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Data: 18/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Debito record di Roma, opere pubbliche ferme. Ama e Atac in ginocchio

Per non far fallire Roma, adesso, bisognerà stringere la cinghia per tanti altri anni: anche oltre quel traguardo del 2040, già piuttosto remoto, che era stato immaginato qualche anno fa. Meno spesa e meno opere pubbliche, da centellinare per i prossimi trent’anni. Il debito pregresso fermo ancora a quota 13,6 miliardi - come certificato al ministero dell’Economia da Silvia Scozzese, nuovo commissario di Governo per il piano di rientro - getta un’ombra sulla futura attività della stessa gestione commissariale: una sorta di bad company del Campidoglio, creata nel 2008 dal governo di Silvio Berlusconi su richiesta dell’allora sindaco Gianni Alemanno.
I CONTRIBUTI

Per evitare soluzioni traumatiche bisognerà sperare che ogni anno lo Stato continui ad assicurare alla gestione commissariale i 500 milioni di contributi a fondo perduto, necessari per ripagare banche e creditori privati, che spesso sono ignoti. E i romani dovranno continuare a pagare l’addizionale comunale Irpef più alta d’Italia (il 9 per mille), lasciando quasi la metà degli incassi per questa sovrattassa (circa 200 milioni l’anno) a colmare un po’ alla volta la voragine creatasi, nel corso degli anni e delle amministrazioni, fino al cutoff di otto anni fa.
LE SOLUZIONI

Il piano di rientro del debito storico, adesso gestito dalla Scozzese, è peraltro collegato anche al piano di riequilibrio triennale dei conto capitolini, concordato nel 2014 tra il Mef e il Campidoglio. Con l’assessore al bilancio - in quel momento era la stessa Scozzese - che ha contrattato con il Governo un contributo annuale di 110 milioni, sotto forma di risarcimento per gli extra costi sostenuti da Roma per il suo ruolo di Capitale della Repubblica. Per continuare a ottenere questi fondi extra da parte di Palazzo Chigi, che si aggiungono ai 500 milioni destinati alla gestione commissariale, l’amministrazione comunale dovrà continuare a fare “i compiti a casa” con grande rigore, ossia tenere i conti sotto strettissimo controllo, abbandonando definitivamente le disinvolte abitudini di un tempo.
I TAGLI

Adesso bisognerà fare davvero i conti con la situazione finanziaria delicatissima. Sarà più difficile fare investimenti per opere pubbliche - a meno che non si inseriscano eventi straordinario, come le Olimpiadi - ma si dovrà ancora intervenire sulla spesa, in modo strutturale. A partire dai 180 milioni di tagli che il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca sta inserendo nel bilancio di previsione 2016. Serviranno altri risparmi in futuro, che dovranno ridisegnare la mappa dei servizi ai cittadini, riducendo inevitabilmente quelli non essenziali. Ma diventa sempre più urgente un massiccio piano di cessioni e liquidazioni di tutte le aziende partecipate che non forniscono servizi pubblici, oltre alla ristrutturazione di quelle grandi municipalizzate - Atac e Ama su tutti - che non possono più rappresentare un buco nero fuori controllo per le casse comunali.

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