La giunta regionale rivela in Consiglio il piano per trattenere gli irlandesi: confermata la cessione degli immobili alla Saga.
Lunedì il primo incontro con gli imprenditori e gli operatori turistici. Il 24 febbraio il nuovo tavolo in Regione per mettere a punto il piano per trattenere Ryanair in Abruzzo. Ma il fattore tempo diventa a questo punto determinante. Entro 20-30 giorni la compagnia low cost è intenzionata a chiudere i contratti di volo con la Saga e all’appello mancano ancora 2,5 milioni di euro (la metà di quelli chiesti dagli irlandesi) che le norme europee non consentono di compensare con finanziamenti pubblici. I privati entrano in gioco per questo, ma non intendono mettere sul tavolo una somma così rilevante senza precise garanzie. Il piano, prospettato ieri dalla maggioranza nella seduta del consiglio regionale straordinario, è un po’ più articolato: agli imprenditori viene prospettata la partecipazione a un progetto di marketing territoriale e di sviluppo turistico in grado di fare da attrazione per i paesi europei ancora inesplorati che potrebbero essere interessati all’Abruzzo. In questa partita di giro, dai privati verrebbero fuori i soldi necessari a trattenere Ryanair, un esborso che la Regione andrebbe a compensare attraverso la riduzione delle aliquote fiscali, Irap e Irpef.
NESSUNA ALTERNATIVA
Nello stesso tempo si procede al finanziamento pluriennale della Saga: 14milioni legati al piano industriale della società partecipata ma con un andamento decrescente, fino al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio previsto per il 2020, e alla sua ricapitalizzazione attraverso il trasferimento delle infrastrutture aeroportuali, oggi di proprietà della Regione, per un valore stimato in circa 10milioni di euro. Tutto questo potrebbe però non bastare se l’Unione europea, come auspicato ieri da Luciano D’Alfonso, non allenterà la sua morsa sulle norme che oggi bocciano i contributi pubblici alle compagnie di low cost come aiuti di Stato. Su questo il governatore si è detto però ottimista, facendo riferimento a un dispositivo del 2014 che consente di rivedere i margini di azione per gli aeroporti che non superano i 700.000 passeggeri l’anno, e quello di Pescara viaggia oggi sulla soglia dei 640.000. Alla fine il documento presentato dal consigliere delegato ai trasporti, Camillo D’Alessandro, è stato votato anche dal centrodestra, ricambiato dalla maggioranza con il voto favorevole all’altro documento presentato dal capogruppo di Forza Italia Lorenzo Sospiri. La sostanza era un po’ la stessa: fare di tutto per non perdere la compagnia irlandese, visto che alternative all’orizzonte non se ne vedono. «Su 21 richieste 21 dinieghi - ha sottolineato Sospiri - e per quanto noi possiamo considerare l’Abruzzo il posto più bello, evidentemente il mondo non la pensa così. Quindi, o Ryanair o il nulla. Ci resteranno solo i voli charter estivi - ha insistito l’esponente di Fi - con la perdita di oltre 500 posti di lavoro diretti e centinaia di milioni di ricchezza».
Il centrodestra ha auspicato anche una marcia indietro del governo sull’aumento delle tasse aeroportuali (la causa del disimpegno di Ryanair) e un’alleanza con le altre regioni d’Europa per aprire una vertenza con la Ue. Duro il M5S: «Sono mesi - attacca Sara Marcozzi - che lamentiamo la mancanza di trasparenza e di comunicazione. Mattoscio dice di apprendere le notizie dai giornali, ma le soluzioni vengono dai tagli agli sprechi e da una vera operazione di marketing». Ancora più duro Domenico Pettinari: «Siamo ancora seduti alla fiera dell’ipocrisia. Oggi ci state chiedendo di raggiungere l’America con una macchina rotta. La Saga».