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Pescara, 26/07/2024
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Data: 02/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Brioni, sciopero e corteo contro i 400 esuberi. Centinaia di lavoratori in assemblea allo stadio di Penne. I motivi del crollo di vendite.

Sciopero contro i 400 esuberi annunciati dalla Brioni di Penne. Il prossimo 9 marzo, gli oltre 1.200 lavoratori dell’azienda di abbigliamento che ha vestito i potenti del mondo e i famosi del cinema e dello spettacolo protesteranno sotto la sede della Regione, in viale Bovio a Pescara: da Penne arriveranno con gli autobus. All’interno del palazzo, nello stesso momento, intorno alle 10 di mattina, ci sarà il primo incontro tra i sindacati, la dirigenza Brioni e l’assessore Pd alle Attività produttive Giovanni Lolli. La decisione dello sciopero è stata presa ieri dall’assemblea dei dipendenti riuniti allo stadio di Penne: una tribuna così piena non si vedeva neanche nelle partite di cartello. Troppo piccolo il palazzetto dello sport per accogliere tutti i lavoratori, è stato scelto un luogo all’aperto. Sugli spalti, i dipendenti in ansia per il posto di lavoro; sul prato verde, i sindacalisti che al piano di tagli dell’azienda rispondono con un «zero licenziamenti, abbiamo già dato: negli ultimi 5 anni sono stati persi già 200 posti». Tagli, crisi e strategia. Ma perché un’azienda come la Brioni, 1.250 dipendenti divisi nelle tre sedi di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova, vuole ridimensionare il personale di un terzo entro il prossimo 31 maggio? Le ragioni dell’azienda stanno nei numeri: negli anni del boom, la Brioni produceva circa 70 mila pezzi all’anno che, poi, sono scesi a 51 mila nel 2012 e dovrebbero diminuire ancora alla fine del 2016: le previsioni parlano di appena 31 mila capi. Prospettando i 400 licenziamenti ai sindacati, l’amministratore delegato Gianluca Flore ha parlato di tagli legati alla crisi economica che attanaglia il segmento del lusso. Ma per i sindacati, sono soprattutto le scelte dell’azienda – che in 4 anni ha cambiato due amministratori delegati, tre responsabili di produzione e un direttore creativo – ad aver provocato danni: «Gli errori del gruppo Kering, holding francese proprietaria del marchio Brioni», spiega Domenico Ronca della Cgil, «non possono essere scaricati sui lavoratori. Quattrocento esuberi sarebbero una tragedia che si riverserebbe non solo sulla Brioni ma anche sull’indotto del tessile». Crollo in Russia. Luca Piersante della Uil analizza le strategie fallite dell’azienda: «Si è deciso di abbandonare il mercato americano per investire fortemente in Russia, ma la guerra in Cecenia prima e l’embargo poi hanno fatto crollare il mercato e sono stati persi milioni e milioni di euro. La colpa non è dei lavoratori, ecco perché un piano da 400 esuberi equivale a una dichiarazione di guerra». A fronte di perdite stimate in 5-7 per cento, è arrivato un tracollo che supera il 30 per cento. Stilista contestato. Sotto accusa ci sono anche le scelte stilistiche dettate dal direttore creativo Brendan Mullane, poi messo alla porta da Flore: con Mullane, la Brioni ha cercato di rinnovarsi e inseguire un nuovo mercato, più giovane. Ma, con una struttura basata sulla qualità, sulla tradizione artigianale e sulla manualità, fare concorrenza alle grandi griffe si è rivelato impossibile. Finora, la strategia della Kering è stata in perdita: è stata un’arma a doppio taglio perché se non sono arrivati nuovi clienti è accaduto anche che quelli storici, a detta dei sindacati, si siano allontanati da un marchio che sentivano sempre meno loro. E a rischio adesso c’è un dipendente su tre, quasi tutti già con contratti di solidarietà. Per loro, i sindacati chiedono tutela: «Non sono possibili licenziamenti», dice Ronca, «l’unica cosa possibile è fare ricorso agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione per coprire un periodo di crisi ma sui posti di lavoro non si può trattare. I dipendenti Brioni sono abbastanza giovani e, quindi, lontani dalla pensione. Ora, comincia una battaglia». Sciopero a Pescara. La prima tappa sarà il 9 marzo: a Pescara, sotto la sede della Regione, si attende una partecipazione quasi totale dei dipendenti. Perché un dato è indiscutibile: i lavoratori della Brioni si sentono orgogliosi di lavorare in un’azienda che è un’eccellenza dell’abbigliamento e non vogliono perdere il posto. Parlando con i dipendenti si percepisce l’attaccamento al lavoro sartoriale e la voglia di difendere la professionalità. Inoltre, il tessile è in crisi e gli ex Brioni si troverebbero davvero poche possibilità di riciclarsi. Sciopero bis. I lavoratori hanno deciso che, oltre a quello del 9 marzo, faranno anche un altro sciopero. «Non sappiamo ancora quando», assicura Ronca, «ma lo faremo».

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