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Pescara, 26/07/2024
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Data: 25/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Porti, anche Confindustria in campo per Civitavecchia. La riforma degli scali. Appuntamento con Delrio a marzo

PESCARA Ci proveranno loro, le associazioni di categoria, a convincere il governo, lì dove finora non è riuscita la politica e il presidente Luciano D’Alfonso: far rientrare l’Abruzzo nell’autorità di bacino portuale di Civitavecchia, anziché in quella di Ancona come ha previsto il governo. «Per la tutela dei legittimi interessi dell’imprenditoria legata al sistema portuale abruzzese» spiegano Confindustria, Cna, Ance, Confesercenti, Confartigianato e Confcommercio di Pescara e Chieti, che per il prossimo otto marzo hanno preso appuntamento con il ministro Graziano Delrio. «La posizione geografica dell’Abruzzo al centro della Macroregione Adriatico-Ionica, in linea con la direttrice est-ovest sul corridoio che collega naturalmente Barcellona con Civitavecchia e Roma e lo proietta naturalmente verso i Balcani - scrive Gennaro Zecca di Confindustria -, rappresentano fattori competitivi molto importanti, richiamati anche nel Piano nazionale strategico della portualità e della logistica, che impone anche una stretta connessione tra aree logistiche integrate». Anche perché, a dirla tutta, Pescara e Ortona rischierebbero di scomparire sotto Ancona «con la quale sarebbe inevitabile una concorrenza perdente - scrivono le associazioni - visto che le decisioni saranno in capo alla stessa autorità locale».
IL CORRIDOIO

Concorrenza che non si creerebbe con Civitavecchia, invece, con la quale, anzi, sarebbe garantito il prolungamento del corridoio da Barcellona verso la Croazia, rafforzando l’Autostrada dei Parchi, la Fondovalle Sangro e il porto di Ortona e chiudendo il cerchio delle infrastrutture logistiche con l’interporto e l’aeroporto d’Abruzzo «inseriti nella rete globale europea dei trasporti, quali nodi cardine sia per il traffico merci che passeggeri». Anche se dal Liberi non arrivano buone notizie: Ryanair, infatti, stringe i tempi per l’abbandono dell’aeroporto abruzzese, tant’è che nei giorni scorsi ha invitato i suoi circa duecento dipendenti qui impiegati a fornire tre preferenze per il previsto trasferimento a novembre, annunciando che a fine marzo saranno comunicati gli esiti della mobilità. «Vista la decisione del governo italiano di aumentare le tasse d’imbarco dei passeggeri» scrive il vettore irlandese. «E’ evidente che la causa dell’addio non è solo l’aumento delle tasse - commentano Febbo e Sospiri - da fonti interne è emerso che la compagnia irlandese ha deciso di lasciare Pescara anche in seguito al deterioramento dei rapporti con la Regione Abruzzo e con la Saga, con incontri andati a vuoto per quel nuovo management della società chiusa a qualunque proposta innovativa avanzata».

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