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Data: 18/02/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Futuro della città in dieci progetti. Finanziati con fondi post-terremoto riservati allo sviluppo. Lolli: basta pensare solo a rendite e posti pubblici. Dopo tanti licenziamenti il sogno di 500 nuovi posti. I sindacati: «Occasione positiva se accompagnata da piani industriali concreti»

L’AQUILA L’incontro di ieri pomeriggio all’Auditorium del parco del Castello può essere letto in almeno due modi. A voler fare i disfattisti si potrebbe dire che è stato l’inizio della campagna elettorale del centrosinistra, e del Pd in particolare, in vista delle amministrative del 2017. Se invece si punta sull’agiografia allora viene la tentazione di gridare a squarciagola “Lolli santo subito” per aver avuto il merito, Giovanni Lolli, di imprimere una svolta decisiva all’economia cittadina il cui futuro ora appare roseo grazie a centinaia di posti di lavoro che si intravedono all’orizzonte. Evidente che entrambe le letture sono fallaci. Per capirlo meglio serve fare una sintesi di cosa c’è in ballo. Come è noto la legge stabilisce che una quota (oggi è il 4 per cento) dei fondi per la ricostruzione vada a finire per il rilancio socio economico del territorio del cratere sismico. Parliamo di qualcosa come 360 milioni (100 della prima tranche quasi del tutto impegnati e 260 della seconda che devono essere assegnati) da spendere nel giro di 5 anni. È chiaro che si tratta di tanti soldi che farebbero comodo a molti. La questione è: come spenderli evitando la solita distribuzione a pioggia che non serve a nessuno e soprattutto dopo un po’ di tempo non lascia tracce? Di questo si è parlato ieri pomeriggio in una full-immersion durata oltre tre ore. Intanto vediamo perché non si può ridurre tutto a un banale comizio elettorale. Il vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli è il candidato più accreditato alla successione al sindaco Massimo Cialente. Se avesse voluto fare proseliti fra gli aquilani non avrebbe “sparato” dal palco alcune verità che spesso la politica riserva alle discussioni ristrette: «Basta con l’idea che l’economia cittadina deve reggersi sulle rendite immobiliari e sui posti pubblici e soprattutto basta con questa storia che l’aquilanità è sempre un valore assoluto» ha detto Lolli inaugurando la teoria della relatività anche nel capoluogo d’Abruzzo. In sala a qualcuno sarà venuta l’orticaria. Ma tant’è. Un discorso quello di Lolli che intendeva approdare a un’altra verità sempre sottaciuta: se L’Aquila non guarda al di là delle proprie mura non ha futuro. Il vicepresidente della giunta regionale (con delega alla ricostruzione) ha poi, per sommi capi, detto come l’attuale governance della città intende utilizzare i fondi di cui sopra. Le linee strategiche da cui partire sono quattro: industria, alta formazione, cultura, turismi (al plurale). Obiettivo: creare lavoro ma soprattutto porre le basi affinché L’Aquila sia area a forte attrattiva per le imprese. Altrimenti, ed è chiaro a tutti, non ha senso rifare la città e i suoi borghi se nessuno ci andrà ad abitare. Ma da dove partire? Così come facevano i generali dell’esercito durante la prima guerra mondiale la decisione è stata quella di cominciare a “bombardare” il campo di battaglia (leggasi disoccupazione) con l’artiglieria pesante, cioè dando i primi soldi alla grande e media industria. Sul palco sono saliti i rappresentanti di 10 aziende (nella tabella a fianco i dettagli). Basta questo per parlare di miracolo? No, non basta ed ecco perché l’agiografia su “santo Lolli subito” va accantonata. La realtà, molto più semplicemente, è che si sta avviando un percorso che può dare risultati concreti a patto che non parta la solita tiritera aquilana: perché a quello sì e a me no? E in questo quadro la politica dovrà essere capace di resistere alla tentazione populista in base alla quale contano più “quattro” voti che una “visione” a lunga gittata dei destini della città. L’occasione per far bene c’è. Sprecarla sarebbe peggio di un altro terremoto.

Dopo tanti licenziamenti il sogno di 500 nuovi posti
I sindacati: «Occasione positiva se accompagnata da piani industriali concreti. La buona occupazione oggi è soprattutto quella innovativa e privata»


L’AQUILA Don Panoz, l’imprenditore statunitense amante dell’Abruzzo e delle auto da corsa, promette 100 assunzioni subito, per arrivare a 350 nell’arco di cinque anni. Il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, deus ex machina dei 10 progetti innovativi finanziati con il 4% dei fondi per la ricostruzione, guarda ai prossimi due anni e annuncia l’arrivo di 500 posti di lavoro. Sono numeri importanti quelli che rimbalzano dal palco dell’Auditorium “Renzo Piano”. Soprattutto in un territorio che ha letteralmente fame di nuova occupazione. In prima fila ci sono i rappresentanti dei sindacati, che di quei numeri ne fanno pane quotidiano. Tutti lodano l’iniziativa messa in campo dalla Regione, ma senza dimenticare chi, negli anni, ha preparato il terreno, e a cui spetterà tradurre le cifre in contratti di lavoro. «Finalmente si riparla di occupazione» afferma il segretario provinciale della Fiom Alfredo Fegatelli «e queste 500 assunzioni sono un’occasione estremamente positiva, se accompagnata da piani industriali seri e concreti. Li vogliamo vedere. Vogliamo sederci a tavolino e verificare progetti e prospettive. Soprattutto, aspettiamo a breve di poter firmare con la Regione un accordo che preveda il riassorbimento, nelle nuove realtà industriali presentate, dei ricercatori della Intecs, che stanno facendo la stessa fine dei lavoratori della Finmek». La tempistica, quando si parla di nuove assunzioni, diventa fondamentale: «Tutti i progetti illustrati», sottolinea il segretario provinciale della Uilm, Clara Ciuca, «sono interessanti. Ma anche di ampio respiro, con tempi di attuazione lunghi. Il dramma occupazionale lo stiamo vivendo ora. Bisogna accelerare, non far passare più di quattro anni come per l’insediamento dell’Accord Phoenix. Speriamo che i 500 posti non siano solo un libro dei sogni, ma diventino una realtà, per chi il lavoro lo ha perso – e penso anche ai dipendenti della Edimo – e per chi, come i giovani, è costretto a lasciare la città per trovarlo». Il tessuto produttivo e occupazionale può ripartire, secondo il segretario generale della Cisl Abruzzo e Molise, Maurizio Spina, ma se accompagnato dall’impegno delle istituzioni e delle comunità locali: «Si riparte dall’innovazione e dalla ricerca, l’Abruzzo ha tutte le potenzialità per vincere la scommessa. Certo», precisa Spina, «sul versante occupazionale la prudenza, quando si annunciano grandi numeri, è importante. Ma siamo di fronte a progetti che non dovrebbero esaurirsi nel giro di pochi anni. Credo che la buona occupazione, e oggi ne abbiamo la conferma, sia soprattutto quella innovativa e privata».

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