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Data: 12/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
No triv, referendum il 17 aprile: bocciato l’election day

ROMA Come previsto, non ci sarà alcun election day. Il referendum contro le trivelle per la ricerca di petrolio in Adriatico si farà il 17 aprile e non quindi nello stesso giorno delle elezioni amministrative previste per giugno.
Il governo ha compiuto questa scelta nonostante numerosi appelli a non sprecare centinaia di milioni di euro (dai 300 ai 400 è la stima) che costerà organizzare la consultazione popolare. Ora ambientalisti e alcune frange politiche sperano in un “rifiuto” del presidente della Repubblica a firmare il decreto, perché è fortissimo il timore che senza il traino delle elezioni comunali a Roma, Napoli, Milano, Bologna, Torino, etc. il referendum si trasformi in un flop, per mancanza di quorum.
Il risultato è «meno partecipazione e più costi» sintetizza Roberto Speranza, deputato che guida la minoranza Pd. E il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, pur dello stesso avviso, avverte che «è una scelta che può essere rimeditata dal governo» anche per dare più informazione ai cittadini su una materia complessa.
Il quesito riguarderà la durata delle autorizzazioni già rilasciate a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti entro le 12 miglia dalla costa e cioè che abbiano la «durata della vita utile del giacimento». Ad attaccare l'esecutivo è il Movimento 5 Stelle, secondo cui l'obiettivo è «affossare definitivamente» il referendum. In sostanza, dice Loredana De Petris (Gruppo Misto-Sel), «è il tentativo sfacciato di rendere più difficile il raggiungimento del quorum».
LA PROTESTA
Si rincorrono i commenti e gli attacchi alla scelta del governo: «truffaldina» secondo Nicola Fratoianni di Sel perché «non consente il tempo sufficiente per aprire nel Paese una discussione ampia che permetta agli italiani di decidere consapevolmente e in maniera approfondita».
Sinistra Italiana ha presentato proprio ieri una proposta di legge, «semplice e snella di due articoli, che potrebbe essere approvata in 24 ore se solo si volesse» spiega, «aiutando» il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che una settimana fa aveva spiegato che per l'election day ci voleva una legge. Una proposta di legge in questo senso è stata presentata anche da Alternativa Libera.
Per Pippo Civati, obiettivo del governo è «rendere inutile la consultazione», «richiesta da Regioni spesso guidate dal partito di cui il premier è segretario». Il tutto, «per tenersi buoni i petrolieri» dice Rosa Rinaldi, responsabile Ambiente di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. Di «truffa» parla anche l'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, attuale presidente della Fondazione UniVerde.
Scendono in campo gli ambientalisti da Greenpeace («scelta antidemocratica e scellerata, una truffa pagata coi soldi degli italiani») al Wwf («la politica del governo si conferma fossile, nella sostanza e nei metodi») a Legambiente e al Coordinamento No Triv che ricordano che sulle trivelle, dinanzi alla Corte costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione, la cui ammissibilità verrà decisa a breve con il rischio che gli italiani possano essere richiamati a votare, con ulteriore spreco di denaro pubblico. Il Codacons ricorrerà al Tar.

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