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Pescara, 23/11/2024
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Data: 12/02/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Caccia agli assenteisti sul lavoro. Il sindacato: ma sono casi isolati. Cisl e Cgil: è una questione di organizzazione e gestione del personale, le regole ci sono da sempre

Fanno discutere i casi più recenti di denunce e condanne nelle Asl e nella pubblica amministrazione

PESCARA Il primario di Pescara, il carpentiere della Provincia di Chieti, gli impiegati della Asl di Pescara e di quella aquilana, un altro medico dell’Aquila, il maresciallo della Guardia di finanza: non c’è dubbio che anche in Abruzzo l’elenco dei casi di assenteismo nelle pubbliche amministrazioni sia cresciuto nell’ultimo periodo. Perché? Che cosa sta succedendo e soprattutto che cosa è cambiato rispetto agli anni precedenti? L’Abruzzo sta forse subendo l’effetto “furbetti sul lavoro” innescato dagli scandali di Sanremo (61 denunciati) e Roma sfociati nei primi casi di licenziamento? «In effetti in questo periodo si vive una sorta di “caccia al mostro”, ma credo che in Abruzzo il tasso di assenteismo sia molto spesso dovuto al fatto che ci sia un’eta media alta nella pubblica amministrazione e alle patologie che essa comporta», risponde Vincenzo Traniello, segretario regionale della Funzione pubblica, «la metà degli impiegati ha tra i 54-57 anni e, certo che se uno deve continuare a lavorare fino a 65 anni è quasi scontato che si assenti per motivi comunque riconducibili al suo stato di salute». Secondo Traniello il fenomeno non è macroscopico, e i picchi si registrano solo in alcuni settori della p.a.: «In particolare nella sanità, molto meno nei Comuni e negli Enti centralizzati». Le patologie non devono comunque essere una scusa per assentarsi sul lavoro. «Assolutamente no», risponde Traniello, «qui ci può essere un caso su 100, ma spesso si tende a fare di tutta l’erba un fascio quando la responsabilità è sempre del medico competente e non del sindacato. L'amministrazione, allora, facesse le verifiche ma non ci accusi di proteggere i fannulloni, perché i sindacati sono i primi ad essere interessati in quanto si rendono conto che se la p.a. non funziona si va verso la privatizzazione dove è stato constatato che i servizi molto spesso scadono». Il discorso scivola sull’organizzazione del lavoro ed il segretario Cisl riporta un esempio: «Alla Regione è in atto la riorganizzazione dei dipendenti regionali, in particolare del settore agricoltura: si vogliono accentrare gli uffici a Pescara e trasferire gli impiegati andando contro gli interessi degli operatori agricoli, le esigenze dei cittadini e gli stessi lavoratori. Si tratta di impiegati che hanno mediamente 61-64 anni con patologie, e che adesso dovrebbero trasferirsi da Lanciano, Vasto, Avezzano a Pescara. E’ chiaro che così si demotiva il personale... Alla Regione dicono che si va verso un modello che dà più omogeneità all’istruttoria delle pratiche organizzative, ma così non si guarda a un risultato complessivo sull’efficientamento e valorizzazione del servizio e del personale. Le riforme vanno fatte con con intelligenza e raziocinio, invece qui qualcuno è più affezionato alle formule piuttosto che alla sostanza delle situazioni». Carmine Ranieri, segretario regionale Cgil funzione pubblica, parla di regole che sono sempre esistite e che devono sempre essere applicate: «Ogni lavoratore deve fare il proprio dovere; quando non lo fa, deve essere sanzionato, questa è la linea della Cgil: se un lavoratore sbaglia deve pagare, anche perché la stragrande maggioranza dei lavoratori del pubblico impiego fa il suo lavoro con coscienza e dedizione e questi episodi gettano discredito su tutta la categoria. Non dimentichiamo che nella pubblica amministrazione abbiamo i medici, i vigili del fuoco, le assistenti degli asili nido e così via». Anche per Ranieri il problema è nella organizzazione della p.a.: «La discussione che si sta facendo è una farsa. Ogni governo da dieci anni a questa parte promette di fare nuove regole sul licenziamento facile nel pubblico impiego e regolarmente si dimentica che le regole ci sono e che se non vengono applicate è perché chi deve controllare non ha controllato. Oggi c’è il ministro Madia, qualche anno fa c’è stato il ministro Renato Brunetta che aveva lanciato la sua campagna sui licenziameti facili con grande consenso nell’opinione pubblica e con l’idea di cambiare il mondo. Con quale risultato? Non è successo nulla. Il problema è di chi ha la responsabilità di far funzionare la pubblica amministrazione e di dare degli obiettivi. Se io ho un settore e non dico quali sono gli obiettivi», conclude, «succede quello che è successo al Comune di Pescara dove si sono spesi i soldi dell’assistenza ai disabili».

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