Il Cavaliere deciso ad affidare l’ex capo della Protezione civile a uno spin doctor. Salvini al contrattacco: primarie nel week end.

ROMA Da una parte Giorgia Meloni, che lo difende e tiene il punto; dall’altra Matteo Salvini, che continua a frenare ed è pronto scaricarlo già dal prossimo week-end. In mezzo, lui, Guido Bertolaso, il candidato (un po’ dimezzato) del centrodestra. L’ex capo della Protezione civile in attesa dell’«ordalia» di sabato e domenica prossimi ai banchetti della Lega continua a entrare nelle polemiche con una certa scioltezza. Dopo quelle del debutto (su rom, Giachetti e Rutelli) questa volta tocca a L’Aquila. Dice l’ex capo della Protezione civile: «Roma è una città terremotata, bombardata in cui si vive con difficoltà. Chi la ricostituisce? C'è chi fa polemica e chi si è gettato a lavorare. Io ci ho messo la faccia e ho un curriculum, gli altri?». Questione di un attimo. E l’accostamento tra la città abruzzese e la Capitale «terremotata» fa subito scattare la reazione degli aquilani. La comunità romana annuncia che non lo voterà. Le associazioni nate dopo il sisma del 2009 attaccano: «Ma non ti vergogni neanche un po’?». Bertolaso, rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo e lesioni proprio nel processo Grandi rischi bis, prova a difendersi: «Sono orgoglioso di quanto feci a L’Aquila». Silvio Berlusconi però inizia a essere un po’ preoccupato dalle uscite di «Guido» al punto che è pronto ad affiancargli una serie di comunicatori. Domani lo vedrà insieme agli amministratori romani e al coordinatore azzurro Davide Bordoni. «Dobbiamo costruirgli intorno un cordone di sicurezza», scherzano, ma non troppo i forzisti.
IL FRONTE
Il clima intorno a Bertolaso, che si autoparagona agli Stadio freschi vincitori di Sanremo, rimane teso. Salvini non molla: «Non me lo ha detto il dottore di sostenere uno che dice certe cose sui rom»», spiega il leghista. Intenzionato «ad ascoltare i romani» attraverso i banchetti che saranno posizionati nei quindici municipi della città. Ecco, ufficialmente far scattare la retromarcia della Lega su Bertolaso è stata proprio questa vicenda: il rapporto con i nomadi. «Sono vessati», ha detto Bertolaso. Che però, sull’argomento, ha fatto inversione a U prendendo posizione sulla delibera del Comune di Roma, anticipata da Il Messaggero, che legalizza i mercatini abusivi dell’usato e con un bando, elargisce una “borsa lavoro” di 400 euro al mese ai nomadi di 6 campi. «Sarà la prima delibera che da sindaco farò revocare», ha dichiarato. Provando a sintonizzarsi, per una volta, con Salvini che sul suo profilo Facebook aveva scritto: «5 milioni di euro per i rom a Roma. Il Comune regolarizzerà i mercatini della roba usata. Roba usata o roba rubata??? Incredibile, per me sono 5 milioni buttati via». Chiosando con la classica invocazione alla «Ruspa, cacchio!». Anche la Meloni ha criticato il provvedimento del Campidoglio. «È una decisione che ci lascia senza parole e che potrebbe configurare anche il reato di istigazione a delinquere, perché un'istituzione pubblica ha il compito di combattere l'illegalità e non di incentivare chi viola la legge», ha commentato la leader di Fdi, che nei prossimi giorni organizzerà «un presidio in uno di questi mercatini». La lista civica di Alfio Marchini invece ha lanciato una petizione online contro il bando. «È già online sul sito change.org - dice il capogruppo Alessandro Onorato - Raccoglieremo migliaia di firme per dire no all'ennesimo sfregio al rispetto delle regole compiuto nella Capitale». Il Campidoglio nel frattempo ha annunciato una mezza marcia indietro. Il commissario Francesco Paolo Tronca non stralcerà la parte sui mercatini dal bando ma modificherà il testo del documento: tutto il materiale che verrà messo in vendita - viene specificato nella nuova versione del bando - dovrà avere provenienza legale dimostrata.