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Pescara, 26/07/2024
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Data: 02/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lavoro. Sale l’occupazione in un anno 300 mila posti. A gennaio 70 mila occupati in più, nel biennio toccata quota 476 mila. Aumento soprattutto grazie agli over 50 ancora in crescita i giovani disoccupati.

Il 2016 è partito sotto una buona stella per chi cerca lavoro: a gennaio un esercito di quasi centomila persone (99.000) ha ottenuto un contratto fisso. Per una parte forse si è trattato della agognata stabilizzazione dopo anni di precariato (i contratti a termine sono calati di 28.000 unità), per altri è arrivata una nuova assunzione. E intanto anche gli autonomi hanno sostanzialmente retto (mille in meno). Risultato: il numero degli occupati totali a gennaio è aumentato di 70.000 unità rispetto a dicembre 2015 (+0,3%), raggiungendo quota 22 milioni e 632.000 persone (lo stesso livello di agosto 2015). Rispetto a gennaio 2015 l’asticella si sposta più in alto di ben 299.000 unità che diventano 476.000 se si parte da gennaio 2014. Il tasso di occupazione si attesta così al 56,8% (+0,1% rispetto a dicembre), tornando al livello più alto da maggio 2012. È un dato importante, nel numero assoluto ma non solo: l’incremento di gennaio, come si è visto, riguarda soprattutto assunti con contratti a tempo indeterminato, la buona occupazione quindi. E vale sia per gli uomini che per le donne. Naturalmente per il governo è una notizia più che buona. Esulta il premier Renzi e anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che dice: «Un grande risultato! Sono felice per tutte queste persone e per le loro famiglie».
GENERAZIONI A CONFRONTO
A raccogliere i frutti di un’economia che sta pian piano recuperando un po’ del terreno perduto in questi anni sono soprattutto i lavoratori “maturi”, gli over 50. Su base annua sono aumentati di 359.000 unità, rispetto a dicembre di 73.000. L’incremento di posti per gli under 35 è molto più contenuto: in un anno solo novemila in più, un risultato che è il saldo tra l’aumento di 16.000 nella fascia di età più alta (tra i 25 e i 34 anni) e la diminuzione di 7.000 per gli under 24. Insomma per i giovanissimi la ricerca del posto resta affannosa e faticosa. A gennaio poi per questa fascia di età è andata ancora peggio: nessun recupero di posti, anzi una perdita secca di 31.000 unità. Un dato che porta il tasso di occupazione degli under 24 giù di mezzo punto, mentre quello di disoccupazione schizza a 39,3% (+0,7% rispetto a dicembre, -1,6 su base annua). Tanto per capirci: nell’eurozona la media è al 22%. Al Sud poi si è nel dramma assoluto, con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 60%. Quello generale resta stabile invece all’11,5%, invariato dal mese di agosto. C’è poco da meravigliarsi se tra i giovani sta rimontando la sfiducia: gli inattivi, quelli cioè che non cercano e non studiano, sono in aumento di 0,6 punti percentuali. E anche in questo caso è un dato in controtendenza rispetto al trend degli over 50, dove invece l’inattività è calata sensibilmente (-209.000 in numero assoluto nell’anno su un totale di 242.000 pari a -1,7%), soprattutto tra le donne. Non è facile spiegare cosa stia effettivamente accadendo. Evidentemente in un momento in cui la ripresa è ancora fragile, le imprese puntano sull’esperienza. E nelle assunzioni scelgono figure qualificate anziché il giovane alle prime armi. Tra l’altro per poter usufruire degli sgravi contributivi non è discriminante l’età del lavoratore. C’è poi l’effetto riforma delle pensioni, che ha allungato il periodo di permanenza sul posto di lavoro.
EFFETTO SGRAVI
Che la decontribuzione abbia avuto un peso determinante è invece fuori di dubbio. La crescita occupazionale è tutta relativa al lavoro dipendente: ben 448.000 in più rispetto a gennaio 2015 (+2,7%) a fronte di una riduzione di 149.000 autonomi (-2,7%). E tra i dipendenti - continua l’Istat - quasi per intero la crescita riguarda i permanenti (+2,9%, +426 mila), mentre quelli a termine si fermano a + 0,9% (+22 mila). Gli sgravi contributivi hanno avuto inizio proprio dal gennaio 2015. L’effetto diventa ancora più evidente se si guarda agli ultimi due anni: l’incremento degli occupati fissi è stato di 475.000 unità, quindi il 90% di quelli creati a partire proprio dal gennaio 2015. E a proposito della decontribuzione il dato del primo mese del 2016 è confortante anche perché, almeno per ora, smentisce chi temeva che la riduzione dello sconto (40% anziché 100% spettante nel 2015 e durata di due anni contro i tre precedenti) potesse frenare la crescita dell’occupazione. Così non è stato e non è un segnale da poco. Intanto il mercato del lavoro mostra sensibili miglioramenti in tutta l’eurozona, con il tasso di disoccupazione che si attesta a 10,3% (-0,1% rispetto a dicembre, - 1% su base annua), il più basso da quattro anni e mezzo (agosto 2011).

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