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Data: 01/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il taglio Irpef con la flessibilità e un tetto unico alle detrazioni. «Se ci saranno i margini procederemo alla sforbiciata già il prossimo anno. Crescita bassa

ROMA «Se ci saranno margini di flessibilità di bilancio anticiperemo il taglio dell’Irpef al prossimo anno». Tommaso Nannicini, il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio capo della cabina di regia economica di palazzo Chigi, conferma l’intenzione di Matteo Renzi di sforbiciare già nel 2017 l’imposta sul reddito delle persone fisiche.
«E’ presto per dire come sarà riformata l’Irpef», spiega Nannicini, «stiamo facendo mille simulazioni. Di sicuro al momento c’è soltanto che dopo aver aiutato i ceti più bassi con il bonus da 80 euro, questa volta aiuteremo il ceto medio». I redditi fino a 75mila euro. Magari rastrellando qualche miliardo con la riforma delle agevolazioni e delle detrazioni fiscali. Senza entrare in quella giungla brandendo il macete per disboscarne una fetta, ma fissando un tetto unico, un limite annuo, all’utilizzo di agevolazioni e detrazioni.
Il problema del governo, con il ritorno della deflazione e la crescita in frenata (oggi l’Istat sfornerà i dati definitivi 2015), è infatti trovare fondi con cui finanziare il taglio dell’Irpef. Il primo obiettivo di Renzi è ottenere flessibilità in sede europea anche per il 2017. E Nannicini, professore 42enne della Bocconi, la mette così, declinando in termini economici i numerosi appelli del premier affinché l’Europa imbocchi «la nuova strada della crescita»: «Se c’è, come c’è, un rallentamento della crescita, il dibattito non può essere solo italiano ma anche europeo su come aggiustare le manovre di bilancio dei Paesi membri». E ancora: «Non possiamo limitarci a fare l’equazione contabile, in base alla quale a meno crescita si risponde con politiche restrittive per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo dati quando pensavamo di crescere di più. La crescita non va vissuta solo come un fatto contabile, la questione è anche politica. Magari potremmo dire: proprio perché c’è meno crescita, occorre rivedere gli attuali vincoli di bilancio».
LA TRATTATIVA CON LA UE

Di più Nannicini non dice. Ma il tema è quello sollevato da Renzi e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: utilizzare i margini fiscali per la crescita e puntare a cambiare le rigide regole del fiscal compact. Nel frattempo, dopo mesi di liti con Bruxelles, è finalmente scattata la trattativa in sede europea per concedere all’Italia flessibilità sul deficit anche nel 2017. Con due passaggi. Il primo: rivedere l’interpretazione data dall’Ecofin alla comunicazione della Commissione in materia di flessibilità. E dunque rendere lo “sconto” ripetibile e non una tantum, come invece stabilito dai ministri finanziari. Il secondo passaggio: compiere una limatura dei conti di circa 2 miliardi, per avere in cambio una dose di flessibilità con cui tagliare l’Irpef.
Padoan e il commissario europeo Pierre Moscovici, in vista del via libera alla legge di stabilità previsto per maggio, hanno ricevuto da Renzi e dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker «un mandato pieno a chiudere». Le ultime notizie sono più incoraggianti di quanto si pensasse: Bruxelles sarebbe disposta a concedere all’Italia uno sconto di ben 11,2 miliardi, portando il rapporto deficit-Pil dal previsto 1,1% all’1,8%. Nei giorni scorsi si era parlato dell’1,6% con una flessibilità pari a 8 miliardi.
Renzi però vorrebbe di più. Il premier punterebbe al 2,4% che comporterebbe uno sconto 20,8 miliardi. «Il nostro obiettivo», spiega un consigliere economico di palazzo Chigi, «è ottenere un aggiustamento del debito più lento di quanto previsto, ma comunque un aggiustamento. Questo per evitare che si scateni una spirale in cui, a causa di perdita di credibilità, non ci castiga solo Bruxelles ma anche i mercati. Ebbene, per avere una riduzione del debito basterebbe fermarsi al 2,4%».
L’altro fronte su cui il governo spera di recuperare fondi è quello delle detrazioni e delle agevolazioni fiscali, una giungla che costa allo Stato oltre 200 miliardi l’anno. L’idea che si fa strada a palazzo Chigi è di rinunciare alla riforma, fissando un tetto annuo. «Questo però esclusivamente a fronte di una reale riduzione della pressione fiscale. Il taglio dell’Irpef solo in parte sarà finanziato con il tetto ad agevolazioni e detrazioni». L’altra parte arriverà, se arriverà, dalla flessibilità.

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