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Pescara, 25/07/2024
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Data: 15/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Il bambino gattonava sui binari». Sfilano i testimoni al processo per la morte del piccolo Francesco Spinelli, travolto da un treno il 24 maggio 2014 «Ho frenato e azionato il fischio, ma fermarsi in tempo era impossibile», il drammatico racconto del macchinista

CHIETI «A un certo punto ho visto due bambini, uno in piedi sulla massicciata, l’altro che gattonava sulle rotaie: sono rimasto esterrefatto, ho azionato i freni e il fischio ma non sono riuscito a evitare l’impatto. Quando mi sono fermato non riuscivo a perdonarmi, ero in preda a un forte choc, mi sono fatto coraggio e mi sono messo alla ricerca del capotreno che è andato a verificare, io non sono andato a vedere il bambino, non sono sceso dal treno». È toccato a Pasquale Bianchi, in pensione dallo scorso dicembre, ricostruire gli istanti drammatici di quel tardo pomeriggio del 24 maggio 2014. Era lui il macchinista del treno regionale partito da Roma Tiburtina che intorno alle 18.40 di quel giorno nei pressi della stazione San Marco di Pescara travolse e uccise il piccolo Francesco Pio Spinelli, 3 anni. Per la sua morte sono a processo davanti alla Corte d’Assise di Chieti, presidente Geremia Spiniello, a latere Isabella Allieri, la madre Loreta De Rosa, accusata di abbandono di minore, il padre Virgilio Spinelli e il nonno Cristoforo Spinelli, questi ultimi accusati di concorso in omicidio colposo. Poco prima dell’impatto Bianchi aveva già rallentato perché sapeva che subito dopo avrebbe trovato il limite a 60: il convoglio, dunque, viaggiava nel pieno rispetto dei limiti di velocità e prima di arrestarsi del tutto percorse altri 249 metri.
UN VOLO DI 50 METRIIl corpicino di Francesco era stato sbalzato a una cinquantina di metri di distanza dalla massicciata, solo sfiorato dal convoglio, tant’è che la capotreno, Tiziana Tronca, anche lei sentita ieri come testimone, lo cercò invano sotto i vagoni. Ci furono scene di disperazione, mentre il cuore del bambino ormai non batteva più. Francesco, secondo l’accusa sostenuta dal Pm Andrea Papalia, raggiunse i binari dopo essere passato da un varco nella recinzione della proprietà di Cristoforo Spinelli, dal quale si accedeva direttamente all’area ferroviaria. L’abitazione e la stalla per cavalli sono abusive, come è emerso dalla testimonianza del maggiore della polizia municipale Giorgio Mancinelli, mentre il sostituto commissario della Polfer Davide Zacconi ha evidenziato come la distanza fra il varco e le rotaie fosse di una trentina di metri, entro il limite di inedificabilità. A chiamare l’ambulanza, invece, fu una commerciante, Ilenia Pelagatti. La difesa, con gli avvocati Luca Sarodi e Antonio Valentini, punta quantomeno sul concorso di colpa con Ferrovie dello Stato perchè in quel tratto non c’è alcuna protezione dei binari. E sta valutando l’ipotesi di avviare un’azione civile. Prossima udienzal’11 luglio.

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