Iscriviti OnLine
 

Pescara, 26/07/2024
Visitatore n. 738.580



Data: 28/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pubblica amministrazione e società pubbliche la guerra degli esuberi. Lo Stato deve ricollocare 2 mila dipendenti ma sono in arrivo altre migliaia di eccedenze. L’Anas non accetta il personale in mobilità delle partecipate, l’Inps quello delle Province

ROMA Vittorio Armani, amministratore delegato dell’Anas, è arrivato al punto di minacciare le dimissioni. Ma soprattutto a congelare un piano di assunzioni di mille persone già annunciato. Un modo di protestare contro l’inclusione della società delle strade tra quelle alle quali si applica il decreto del governo che riforma le partecipate pubbliche e che impone a tutte le controllate dello Stato e degli Enti locali di assorbire gli esuberi delle società che verranno chiuse prima di poter liberamente assumere sul mercato nuovo personale. Considerando che nei piani del governo ad essere dismesse dovrebbero essere tra le due e le tremila società, il rischio per gruppi come Anas, sarebbe quello di dover pescare per diversi anni tra gli esuberi delle municipalizzate. Un meccanismo identico a quello già utilizzato per le Province, che ha obbligato le amministrazioni dello Stato a comunicare al ministero della Funzione pubblica il numero di posizioni libere da “offrire” agli ex dipendenti degli enti disciolti. Anche in questo caso più di qualcuno ha storto il naso.
LA PROTESTAA cominciare dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. Ascoltato qualche giorno fa in Parlamento, ha sottolineato come l’Istituto di previdenza stia perdendo dipendenti al ritmo di cento al mese a causa del blocco del turn over, con il rischio di rallentare i delicati procedimenti che riguardano le pensioni.
Ma il problema, ha sottolineato il presidente dell’Inps, è anche un altro. Che cioè l’Istituto non può scegliersi «le professionalità che vuole», ma deve prima assorbire quelle provenienti da altre amministrazioni, ossia dalla Province. La preoccupazione sta montando. Sempre qualche giorno fa, quando il decreto che impone alle società pubbliche di assorbire gli esuberi delle partecipate che saranno liquidate è stato esaminato nella Conferenza Stato-Regioni, il governatore del Veneto, nonché vice segretario del Pd, Deborah Serracchiani, ha sollevato il tema dei dipendenti delle società informatiche.
Si tratta di personale altamente specializzato, con competenze che non necessariamente saranno presenti nei curricula dei futuri esuberi che interesseranno le municipalizzate.
IL FENOMENOIl punto è anche quale sarà la dimensione del fenomeno. Nel caso delle Province, dei circa 17 mila esuberi iniziali, 5.600 sono stati assunti dalle Regioni, altri 7 mila sono in procinto di passare all’Agenzia Nazionale per le politiche attive (i nuovi centri per l’impiego) e altri 1.700 sono andati in pensione.
I restanti 2 mila dovranno essere ricollocati nella pubblica amministrazione, sia centrale che periferica. Il termine per comunicare i posti disponibili è scaduto il 12 febbraio scorso, e il censimento ha portato ad individuare 3.149 posizioni libere.
Abbastanza, insomma, per assorbirli tutti. Al costo, però, di lasciare pochi spazi per le assunzioni dall’esterno. Per le società pubbliche il processo è ancora all’inizio. Ma dai sindacati è già partito un allarme sul numero del personale in esubero, che potrebbe arrivare, secondo i calcoli di Fp Cgil, fino a 100 mila unità. E questo senza contare che le eccedenze non riguarderanno solo le società che verranno liquidate. Anche quelle che rimarranno in vita dovranno comunicare, entro sei mesi, eventuali esuberi di personale.
Tutti i dipendenti che finiranno in mobilità andranno ricollocati in aziende pubbliche che invece hanno bisogno di assumere. Come Anas, appunto.
LE INCERTEZZEUn’ondata di persone in grado di saturare, come detto, i processi di assunzione della restante parte delle società pubbliche per anni. Dal canto suo il governo ha provato a gettare acqua sul fuoco. Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, ha incontrato Armani, al quale avrebbe consigliato di proseguire nel piano di assunzioni. Il decreto, del resto, non è ancora in vigore. E anche se lo fosse, per i profili «infungibili», quelli per i quali sono richieste alte professionalità, è prevista un’eccezione. È possibile infatti chiedere allo stesso ministero una deroga e procedere in questo modo alle assunzioni.
Una cosa è certa. Il processo di mobilità obbligatoria, se da un lato non farà perdere il posto di lavoro a nessun dipendente pubblico o di società pubblica, dall’altro rallenterà lo svecchiamento dei ranghi delle amministrazioni e delle stesse partecipate. Nei giorni scorsi la Ragioneria generale dello Stato ha ricordato come l’età media dei dipendenti pubblici sia ormai a ridosso dei 50 anni, e solo il 3,1% dei travet ha meno di trent’anni.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it