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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regia del ministero per la crisi Brioni. Lavoratori e sindaci dell’area vestina manifestano insieme davanti alla Regione, l’ad della capogruppo diserta il vertice. Il vice governatore Lolli durante l’incontro con gli operai e la Boschi alla Camera confermano l’impegno del governo

PENNE La crisi che minaccia 400 licenziamenti in Brioni sarà gestita dal ministero dello sviluppo economico: l’appuntamento è per il 16 marzo alle 10, a Roma, dove si farà il punto della situazione. Ieri, davanti ai 1.260 dipendenti scesi a Pescara per protestare accanto a tutti i sindaci della zona, l’annuncio arrivato dal tavolo regionale attorno al quale si sono sedute le parti sociali di Brioni, il marchio di moda del lusso maschile i cui capi sono prodotti e distribuiti dalla Roman style spa nei siti produttivi di Penne, Civitella Casanova, Montebello di Bertona, Collecorvino e Città Sant’Angelo e nella bergamasca Curno. Fino al 31 maggio, le maestranze sono coperte dal contratto di solidarietà difensiva con integrazione oraria da parte dell’azienda; poi l’incognita dei tagli.
Non c’era Gianluca Flore, l’amministratore delegato della capogruppo Brioni spa (a sua volta diretta da Kering Holland), socia unica di Roman style, ma comunque è emersa la volontà della proprietà francese di Kering di ridurre il personale, mantenendo qui la produzione. È però apparso anche qualche spiraglio con la possibilità di ricorrere a tutta una serie di sostegni finanziari nazionale e regionali, come ha confermato Giovanni Lolli, vice presidente della Regione. «Per dimensioni e qualità dell’azienda - ha detto - si tratta di una questione da portare al livello del governo. Dobbiamo comunque avere un rapporto con la proprietà: è con Kering, ovvero con Pinault, che vogliamo parlare. La Regione è disposta a mettere in campo tutti gli strumenti agevolativi, ma nei confronti di un piano industriale serio. L’area vestina e la Val Pescara rientreranno nell’ambito della legge 181 sulle aree di crisi: uno strumento in più nei confronti delle imprese che vogliono investire».
I CONTI POSITIVI Maria Elena Boschi, ministro per i rapporti col parlamento, ieri alla Camera dei deputati ha risposto a un’interrogazione del deputato di Sel Gianni Melilla confermando l’impegno del governo e criticando la strategia fin qui adottata da Kering. «Massima attenzione alla crisi di Brioni - ha detto la Boschi - che sarà seguita dalla task force ministeriale. Abbiamo risolto 80 crisi aziendali salvaguardando 23 mila posti di lavoro». I conti comunque non sono così negativi, anzi. Dal bilancio 2014 di Roman style spa, l’ultimo depositato, si apprende di un utile aziendale di 7 milioni 863 mila euro: soldi accantonati nella riserva straordinaria. Il fatturato è aumentato del 65%, mentre il costo del personale (5 quadri, 1.073 operai, 83 impiegati e 68 equiparati al 31 dicembre 2014) si è ridotto di molto passando dal 40,8% al 28,9% come incidenza sui ricavi delle vendite degli abiti. A comprare è soprattutto la società svizzera del gruppo Kering, la Lgi del Canton Ticino che altro non è che un centro logistico fatto di uffici e magazzini. Dall’Abruzzo, così come dalla Toscana per il marchio Gucci, controllato sempre da Kering, parte la merce griffata. Una volta approdati vicino a Bellinzona, i prodotti vengono confezionati per riprendere la via dell’Italia e del mondo dove vengono messi in commercio. Grazie a questo lecito gioco di sponda, il gruppo Kering incassa profitti supplementari per decine di milioni di euro perché la svizzera Lgi paga imposte inferiori della metà rispetto all’Italia. A presiedere la Roman style, è il francese Jerome Macario, Raffaella Romano e Mehdi Benabadj ne sono consiglieri.

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