Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.579



Data: 11/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Sciarra: basta fango. Alla City nessun reato. Il capo della cordata di imprenditori in trattativa con la Regione per la nuova sede difende l’operazione: «Non è un regalo ai costruttori, ma un’opera utile»

PESCARA «Abbiamo subito in silenzio, ma a tutto c’è un limite». Interviene così Marco Sciarra, il costruttore a capo della cordata di imprenditori proprietaria del complesso La City in costruzione lungo via Tiburtina che la Regione Abruzzo potrebbe acquistare. Un affare da 42 milioni di euro (Iva compresa). La City è finita al centro di un’indagine, già chiusa, con 15 indagati per abuso d’ufficio e abuso edilizio. Ma, su quest’operazione, la polizia di Pescara ritiene necessari nuovi accertamenti per il presunto reato di turbativa d’asta. Ieri, la presa di posizione di Sciarra e degli altri imprenditori, il presidente del Pescara Daniele Sebastiani, l’ex presidente dell’Ance Giuseppe Girolimetti e Alessandro Acciavatti, ex dirigente del Pescara impegnato nel settore calcestruzzi: sostengono che si tratta di un’«operazione super trasparente». Anno 2006. Sciarra ricostruisce i passaggi: «Abbiamo comprato l’area dell’ex fornace Tinaro nel 2006, un’area post-industriale che per oltre vent’anni è stata una bomba ecologica con l’amianto. Nel 2008 abbiamo speso più di 1,3 milioni di euro per eseguire la bonifica», spiega il costruttore, «e lo abbiamo fatto ancora prima di avere il permesso di costruire che ci è stato dato soltanto nel 2011, non per colpa nostra ma per le lungaggini della burocrazia. Poi, abbiamo avviato i lavori e investito 11 milioni di euro. L’iniziativa della City», racconta Sciarra, «non era nata per vendere i locali alla Regione ma per creare un centro direzionale con uffici, negozi, palestra e albergo. Avevamo fatto già le prime vendite degli spazi ma, con la trattativa con la Regione, abbiamo ridato indietro le caparre ai compratori». La Regione cerca sede. Il progetto cambia nel 2010 quando la Regione, con l’amministrazione Chiodi, ha emanato un avviso pubblico per trovare una sede unica: «In 12 abbiamo risposto», ricorda Sciarra, «ma nessuno di noi aveva i requisiti perché la Regione cercava una sede già pronta. Così, nel 2011, è stato emanato un secondo avviso, con la possibilità di reperire locali non ancora completati e siamo stati scelti noi». Quel percorso amministrativo portato avanti dalla Regione di D’Alfonso, quasi 4 anni dopo, è finito sotto la lente degli inquirenti. Sciarra rivendica la «serietà» degli imprenditori: «Come ci si permette di mettere in discussione la nostra credibilità? Non siamo approfittatori sull’orlo del fallimento». Una dichiarazione, quella di Sciarra, che nasce da un passaggio dell’ultimo rapporto della Mobile, risalente al 15 dicembre 2015, in cui si sostiene che le ditte interessate all’affare della City avrebbero perdite milionarie, soprattutto verso le banche, e che l’operazione con la Regione potrebbe essere una soluzione allo stato di crisi. Sciarra risponde: «I debiti? Sono normali operazioni finanziarie, abbiamo dei semplici mutui con le banche come tutti gli imprenditori. La società Iniziative immobiliari è sana». Fatture Imar. Poi, Sciarra parla della Imar, ditta di Giovanni Pagliarone appaltatrice dei lavori della City che è finita al centro di un’indagine della finanza per presunte fatture false da 43 milioni di euro e poi ammessa al concordato preventivo: «Prendiamo le distanze dalla Imar», dice, «è soltanto un’appaltatrice. Nel 2010 ci aveva fornito sufficienti garanzie: quella ditta aveva costruito anche l’auditorium di Renzo Piano a Roma e altri centri direzionali, quindi, che colpa ne abbiamo noi se la Imar è andata in concordato? Non si può fare di tutt’erba un fascio e, comunque, con la Imar abbiamo risolto il contratto». Secondo la Mobile, invece, tra la Iniziative immobiliari e la Imar ci sarebbero ancora dei legami d’affari: «Abbiamo risolto il contratto», sottolinea Sciarra, «e ora i lavori sono fermi». «Affare da 34 milioni». L’imprenditore poi parla del prezzo reale della City: «Si parla di un’operazione da 42 milioni di euro, ma non è così perché quasi 7 milioni sono l’Iva e non li incassiamo di certo noi: il prezzo del bene è di 34,75 milioni. Inoltre l’operazione prevede anche che noi dovremmo prendere in permuta le palazzine della Regione di viale Bovio e via Raffaello, palazzine che abbiamo appena saputo essere anche pericolanti». Replica a M5S e Rifondazione. Sciarra risponde, poi, al consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari e all’ex deputato ed ex consigliere sia regionale che comunale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo che hanno lanciato sospetti sull’operazione: il primo ha presentato l’esposto che ha fatto partire l’indagine; il secondo ha dichiarato che l’operazione è solo «un modo per salvare ditte amiche con denaro pubblico». «La Regione Abruzzo attualmente ha 9 sedi su 11 mila metri quadrati e paga 1,1 milioni di euro di affitti», afferma Sciarra, «mentre, con la City, la superficie salirebbe a 18.700 metri quadrati e il pezzo di affitto sarebbe di 1,4 milioni più Iva. Il prezzo di vendita sarebbe di soli 1.905 euro al metro quadrato: ditemi un po’ voi se questo è un regalo ai costruttori. E poi il prezzo è stato asseverato anche da una perizia dell’Agenzia del demanio e ha subito anche una riduzione per la spending review. Pettinari e Acerbo dovrebbero conoscere gli atti». «Andremo avanti». Attualmente, l’operazione è ferma ma Sciarra ci crede ancora: del resto, lo stesso governatore Pd Luciano D’Alfonso, nell’ultimo consiglio regionale di mercoledì scorso dopo un atto d’accusa contro un investigatore della Mobile, ha annunciato che c’è la possibilità di andare avanti su questa strada. «La Regione e noi stessi ci guardiamo bene dal perfezionare un contratto prima che sia fatta luce sull’intera vicenda. Ma la City è un posto unico e avrà un parcheggio di 700 posti e 7 mila metri quadrati di verde», dice Sciarra, «se non si dovesse fare più, ci dispiacerebbe per Pescara: in quel caso, però, vorrebbe dire che la sede unica della Regione, a Pescara, non si farebbe mai più. Qui si butta solo fango, forse c’è qualcuno che non vuole la sede unica. Se non si facesse, noi torneremmo al nostro vecchio progetto».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it