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Pescara, 25/07/2024
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Data: 16/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ryanair conferma il no a Pescara. La compagnia irlandese indisponibile a finanziare Alitalia con il maggior carico fiscale, il 7 aprile il vertice con il governo. Promessa di un vertice risolutivo con Delrio e shopping in centro: ma D’Alfonso non commuove il manager O’Brien.

«Siamo interessati a restare, ma devono togliere le tasse. Non vogliamo prendere i soldi dei pescaresi per darli al governo italiano, che poi li dà ad Alitalia». Anche esprimendosi in un perfetto inglese, il direttore commerciale di Ryanair, David O’Brien, non poteva essere più chiaro di così. E chissà se è bastato ad ammorbidire l’irlandese il giro di shopping tra le belle vetrine di Pescara organizzato da D’Alfonso a fine riunione. Di certo l’incontro con i vertici della compagnia low cost è iniziato con una doccia gelata, nonostante il governatore avesse scelto l’elegante location dell’Aurum per risolvere il contenzioso con i signori di Dublino: «Vi ho voluti qui perché questo è un luogo che mi ha sempre portato fortuna». Poi, venendo al dunque, D’Alfonso mette sul tavolo il dossier che dovrebbe convincere la compagnia low cost a non abbandonare i collegamenti europei dal prossimo ottobre. Le mosse sono tre: una proposta di legge nazionale che punta ad eliminare l’aumento delle tasse aeroportuali varate dal governo lo scorso gennaio. Una informativa della Commissione europea che potrebbe rivedere le strette finanziarie attuate nei confronti degli aeroporti regionali con un traffico inferiore ai 700mila passeggeri l’anno (quello di Pescara è poco al di sotto di questa soglia).
IL RUOLO DEI PRIVATI
Strategico il coinvolgimento dei privati per reperire risorse aggiuntive. «Sono fiducioso - diceva D’Alfonso - al termine dell’incontro con Ryanair e Saga. È una vicenda che si risolverà per noi e anche per gli altri aeroporti italiani alle prese con lo stesso problema, che mi hanno la delega a trattare con la Commissione europea. Anche da Bruxelles cominciano ad arrivare aperture importanti». Il riferimento è ai finanziamenti erogati alla Saga della Regione e bocciati fino ad oggi come aiuti di Stato. Ma il vero interlocutore della compagnia irlandese resta Palazzo Chigi visto che è stato il premier Matteo Renzi a ufficializzare, nel gennaio scorso, l’aumento della tassa aeroportuale da 6,5 a 9 euro (10 euro a Roma) sui ticket. Tra l’altro, con la motivazione che il nuovo introito sarebbe andato a finanziare gli esuberi di Alitalia e non i Comuni che subivano il balzello. È stato questo a fare salire sull’Aventino mister Ryanair che non ci ha pensato due volte a minacciare, proprio per bocca di O’Brien, di abbandonare subito gli scali di Alghero e Pescara.
Subire un aumento dei costi per salvare la compagnia di bandiera in affanno (tra l’altro una diretta concorrente) è chiedere po’ troppo per i manager di Dublino. La novità dell’ultima ora è che il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio ha dato appuntamento ai vertici di Ryanair per il 7 aprile. In un precedente incontro con D’Alfonso, lo stesso Delrio aveva ipotizzato una possibile marcia indietro del governo sull’aumento della tassa aeroportuale. Una partita che Pescara non gioca fortunatamente da sola, visto che in ballo ci sono gli oltre 9 milioni di passeggeri l’anno trasportati in giro per il mondo dalla compagnia low cost irlandese e 6.900 posti di lavoro, più l’indotto. In Abruzzo, e non solo nel comparto turistico, c’è già chi si strappa le vesti solo all’idea che dall’ottobre prossimo Ryanair possa sgomberare la pista dell’aeroporto di Pescara, con danni economici incalcolabili.

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