un totale di 32.070 attività registrate, si contano 1.827 nuove iscrizioni e ben 2.727 cessazioni, con un saldo di -900 unità, pari ad un tasso di crescita del -2,7% (-1,4% in Italia; -2,4% nel Mezzogiorno); dato che colloca la regione all'ultimo posto della graduatoria nazionale, guidata dal Trentino Alto Adige, che pure registra una flessione (-0,2%). È quanto emerge da un approfondimento di Confartigianato Abruzzo, che ha analizzato i dati di un'elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale. «La situazione - dice il segretario regionale di Confartigianato, Daniele Giangiulli - non è mai stata così drammatica e di anno in anno precipita, a causa della difficile congiuntura».ROMA Non ci sarà election day. Nessun accorpamento con le amministrative. Il Consiglio dei ministri ha fissato il referendum sullo stop alle trivelle per il 17 aprile. Il decreto è stato approvato mercoledì sera. Il referendum, l’unico rimasto dei sei proposti dai comitati e dalle dieci regioni proponenti (l’Abruzzo si è sfilato all’ultimo momento), è relativo all'abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Negative le reazioni. «Il governo è rimasto sordo agli appelli di tutte le associazioni ambientaliste e ha tirato dritto per la sua strada», sottolineano i parlamentari delle commissioni Ambiente e Attività produttive del M5S. Per il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta, «il Governo ha evidentemente così tanta paura di quello che pensano i cittadini italiani che, pur di far mancare il quorum fissato per il referendum, è disposto a buttare via 300 milioni di euro». «Il mancato accorpamento del referendum no triv con le elezioni amministrative è una scelta insostenibile sia dal punto della tutela ambientale, che da quello dei conti dello Stato». Rosella Muroni, presidente di Legambiente, s è appellata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella «affinché non firmi il decreto». «Evidentemente l'esecutivo teme che gli italiani ne valutino fino in fondo la portata e si dimostra riluttante ad affrontare seriamente e democraticamente la questione energetica». Legambiente ricorda che «sulle trivelle, dinanzi alla Corte costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione, la cui ammissibilità verrà decisa a breve. Qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, il referendum potrebbe svolgersi su tre quesiti e non solo su uno. Questo elemento però il Governo non lo ha proprio considerato» aggiunge Muroni «e adesso si rischia anche il paradosso che gli italiani, dopo il 17 aprile, potrebbero essere nuovamente chiamati a votare, sullo stesso tema, in una terza data, con ulteriore spreco di risorse». Per Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima ed energia di Greenpeace, la decisione del governo è «antidemocratica e scellerata, una truffa pagata coi soldi degli italiani». Legambiente ha consegnato a Mattarella una petizione con 68mila firma per l’election day. «Il governo Renzi ancora una volta fa il contrario di quello che dice» sottolinea Enrico Gagliano, esperto di politiche energetiche del Coordinamento Nazionale No Triv «nello stesso Consiglio dei Ministri di mercoledì è stato rinviato il provvedimento per gli indennizzi ai risparmiatori truffati da Banca Etruria, pari a 200 milioni, mentre se ne bruciano più di 360 per impedire l'Election Day». «Temiamo che la data scelta dal Governo nazionale sia solo il pretesto per non consentire il raggiungimento del quorum e quindi per giustificare eventuali decisioni difformi dalla volontà popolare», dichiarano i consiglieri regionali della Puglia Paolo Pellegrino, Alfonso Pisicchio e Giuseppe Turco. Per Roberto Speranza che guida la minoranza Pd al parlamento la scelta è «incomprensibile».

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