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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/03/2016
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regione: summit D'Alfonso-Pietrucci ''Rapporti ok, ma ora basta promesse''. Il dopo rissa. Il presidente: ''Rottura insanabile? Assolutamente no''. Il consigliere non molla: ''Non capisce le aree interne, programmare''

L’AQUILA - Un vertice tra il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e il consigliere del Partito democratico Pierpaolo Pietrucci, per programmare e affrontare la soluzione dei problemi delle aree interne dopo il fragoroso alterco di ieri in Consiglio regionale che solo per poco non si è trasformato in rissa.

Sarà questo il viatico per sancire la pace dopo che, ieri, in aula sono volate parole grosse con Pietrucci che ha tuonato a D’Alfonso: “Tu con me il fascista non lo fai, rispetta la mia gente e la mia terra”.

“Rottura insanabile con Pietrucci? Assolutamente no!”. Sono le uniche parole pronunciate dal presidente D’Alfonso, oggi a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario oggi in Corte dei conti.

Quanto a Pietrucci, a freddo ad AbruzzoWeb il consigliere assicura che “i rapporti personali torneranno normali. Non ci siamo ancora sentiti - svela - ma abbiamo concordato un incontro nel quale le problematiche che sono venute a galla saranno risolte. Si possono risolvere? No, si devono risolvere. Sono fermo sui contenuti, ieri ci sono stati un’emotività e un coinvolgimento perché tengo alle argomentazioni di un territorio di riferimento che vedo in difficoltà”.

Pietrucci non risparmia una critica al governatore: “Pensa di risolvere, secondo me sbagliando, i problemi di base che ci sono con me e con altri attraverso promesse di interventi e misure a spot, provando a calmare un’esigenza che non è del consigliere ma del territorio. Invece bisogna sedersi e stabilire programmi seri su prospettive serie, altrimenti la coesistenza diventa problematica e le crisi non finiranno mai”.

Pietrucci è stato inondato di telefonate e testimonianze di stima sui social.

“Mi ha chiamato il vice presidente, Giovanni Lolli, per sapere che cosa fosse successo, la senatrice Stefania Pezzopane mi ha mandato un sms. Il sindaco Massimo Cialente? Lui no, ma ho sentito la vicinanza di tutta la città - confessa - Devo avere lo stesso atteggiamento se queste cose le avesse fatte un presidente di centrodestra o grillino: a Gianni Chiodi lo abbiamo fatto pesare, non vedo perché non farlo con uno del mio stesso partito”.

La permanenza nel Pd non è in discussione, “assolutamente, mai lo sarà”, mentre nel rivedere D’Alfonso “non ci sarà alcun imbarazzo: io devo risolvere i problemi e correggere gli errori. Sarò fermo nei contenuti, perché ho ragione da vendere, ma sono propositivo e costruttivo”.

(ha collaborato Marco Signori)

CRISI STORY: UN ANNO E 9 MESI VISSUTI PERICOLOSAMENTE
Un anno e 9 mesi vissuti pericolosamente. Fin dai primi giorni dopo la sua ascesa al piano più alto di palazzo Silone, Luciano D’Alfonso ha dovuto sempre misurarsi con una maggioranza non eccessivamente avvezza e modellabile al suo protagonismo e al suo autoritarismo.

Quello di Pierpaolo Pietrucci e del suo "non fare il fascista con me" che per poco non è finito a botte è solo l’ultimo caso. Un altro c’era già stato nella stessa seduta della quasi rissa, al termine di un vero “pomeriggio da cani”, quando Lucrezio Paolini, vice presidente vicario del Consiglio, quindi non un peone, ha rifiutato di votare la nomina “fuori sacco” dell’avvocato Daniela Valenza come presidente dell’Ente per il servizio idrico regionale (Ersi), società strategica che riunisce tutti gli ambiti ottimali (Ato), contestando apertamente l’eccessiva frettolosità nel proporre e avallare il nome tra i vari curriculum in pista.

Ma non si può dimenticare che, per tutta l’estate 2015, appena un anno dopo il voto, si è trascinata una crisi di Giunta che ha portato alla nomina di un assessore, il consigliere Andrea Gerosolimo di Abruzzo civico, che si è accaparrato una poltrona in Giunta senza farsi scrupoli di cavalcare per i suoi scopi la protesta delle associazioni culturali escluse dal finanziamento alla cultura per salvare la Sinfonica, fiancheggiato dal collega dello stesso gruppo Mario Olivieri e dal dem Luciano Monticelli.

Alcuni protagonisti sono ricorrenti nelle crisi dalfonsiane, forse anche per questo si spiega il nervosismo contro Pietrucci che, qualche mese prima di quel rimpasto, aprile 2015, proprio assieme ai “soliti ribelli” di Abruzzo civico e all’altrettanto abitudinario Monticelli, aveva fatto andare sotto la maggioranza votando sì a una risoluzione presentata dalla minoranza di centrodestra contro la chiusura dei punti nascita.

Un mese bollente, quello, perché grossomodo negli stessi giorni c’è stato anche lo strappo dell’assessore Donato Di Matteo, sfiduciato dalla maggioranza che ha votato il rinvio dell’approvazione di una legge sulla vendita delle case popolari, riuscendo a farsi scippare la competenza dal governo nazionale.

Allo scorso gennaio, infine, risale una nuova frattura, con la federazione dei gruppi consiliari, poi finita a ramengo, tra l’onnipresente Abruzzo civico e l’unico esponente di Centro democratico Maurizio Di Nicola, nei primi mesi scudiero dalfonsiano poi via via defilatosi dalla cerchia più ristretta, per fare lobby sulle ragioni del civismo.

E poi le voci di dissidi sempre più frequenti con il vice presidente, Giovanni Lolli, e con gli altri assessori, oltre che la girandola di cambi nella squadra dei capi dipartimento e nello staff. Insomma, un D’Alfonso sempre più solo e nervoso.

LE ACCUSE: "D'ALFONSO NON CAPISCE LE AREE INTERNE"
“D’Alfonso non capisce le esigenze e le ragioni di tutte le aree interne che si stanno spopolando, non solo L’Aquila, e intanto la legge sul capoluogo è ferma al palo”.

La lite sarà anche acqua passata, ma Pierpaolo Pietrucci, entrando nel merito, non risparmia certo critiche al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, anzi.

Resta saldo nella contestazione di un metodo che, in fondo, in questo anno e mezzo abbondante ha portato a numerose burrasche nella maggioranza di centrosinistra che pure aveva prevalso in modo netto alle elezioni del 2014.

“Abbiamo comunità che si spopolano e presìdi sociali che vengono meno - rimarca Pietrucci - L’ex ministro Fabrizio Barca ha detto che c’è bisogno di coesione sociale e che si ottiene solo attraverso i presìdi come farmacie, poste, scuole, che invece cominciano a chiudere. Ci riempiamo la bocca con i borghi ricostruiti, ma se non ci sono servizi e non ci vive nessuno a che serve? Ci vengano a vivere loro”.

Pietrucci rivendica, in questi mesi, di aver svolto “una politica pensando a tutto il territorio. Per me Cesaproba di Montereale ha le stesse esigenze di Tottea e Crognaleto, prima di attuare delle misure è necessario capire - prosegue insistendo sul summit - Ora ci dobbiamo confrontare su un tavolo e ristabilire la linea programmatica”.

Fin qui il “retroterra” della crisi, ma l’esplosione di Pietrucci è arrivata sul masterplan che, sottolinea più volte, “ha diversi problemi”.

“Sono stati dati fondi per i bacini sciistici: 40 milioni all’Alto Sangro, 25 a Passo Lanciano e Maielletta, benissimo, ma non esiste che nel ‘vangelo economico’ dei prossimi anni della Regione non siano state inserite le montagne aquilane e teramane, sistemi turistici integrati del Gran Sasso, Campo Felice e Ovindoli”.

Ancora, “ci sono 52 milioni per il bike to coast a fronte di 0 euro per le piste ciclabili dell’ambito aquilano, che era stato chiesto con forza, visto che la Regione è capofila di un progetto realizzato dagli aquilani con i fondi propri”.

“In più - continua - c’è la vicenda infrastrutturale: l’aeroporto di Preturo non è stato minimamente considerato a fronte degli investimenti, pure giusti, 40 milioni, su quello di Pescara, senza contare i fondi per la società di gestione Saga”.

Pietrucci chiarisce che lo scalo aquilano “poteva essere considerato per la protezione civile, non confliggente ma complementare a quello pescarese, interconnesso con l’interporto di Avezzano per essere un polo di riferimento dell’Italia centrale”.

Questo sistema tutto dedicato alla protezione civile, per il consigliere dem, che è anche presidente della seconda commissione consiliare (Territorio), “poteva essere la prima costola per sperare che un ministero potesse distaccare la sua sede all’Aquila, che ha un grande patrimonio immobiliare pubblico e che consentirebbe di risparmiare ingenti fitti passivi: invece, niente”.

C’è poi la legge sull’Aquila capoluogo ferma a un palo, annunciata da D’Alfonso già in campagna elettorale, presentata tra squilli di trombe e pari polemiche con il presidente proponente e Pietrucci firmatario, dopodiché non se n’è saputo più nulla.

“Mi ha incitato a proporre una legge, anche con delle modifiche, perché è partita in un modo e arrivata in altro, ma che portava risorse vere, addizionali, di 1 milione l’anno, ma ora è tutto fermo - accusa Pietrucci - Ha portato avanti la Saga e altre ragioni e per queste battaglie si è impegnato in riunioni di maggioranza. La stessa ‘care’ (cura, attenzione, ndr) non c’è stata per le vicende dell’ambito aquilano”.

Ancora un altro punto di contestazione è la cultura, “c’è la mancanza di un referente e di una delega vera a qualche assessore, e inoltre servirebbe una compensazione dei fondi dati a pioggia ad altri enti culturali. Insomma - conclude - L’Aquila ha bisogno di essere sostenuta in ottica regionale, c’è necessità di una visione strategica”.

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