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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
La Regione bussa all’ex vertice Ial Cisl: paghi i 19 milioni. Diffida a rimborsare dopo la condanna della Corte dei Conti e la prescrizione del processo per truffa e associazione

PESCARA Il flop annunciato della giustizia penale, che con i suoi tempi lumaca non riuscirà ad evitare il muro della prescrizione, si scontra con la certezza della giurisdizione contabile che ha condannato gli ex amministratori dello Ial Cisl Abruzzo Francesco Gizzi e Bruno Colombini e gli ex dipendenti Marco Michetti e Claudio Graziani a sborsare 18 milioni e 900mila euro. Un maxi risarcimento che la vecchia squadra dell’ente di formazione del sindacato, fallito nel 2012, è obbligata a versare nelle casse della Regione Abruzzo. Il dirigente Tommaso Di Rino (dipartimento Sviluppo economico e politiche del lavoro, dell’istruzione, della ricerca e dell’università), tramite l’avvocato Mario Battaglia, nei giorni scorsi ha firmato l’atto stragiudiziale di diffida con il quale la Regione ha imposto un termine di 30 giorni per il pagamento delle somme contestate, degli interessi maturati e delle spese legali. Il tutto mentre il processo penale che ha coinvolto 14 persone tra dirigenti, impiegati, fornitori e consulenti dello Ial Cisl è destinato a chiudersi con un nulla di fatto nonostante un castello di accuse pesantissime. Si va dalla truffa aggravata all’associazione per delinquere, dal peculato al riciclaggio di denaro. Un elenco lunghissimo che comprende una serie di artifici commessi, secondo la Procura, in un arco di tempo di sei anni, dal 2000 al 2006: documenti falsi per ottenere l’accreditamento di corsi dalla Regione, corsi di formazione con allievi privi di requisiti e false attestazioni di presenze, versamenti contributivi inesistenti, ostacoli ai controlli pubblici, bilanci alterati che avrebbero portato al raggiro e, successivamente, al fallimento dell’ente di formazione. Secondo l'accusa, infatti, sarebbero state realizzate una serie di attività illecite «per il conseguimento di finanziamenti ed erogazioni pubbliche in danno della Regione Abruzzo e della Comunità europea». Grazie a fornitori compiacenti, infatti, si sarebbero gonfiate le fatture di acquisto dei materiali informatici, mentre i revisori contabili “amici” avrebbero certificato la genuinità di tutti i rendiconti presentati alla Regione e, infine, sarebbero stati creati dei conti correnti in cui «far confluire le risorse finanziarie e somme di denaro indebitamente sottratte». Tuttavia per il reato di truffa aggravata è già scattata la prescrizione, mentre per quello di associazione per delinquere si dovrà aspettare settembre per vedere cadere le accuse. E’ questa la ragione che ha spinto il tribunale a rinunciare a procedere con la fase istruttoria, che prevedeva la deposizione di alcuni testimoni, e ad aggiornare l'udienza al 25 ottobre. In quella data saranno acquisiti gli atti d’indagine e se ci saranno delle evidenze favorevoli all'assoluzione si procederà in questa direzione, altrimenti si andrà in contro all’ennesima prescrizione annunciata. Ma lo scandalo dello Ial Cisl si gioca su un doppio binario. Se la giustizia penale è destinata a non avere corso, la condanna al danno erariale imposta in secondo grado dalla Corte dei Conti è al momento ancora in piedi. Con la sentenza del 16 settembre scorso sono stati infatti rigettati gli appelli dei 4 dipendenti e amministratori, condannati così al pagamento di 18 milioni e 900mila euro più interessi legali e spese di giudizio, ritoccando leggermente la cifra verso il basso (in primo grado il risarcimento era di 23 milioni 629 mila euro, più 1 milione 455,54 euro di spese legali). L’ultimo atto di questa battaglia legale che ormai va avanti dal 2007 è l’atto di diffida e costituzione in mora della Regione. I tempi imposti per liquidare le somme sono strettissimi, 30 giorni, ma con i tempi lumaca della giustizia italiana c’è da scommettere che il termine è destinato ad allungarsi ancora.

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