Finisce in anticipo il mandato di Giuseppe Ranalli sindaco del Comune di Sulmona. A mandare a casa il primo cittadino nove consiglieri che, nella tarda serata di ieri, si sono presentati a palazzo san Francesco per rassegnare, contestualmente, le loro dimissioni davanti al segretario comunale. Nella continua altalena di notizie: Ranalli che minaccia le dimissioni, salvo poi, ancora una volta, parlare di una fantomatica giunta e poi tante, tante riunioni, la giornata di ieri sarà ricordata come l'ultimo giorno dell'amministrazione Ranalli. A dare il colpo finale ad un primo cittadino barcollante ormai da tempo, Sbic, il movimento rappresentato in consiglio comunale da Alessandro Lucci che, con gli altri consiglieri firmatari, crede di potere evitare, con le dimissioni, un commissariamento lungo un anno e tornare alle urne già la prossima primavera. «Ci dimetteremo - ha detto il movimento in conclave - se sarà il sindaco a dimettersi oppure se i consiglieri di maggioranza, dello stesso partito del sindaco (il Pd ndr), Alessio Di Masci e Fabio Ranalli, ci spiegheranno i motivi per cui ritengono che il sindaco debba andare a casa».
STACCARE LA SPINAE Di Masci, all'incontro c'è andato. Insieme a Aldo Milan a snocciolare parte dei motivi per cui è necessario staccare la spina. «Non posso dire molto sono in silenzio stampa - ha detto Di Masci - ma sono combattuto tra la mia posizione di singolo cittadino e consigliere comunale e l'appartenenza ad un partito strutturato». Lo stesso partito che dovrà abbandonare visti gli strali che il segretario regionale Marco Rapino ha lanciato all'indirizzo suo e di Fabio Ranalli. «Se firmate le dimissioni, ritenetevi fuori dal Pd». Ma i due consiglieri sono andati avanti per la loro strada. Insanabili le frizioni e non ricomponibile la frattura venutasi a creare nei mesi scorsi in maggioranza e nel Pd. Così le loro firme con quelle dei 4 consiglieri legati all'assessore regionale Andrea Gerosolimo: Daniele Del Monaco, Gianfranco Di Piero, Alessandro Pantaleo, Luigi Santilli, nonché quelle di Mimmo Di Benedetto, Luigi La Civita e ovviamente Lucci, di fatto hanno sciolto il consiglio comunale. Prima però, a provare a convincere Sbic ad entrare in maggioranza ci hanno provato Sel e i socialisti che dinanzi alla determinazione del movimento, sono tornati dal sindaco, ormai ex, solo con un pugno di mosche.