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Data: 18/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rizzi, i soldi nel congelatore «Un milione? A Montecarlo» Sanità e tangenti in Lombardia: società a Panama e Dubai per nascondere il denaro. La telefonata al consigliere della Lega «Abbiamo un conto corrente nel Principato».

MILANO Un’intricata rete di società tra Panama e Dubai, un intermediario di fiducia che di professione fa l’agente immobiliare a Miami e tanti soldi da nascondere. Sono i presunti «proventi della corruzione» di Fabio Rizzi, consigliere regionale leghista, fedelissimo di Roberto Maroni al quale il governatore ha affidato la riforma della sanità lombarda. Che si è rivelata non tanto al servizio del cittadino quanto delle finanze private di Rizzi, del suo factotum Mario Longo e dell’imprenditrice Maria Paola Canegrate, arrestati con l’accusa di associazione a delinquere. Obiettivo degli investigatori è scovare il tesoretto di Rizzi, le prime rogatorie della Procura di Monza sono pronte a partire. Nel frattempo, durante le perquisizioni, i carabinieri hanno trovato 15.000 mila euro in contanti nella cassaforte di casa Rizzi, altri 1.900 nascosti in un congelatore e una busta con 5.000 franchi svizzeri. «Voglio chiarire tutto quanto prima e difendermi dalle accuse», fa sapere il consigliere dal carcere di Monza.
«PICCIOLI» E SCATOLE CINESI

Proprio quei 15.000 euro sono oggetto di una conversazione di gennaio 2015 tra Rizzi e la compagna Lorena Pagani. «E’ vero Fabio, ne stavamo parlando del... del ricircolo di denaro. Ma tu pensi che adesso quando vado in banca a versare lo stipendio mi fanno storie se gli porto i pezzi da duecento euro, vogliono quelli da cento. Tu come fai poi con i pezzettoni da cinquecento che hai in mansarda?». Rizzi ci pensa su: «Vabbè, c’ho anche qualche duecento, mi sa». Lei insiste: «Uhe! Un botto ne hai di duecento». Secondo gli investigatori però sarebbe solo una minima parte di quanto intascato illecitamente per far gestire alle aziende della Canegrate i servizi odontoiatrici in diversi ospedali pubblici lombardi. A questo scopo, scrive il gip Giovanna Corbetta, era stata costituita una holding lussemburghese a cui Rizzi e Longo, in società con l’agente immobiliare Stefano Lorusso, avevano affiancato l’americana ”More Than Lux Corp.”, che doveva essere acquisita dalla panamense “Inside Out”. «Una società invisibile, nessuno può sapere chi ci sia dietro», rileva il giudice. Il meccanismo di scatole cinesi di Rizzi comprende un’altra società a Panama, la ”Ibesti International inc.”, e una a Dubai. Longo pare soddisfatto del lavoro di ingegneria finanziaria e rassicura Rizzi: «Tranquillo, che t’ho fatto la società a Dubai. Poi abbiamo il conto corrente a Montecarlo. Hai bisogno di un milioncino? Te lo mando a Montecarlo, ti acchiappi la macchina, te ne vai a fare un bel week end e ti porti a casa i piccioli».
LA BICI DI FELIPE MASSA

Stando alle carte dell’inchiesta, di «piccioli» ce n’è per tutti. Ad esempio: l’imprenditore Sandro Pignataro vuole ottenere una sovvenzione da Finlombarda, la finanziaria della Regione, chiede aiuto a Rizzi e Longo e in cambio «promette ai due una dazione di danaro equivalente al 25% del finanziamento ottenuto». La richiesta di Pignataro va a buon fine e riceve 685 mila euro per la Rizoma, azienda che produce biciclette di alta gamma a Ferno, lo stesso modello con i colori del Brasile che verrà regalato al pilota di Formula 1 Felipe Massa, testimonial speciale per la costruzione di un ospedale pediatrico destinato ai bambini delle favelas brasiliane. Un progetto dal quale, stando alle intercettazioni, Rizzi contava di ricavare «un paio di milioni» per pagare il mutuo. L’operazione di sponsorizzazione tuttavia suscita il malcontento di Longo, esternato in uno sfogo del settembre 2014: «Ma poi adesso sta Rizoma... regala la bicicletta a quello e io che prendo faccio il fattorino e gliela porto giù a Montecarlo e neanche una settimana dopo sono in televisione con la bicicletta della Rizoma e Felipe Massa con la bicicletta... vaffa...».
MANTOVANI E LA «FAMIGLIA»

Oggi Rizzi e Longo saranno interrogati dal gip, il Pirellone ha già preso le distanze dal consigliere e dal suo uomo di fiducia ma l’opposizione è in fermento: l’inchiesta è circoscritta al consigliere leghista o coinvolge altri politici della Regione? Per ora l’unico nome emerso dalle carte è quello di Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità arrestato a ottobre 2015. «L’assessore ha dato di intendere l’ultima volta che ci siamo visti che gli piacerebbe entrare a far parte di questa grande famiglia», dice la Canegrati in un’intercettazione della primavera 2014. Dal dialogo, precisa il gip, emergono «i contatti» intrapresi dall’imprenditrice tramite Pietrogino Pezzano (ex direttore generale della Asl di Milano) con Mantovani. Il suo difensore smentisce: «Non è intercorso mai nessun rapporto politico e tantomeno economico tra il senatore Mario Mantovani e le società coinvolte nell’indagine».

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