PESCARA Morire di tasse. Perché alla fine di questo si tratta, con la più importante compagnia low cost d’Europa che si appresta a scaricare l’aeroporto d’Abruzzo (come quelli di Alghero e Crotone) per trasferire altrove la sua flotta. Una tegola pesantissima sulla Saga riuscita a chiudere il bilancio d’esercizio 2015 con un utile netto di 111.981 euro, in controtendenza con l’esercizio 2014.
Ryanair è stata chiara: insostenibile l'aumento delle addizionali comunali imposte dal governo italiano, che a Pescara, ricorda Armando Foschi, membro dell'associazione Pescara mi piace, pesa per 14 euro su ogni ticket. E allora volare a Londra o a Oslo a basso costo non è più possibile. La compagnia irlandese, con i contratti in scadenza, chiede 5 milioni di euro alla Saga per non lasciare l'Abruzzo. Ma a mettersi di traverso c'è anche l'Unione europea che consente alla Regione di farsi carico solo della metà di questa somma. Gli altri 2,5 milioni dovranno trovarli i privati per non vedere bocciato il finanziamento pubblico come aiuto di Stato (cose per altro già viste). La politica ha attivato la diplomazia e gioca le sue carte, ma al momento si gira a vuoto.
IL FONDO E I PRIVATI
Martedì, alle 11, sulla vicenda Ryanair si terrà un consiglio regionale straordinario a Pescara. Sabato è toccato al consiglio comunale pescarese e anche qui non si è andati oltre il solito ordine del giorno, firmato da tutti i presenti in aula, che impegna il sindaco e la giunta ad attivare ogni iniziativa nei confronti della Regione e della Saga per superare il delicato momento di crisi. Nello stesso tempo si farà pressione sul Parlamento per sollecitare interventi volti a ridurre gli oneri a carico della compagnia di Dublino.
Il documento evidenzia, poi, con le cifre la «dipendenza» dello scalo abruzzese dal vettore irlandese: 153.227 passeggeri nel 2001, anno di inizio dei collegamenti, saliti a 613.427 nel 2015. Nel frattempo la Regione, sottoposta al ferreo controllo dell'Europa, mette sul tavolo un finanziamento pluriennale di 14 milioni legato al piano industriale della Saga ma chiede aiuto ai privati per la costituzione di un fondo che possa consentire di reperire i 2,5 milioni necessari al rinnovo dei contratti con Ryanair.
L’ESEMPIO SARDEGNA
Di questo fondo non c'è però al momento alcuna traccia, contrariamente a ciò che sta avvenendo in Sardegna dove gli operatori turistici hanno già messo mano al portafogli, consapevoli della enorme posta in gioco. Basti dire che nel piccolo Abruzzo la presenza di Ryanair è stimata in circa un miliardo di Pil l'anno per l'economia regionale. Per Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, l'addio della compagnia low cost significherebbe la chiusura dell'aeroporto: «Non è possibile che non si apra una vertenza Italia nei confronti della Comunità europea sulla scia di quanto è stato fatto per Alitalia». Altri vettori in grado di mantenere le stesse offerte di Ryanair al momento non se ne vedono. Ed è questo un altro asso nella manica dei signori di Dublino.