Bertolaso, bordate alle istituzioni locali «Solo scaricabarile»
Durante un’intervista in Tv, nel mirino c’è soprattutto il primo cittadino: «Non perde occasione per attaccarmi».
LA POLEMICA
Sembra di essere di colpo tornati al 2010 o al 2011, quando le tensioni si tagliavano con il coltello in una città stremata da una tragedia senza precedenti. Il premio “Guerriero di Capestrano”, conferitogli dalla Provincia (presidente Stefania Pezzopane) il 16 dicembre 2009, sembrava già all’epoca lontano anni luce. Eravamo in piena emergenza terremoto e quell’idillio istituzionale iniziale tra l’uomo forte di Berlusconi all’Aquila, ovvero Guido Bertolaso, e il governo di centrosinistra locale, era praticamente archiviato. Liti sui fondi, manifestazioni, le tasse e tanto altro. Poi sono arrivate le inchieste e i veleni sui mancati allarmi, sulla Grandi rischi, sui costi del progetto Case, sulla Protezione civile “Spa”, sul G8, sul Salaria village. E il silenzio, lungo cinque anni, dell’uomo che proprio in virtù di quella terribile emergenza del 2009, era diventato il terzo più popolare in Italia dopo Obama e Napolitano.
Oggi Bertolaso riparte dalla candidatura a sindaco di Roma che una parte dell’Aquila osteggia a viso aperto, ritenendola addirittura un’offesa. Tra gli altri, Vincenzo Vittorini e Maurizio Cora che hanno lanciato una sorta di sfida: «Venga ad affrontare il processo Grandi rischi bis». Ma c’è di più. Ieri, intervistato da Giovanni Minoli a Mix 24, su Radio 24, l’ex capo della Protezione civile ha riaperto una polemica che, forse, non si è mai chiusa. Quella del rapporto teso e conflittuale con le istituzioni locali, Comune in testa. «Chi non ha fatto il suo dovere all’Aquila? Sicuramente quelli a cui abbiamo passato il testimone nel gennaio 2010 - ha detto apertamente Bertolaso -: le autorità locali a partire dal sindaco, che non perde occasione per attaccarmi. Dal sindaco a tutte le altre istituzioni hanno molto latitato e fatto lo scaricabarile, accusando i vari governi che si sono succeduti che non c’erano i soldi. Invece, se avessero voluto, avrebbero potuto fare molto di prima di quello che stanno facendo». Nel mirino, dunque, continua ad esserci innanzitutto il sindaco Cialente: «Potrei far vedere tutti gli sms che ancora conservo in privato».
LA RICOSTRUZIONE
«Premesso che L’Aquila- ha spiegato ancora Bertolaso- non è un cimitero perché i lavori li stanno comunque facendo, sono stato attaccato per le case antisismiche che ho realizzato per 25mila abitanti. Io l’ho fatto perché sapevo che la ricostruzione sarebbe stata lunghissima. Qualcuno avrebbe voluto mettere questa gente nei container. Oggi se fanno zero gradi in inverno siamo soddisfatti, in estate ci sono 45 gradi all’ombra. Io invece, con l’appoggio di Berlusconi, in tre mesi li ho presi e li ho messi in case assolutamente decenti».
Da Bertolaso sono arrivate altre mini rivelazioni. Come quella dei ritorni all’Aquila («Ogni tanto, in incognito») in cui «vengo accolto sempre bene». «Non so se ho lasciato un buon ricordo- ha spiegato- questo dovete chiederlo agli aquilani. Ricevo continuamente un sacco di messaggi da gente perbene». Insomma, “super Guido” ancora oggi divide profondamente. Basta dare uno sguardo in Rete: non ci sono mezze posizioni. Forse nessuno come gli aquilani può capirlo.
La replica secca: «I romani facciano un giro qui e si renderanno conto delle sue menzogne»
Durante un’intervista in Tv, nel mirino c’è soprattutto il primo cittadino: «Non perde occasione per attaccarmi».
Non si è fatta attendere la risposta del sindaco Massimo Cialente alle dichiarazioni di Guido Bertolaso. Una risposta piccata, ovviamente velenosa, che arriva mentre è in corso l'accensione del tripode dei Mondiali studenteschi di sci. Cialente ne dà una lettura in chiave prettamente politica: «Sì, mi hanno riferito di queste dichiarazioni di Bertolaso– ha detto il primo cittadino–. Dico solo che se gli elettori di Roma vogliono avere più informazioni possono farsi un giro all'Aquila. Evidentemente Bertolaso vuole esorcizzare non so che, ma dire le cose non vere nel corso di una campagna elettorale non è un modo corretto per tentare di vincere la competizione».