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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Pietrucci carica: D’Alfonso ci porti rispetto. Sul Masterplan sono stati commessi errori: non è contemplato un finanziamento per trasformare l’aeroporto di Preturo in scalo di protezione civile

L’AQUILA Si definisce un renziano, un po’ pentito perché contrario al leaderismo, e ha praticato parecchi sport, ma non il pugilato. Eppure, l’altra sera è andato vicino così a un incontro “ravvicinato” sul ring della Regione, con il presidente Luciano D’Alfonso. Arbitri casuali e pacieri effettivi l’assessore Paolucci e il capogruppo D’Alessandro. Pierpaolo Pietrucci ha 39 anni, è padre di due figli Mario (8) ed Enrico (5) ed è separato. Capo di gabinetto per 7 anni con Cialente, già consigliere provinciale, consigliere comunale, di circoscrizione per due volte. Ha attraversato tutta la filiera del Pds, Ds e Pd. È obiettore di coscienza e laureato in Giurisprudenza alla Sapienza. Ha giocato a rugby in serie B e C con tutte le squadre aquilane. È appassionato di montagna, sci, vela e ciclismo Partiamo dalla lite con D'Alfonso. Cos’è accaduto? «Quando è partito verso di me voleva aggredirmi. È arrivato avvelenato e così mi sono alzato anch’io. Certe cose non le faccio passare. Gli ho detto: “tu il fascista con me non lo fai. Porta rispetto a me e alla mia gente”. Poi ci siamo abbracciati». Non proprio uno spettacolo edificante. «Si è andati sopra le righe, perché quando si parla di territori c’è un’emotività. Non voglio fare il campanilista ma con quello che ci è accaduto, L’Aquila ha bisogno di aiuto. Come avvenuto durante il governo Chiodi, lo pretendo dalla maggioranza di cui faccio parte. Se hai dei figli e uno sta male si aiuta quello che ha più problemi». Ora cosa accadrà? «Non ci siamo compresi e va fatto un chiarimento politico su alcuni aspetti importanti, dal Masterplan a “L’Aquila città capoluogo”. Ci sono due livelli del consigliere regionale: costruire un’agenda regionale e poi costituire un presidio del territorio di riferimento. Visto che sono stato il consigliere regionale più votato devo lavorare affinché i Comuni siano tutelati. La forza della città proviene dall’unità del territorio. Ritengo che quanto è stato fatto finora non è assolutamente sufficiente». Non sono parole di zucchero per D’Alfonso. «D’Alfonso è diventato presidente grazie al voto e a una spinta propulsiva delle aree interne che hanno bisogno di sostegno. Lo diceva Barca: per evitare l’impoverimento delle aree interne vanno fatte iniziative. Io sono il depositario della Valle aquilana e al momento riscontro un gap che sarà colmato». Come vi siete lasciati con il presidente? «Ci parleremo alla presenza di Giovanni (Lolli ndr), Camillo (D’Alessandro ndr)e Silvio (Paolucci ndr)perché ci sono troppi temi irrisolti». Cosa è scritto nel Masterplan che penalizzerebbe L’Aquila? «Intanto, devo dire che ho la percezione che, da quando L’Aquila e il cratere dispongono di un flusso continuo di risorse per la ricostruzione, ci si è rilassati. Sul Masterplan sono stati commessi errori: in primis, non è contemplata una forma di finanziamento per l’aeroporto di Preturo e per la sua trasformazione in scalo di protezione civile, come già si era ipotizzato nel post-sisma. Unito all’interporto di Avezzano e con il Contact center del Dipartimento di protezione civile del Formez poteva rappresentare un unicum dell’Italia centrale. Io sono dell’idea che sviluppare l’aeroporto commerciale, come chiedeva Cialente, era fallimentare. L’Abruzzo può sostenere un aeroporto a Pescara e un porto a Ortona. Può avere invece una vocazione del volo della protezione civile, con Canadair, elisoccorso, soccorso alpino ecc... Inoltre, il parco regionale Sirente Velino e il parco nazionale Gran Sasso Laga continuano a restare senza presidente. Per noi è un sconfitta». Lei ha criticato i fondi a Roccaraso. Come mai? «Non è così e faccio chiarezza. A fronte dei 40 milioni di euro per l’Aremogna, che vanno benissimo, e dei 25 per Passo Lanciano e la Maielletta, non si comprende come possano essere stati esclusi i bisogni di Ovindoli, Campo Felice, Gran Sasso e Prati di Tivo. Manca la visione complessiva e un quadro sinottico delle aree interne. Non è dolo, ma colpa. È mancato il confronto con parlamentari e consiglieri regionali. Poi, sono stati stanziati 52 milioni di euro per le piste ciclabili della zona adriatica, la bike to coast, quando io sono stato promotore con Università dell’Aquila, Regione, Provincia e 25 Comuni di un accordo quadro per la realizzazione di una pista polifunzionale della Valle Aterno, grande potenziatore turistico, finanziata dalla Fondazione Carispaq con borse di studio. Ebbene, nessun cenno nel Masterplan». La legge sull’Aquila capoluogo? «È ferma al palo da oltre un anno. Non si riesce a costruire un ragionamento di maggioranza. La vicenda della Sinfonica abruzzese dimostra che manca un referente per la cultura che faccia una strategia. Sulle infratrutture non si è minimamente contemplata l’ipotesi di un collegamento ferroviario L’Aquila-Roma. Avevo scritto lettere a D’Alfonso, ma non mi è stata data risposta». In questa contrapposizione con il presidente c’entra qualcosa anche la sua presa di posizione contraria a Tordera manager della Asl? «La mia non era una battaglia contro Tordera, ma sul metodo e nel merito. Chiedevo di utilizzare lo stesso metodo usato a Pescara e Chieti: scegliere un medico. Per come è stata costruita la delibera, che fa acqua da tutte le parti, è stato commesso un errore. È in atto una riforma rivoluzionaria e chi, più dei medici, può sostenere la battaglia di Paolucci? Mi sembra che anche l’assessore abbia un po’ subito la scelta. Ora è chiaro che si lavorerà con Tordera». Alle prossime elezioni comunali aquilane, che intenzioni ha? «Sulle elezioni comunali, bisogna fare un ragionamento collettivo e non solo per ambizioni personali, vi sono figure importanti che possono ricoprire quell’incarico. Faremo le elezioni primarie; le chiesi per la mia candidatura e penso che sarà un passaggio fondamentale. Dovranno essere sciolti dei nodi importantissimi. Va dato un sostegno ai giovani perché rischiano di andare via da questa città. Senza giovani è una città che muore. Una mia eventuale candidatura a sindaco? Vedremo. Mi è stata proposta, sono una delle figure che può interpretare, anche come età, questo ruolo. Sono papà di bambini, figlio di genitori anziani e conosco la macchina comunale. Questa città la conosco nella pancia, nelle viscere. Però ora penso al lavoro che bisogna fare in Regione. Ciò che sto facendo è sotto gli occhi di tutti. Come faccio a lasciarlo? Di certo fare il sindaco sarebbe un privilegio e rinuncerei a tutto».

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