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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Napoli, «voti pagati» Bassolino fa ricorso. Accuse e veleni aperta l’inchiesta. Ripresi ai gazebo anche esponenti di destra vicini a Cosentino L’ex sindaco: disgustato dal mercato. La replica: coinvolto pure tu. «Roma, per alzare l’affluenza gonfiate le schede bianche»

ROMA Divisi su tutto, il maestro e la sua allieva. Mancavano solo le mancette ai gazebo a rovinare i ricordi di un rapporto che pure un tempo era idilliaco. Valeria Valente, vincitrice per un pugno di voti delle primarie del centrosinistra a Napoli e Antonio Bassolino, l’ex governatore che per tornare in sella ha dovuto correre contro il suo passato. Veleni prima. Veleni dopo. Accuse prima. Accuse dopo. Con imprevista coda giudiziaria: la Procura di Napoli esaminerà infatti il video pubblicato sul sito Fanpage.it: mostra i presunti brogli davanti ai seggi. Elettori avvicinati e incoraggiati a mettere una X sui candidati con regalini varianti da uno a dieci euro. Una miseria, se vogliamo. Nulla che riporti alla memoria Achille Lauro, l’armatore che distribuiva scarpe, una prima del voto, l’altra dopo. Oggi si parla di pochi spiccioli e di chi avrebbe schierato ai seggi squadre di galoppini per viziare la consultazione. Quanto basta per scatenare il finimondo.
I REGALINI

L'apertura del fascicolo non comporterà l'azione penale e al momento non risultano denunce per violenze subite da cittadini. Tanto più che a beneficiarne sarebbero stati entrambi i candidati. Chi più (la Valente) chi meno (Bassolino), separati alla fine solo da poche centinaia di voti. Da qui la rabbia montante di don Antonio «disgustato» dal video e per le spiegazioni «ridicole» della sua amica-avversaria.
Chi stava raccogliendo soldi per una colletta. Chi li stava restituendo, chi se l’è fatti prestare per non tornare a casa a prenderli. L’immaginazione non ha mai fatto difetto ai napoletani. «Mi spiace per le persone che hanno votato», si è rammaricato Bassolino, attento a soppesare bene le sue parole. Ha annunciato il ricorso solo in serata con un tweet «per difendere la dignità delle persone». Una commissione si riunirà oggi per valutare se si sia trattato di «un mercimonio disgustoso» come lui sostiene.
La Valente, orfiniana, tiepidamente renziana, ringrazia, chiede trasparenza, censura «i singoli comportamenti», difende la «festa delle primarie». E lancia un ramoscello d’ulivo all’ex governatore che intende coinvolgere per vincere la sfida con l’attuale sindaco Luigi De Magistris.
Il partito partenopeo è con lei. Il segretario regionale del pd campano, Assunta Tartaglione, e il segretario del pd metropolitano, Venanzio Carpentieri, gettano acqua sul fuoco. Per loro questa storia dei regalini è un tentativo di «delegittimare le primarie con attacchi strumentali», anche se «singoli episodi non possono essere tollerati da un partito come il pd e vanno sanzionati».
Prima di loro il presidente del pd Matteo Orfini aveva chiarito che «il risultato non è discussione». E che «le primarie non vanno annullate». Se ci sono stati illeciti «o cose discutibili, anche se non penalmente rilevanti», è giusto che si prendano provvedimenti sul singolo caso».
Il gioco al massacro, le guerre intestine, non fanno una buona pubblicità al pd specie in vista delle elezioni vere, quelle che decideranno chi andrà a palazzo San Giacomo. Il vice segretario Lorenzo Guerini perciò guarda avanti e ribadisce il concetto che la guerra in famiglia non giova a nessuno. «Da due giorni - dice - assistiamo a tentativi strumentali di gettare discredito sulle primarie». Guerini difende a spada tratta la democrazia dei gazebo, «un esercizio che ancora una volta ha coinvolto decine di migliaia di persone», pur ribadendo che «non è accettabile che vengano messe in discussione le primarie e i chiari risultati che hanno sancito».
I COSENTINIANI

Nel tritacarne dei sospetti finiscono le insinuazioni alimentate da un altro video. Le immagini questa volta mostrano esponenti del centrodestra che accompagnano i cittadini al voto distribuendo anche loro la monetina da un euro per la sottoscrizione.
Il sito Fanpage.it fa i nomi: Claudio Ferrara, assessore di centrodestra della VIII Municipalità, già candidato alle elezioni politiche del 2013 con Berlusconi e poi ritiratosi dopo l'esclusione dalla lista di Nicola Cosentino, il suo referente politico, e Giorgio Ariosto candidato alle elezioni del 2011 per l’VIII municipio con Popolari Italia Domani, partito fondato da Totò Cuffaro. E nella mischia finisce anche il senatore Denis Verdini che avrebbe - lui, toscano - rivendicato in privato un ruolo per aver portato a votare almeno 700 napoletani per la Valente. Un favore a Renzi. E diciamo che per ora può bastare. Sempre che non spunti un altro video.

«Roma, per alzare l’affluenza gonfiate le schede bianche» Il racconto di un dirigente dem: qualcuno di noi pensava di far bene, è stato un boomerang.

Durante lo scrutinio, aggiunte virtualmente per portare i votanti da 40 mila verso i 50 mila.

ROMA «Qualcuno di noi pensava di fare del bene: così tra la notte di domenica e il pomeriggio di lunedì ha gonfiato virtualmente le schede bianche e le nulle. Per fare aumentare l’affluenza, per non far vedere che stavamo di poco sopra i 40mila ma molto più vicini ai 50mila votanti. Insomma, per evitare ulteriore accanimento sul flop. Quando poi lunedì pomeriggio i presidenti dei municipi hanno pubblicato sui social network i dati dei rispettivi spogli abbiamo capito l’errore. Anzi il boomerang». A parlare è un dirigente nazionale del Pd. Che svela a Il Messaggero il mistero dei gazebo romani. Una storia contorta che va ricostruita.
LA COMUNICAZIONE
Stando alla nota ufficiale inviata dal comitato promotore lunedì nel tardo pomeriggio, si sarebbero presentati alle primarie 47.317 persone ma, fatto più unico che raro, di queste 3.709 avrebbero scelto, una volta pagati i 2 euro (minimo) di sottoscrizione, di optare per la scheda nulla (843) e, soprattutto, per quella bianca (2.866). Arrivando così a un dato unico per questo genere di competizione: il 7,8 per cento di voti non validi.
Un fenomeno che all’inizio il Pd ha tentato di spiegare come atto di protesta dei militanti, ma che poi, davanti ai dati squadernati dai vari mini-sindaci, ha fatto passare in cavalleria. Il doping sull’affluenza è solo virtuale: non ci sono schede bianche e nulle inserite fisicamente. E’ tutto il frutto di calcolo aggiustato con le mani davanti ai computer dalla macchina organizzativa nelle 21 ore di spoglio che hanno anticipato il comunicato ufficiale.
LA RICOSTRUZIONE
Giancarlo D’Alessandro, coordinatore del comitato organizzativo delle primarie, parla per la prima volta di quanto accaduto: «Il dato generale dei voti validi non si discute. Probabilmente - ammette - i ragazzi avranno fatto una proiezione sbagliata rispetto al dato.
Ma non cambia il risultato: Giachetti ha stravinto. Nessuno infatti ha contestato i voti validi. E comunque non ero l’addetto alle operazioni di spoglio quindi non voglio commentare. Ma poi cosa parliamo? Mille voti in più o di mille in meno cosa cambiano? Le preferenze valide non si discostano da quelle fornite dai rispettivi comitati dei candidati la notte di domenica».
L’ESITO
Non è infatti in discussione l’affermazione di Giachetti (64,1%) su Morassut (28,2%) ma la partecipazione a queste primarie del centrosinistra. Quelle post Mafia Capitale, quelle indette per scegliere il successore di Ignazio Marino, deposto proprio dai consiglieri del Pd. Ecco perché sul numero di partecipanti alla sfida si questiona da settimane. Fino a domenica, giorno dei gazebo. E delle “non file” per votare. Vero tema politico della gara democrat. Con tanto di pasticcio. A urne chiuse l’altra notte è arrivato l’annuncio del Nazareno: «Siamo quasi 50mila». Intanto, dal comitato di Morassut ribadivano: «A noi risultano 43mila votanti». Una forbice da non poco. Che è stata cercata di aggiustare lunedì, calcolatrice alla mano, dal Pd. Con la moltiplicazione delle schede bianche e delle nulle. Lievitate, secondo il dato diffuso ufficialmente, a quasi l’8 per cento.
Una doppia anomalia: alle primarie del 2013 vinte da Marino (100mila e passa i votanti) si registrò solo il 2,4 % di questi casi. Ora quasi si arriva quasi al quadruplo.
E soprattutto se è vera la disaffezione dei militanti dem possibile che quasi in 4mila abbiano buttato almeno 2 euro per non esprimere nemmeno la preferenza? Non era l’astensione la miglior scelta politica del partito del non voto? Domande che hanno trovato una contro-risposta appena i presidenti dei municipi hanno diffuso i risultati: solo 20 (tra bianche e nulle) nel IX, due nel XV, meno di dieci nel municipio XI. Morale: i conti del Pd non tornano.
I NUMERI
Davanti a questo doping dell’affluenza il Pd si è chiuso a riccio. Ieri ha ribadito di non voler fornire i numeri dei singoli 193 seggi, né quelli dei quindici municipi della Capitale. «Meglio finirla qui», sussurrano diversi dirigenti democrat. Al momento manca anche la somma raccolta per queste primarie. I gazebo dovrebbero aver fruttato, stando all’affluenza gonfiata, più di 94mila euro (2 euro come sottoscrizione per ciascun votante). Che teoricamente, salvo donazioni più generose, non si troveranno in cassa. Proprio perché c’è una zona grigia di schede aggiunte al computer durante lo spoglio.
Nel dubbio ieri non è stata fornita ancora nessuna cifra. «Sarebbe interessante vedere il bonifico fatta dal vecchio Pd, ante Mafia Capitale, nel 2013», attaccano adesso dal Nazareno. Consapevoli che tra domenica e lunedì «a qualche ragazzo» è partita la mano.

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