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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/03/2016
Testata giornalistica: Mapero'

Non mi fermo qui, dice Luciano D’Alfonso in uno show violentissimo in Consiglio regionale. Andrà avanti, denuncerà: «Chi ha patito le denunce le sa anche fare».
«Questa vicenda non si chiuderà qui». E’ teso, tesissimo il presidente della Regione Abruzzo quando prende il microfono per avventarsi contro il poliziotto che sta indagando sulla City. Non lo nomina ma l’identikit è chiaro, coincide con Giancarlo Pavone, elemento di punta della squadra mobile di Pescara.
La minaccia cade in un’aula sbalordita, e non era mai successo prima che ci fosse un attacco così diretto alle forze dell’ordine. Anzi mesi prima il poliziotto che lo aveva arrestato, D’Alfonso l’ha addirittura encomiato: Nicola Zupo all’epoca era capo della Mobile di Pescara ha ricevuto l’onorificenza direttamente dal presidente della Regione.

Prima l’attacco violentissimo, poi l’annuncio che tra quindici giorni, il 19 marzo, ci sarà una nuova riunione sulla City: D’Alfonso vuole andare avanti, quell’immobile diventerà sede della Regione, in barba a tutte le inchieste.

«Questo intervento verrà portato a termine e saneremo la procedura anche facendo tesoro di quanto detto dal giudice e dal consulente».

«Giudiziarietta»: la bolla così il governatore l’indagine che la Mobile di Pescara sta portando avanti da alcuni mesi. Per carità, la procura non c’entra, anzi bravo bravissimo il magistrato (Anna Rita Mantini), al di sopra di ogni sospetto, «figura di straordinaria professionalità, credibilità e valore istituzionale». L’intervento di D’Alfonso prende spunto dalle intercettazioni tra lui e l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci pubblicate dal Centro. Tutti e due sostengono di non essere indagati, ma allora non si spiega come mai siano stati intercettati.
«Forse è un concentrato di progettazione», dice D’Alfonso. Insomma una strategia precisa, un complotto. Stima per la Mantini ma non per il poliziotto, e auspica un’indagine penale anche su di lui.

«Non ho la stessa opinione di una persona che ha maneggiato questo dossier e non vedo l’ora che mi si chiami e dirò che per me ha turbatola genuinità di quel lavoro. Sono pronto a tutto».

Della City spiega che quel progetto lui l’ha ereditato dalla giunta precedente ma ne riconosce «la fondamentalità», perchè i dipendenti della Regione devono essere concentrati in un’unica sede. Il linguaggio di D’Alfonso, già solitamente così petaloso, ieri subisce un’impennata: ci mette dentro uno strafalcione come «mi nutrisco» ma sarà stata colpa della foga.

Ma lo show di ieri a questo punto scatenerà un effetto opposto rispetto a quello auspicato dal governatore: la procura dovrà necessariamente proteggere e difendere l’operato della polizia giudiziaria e la stessa Mobile farà quadrato intorno al poliziotto che sta conducendo le indagini. Almeno si spera.

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