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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Quanto varrà la nostra pensione?. L’Inps ce lo dice già: molto poco. Da aprile saranno recapitate 150 mila lettere al giorno con la previsione sull’assegno previdenziale. Destinatari saranno soprattutto i giovani, che potranno così pensare se farsi un reddito di scorta

PESCARA Tra meno di un mese nelle cassette postali degli italiani ancora in attività (dipendenti privati, commercianti, artigiani, partite Iva iscritti alla gestione separata, e successivamente anche agli statali) arriverà una busta arancione con sopra la scritta «La mia pensione». Dentro la busta colorata (che prende il nome da un analogo documento spedito dalle poste svedesi) il destinatario troverà una lettera con tutte le i numeri della sua pensione: l'età di pensionamento, la stima dell'assegno di pensione rapportato al costo della vita di oggi (dunque al momento della pensione l’assegno vero sarà comprensivo dell’inflazione, ecc.), l'estratto conto, quanto vale in rapporto con l'ultima retribuzione e l'invito a munirsi del Pin unico per accadere al servizio online dell’Inps. Che entro il 2016 punta a coprire «una platea di 7 milioni di lavoratori privati», ha detto il presidente Tito Boeri.
OBIETTIVO GIOVANI. Contrariamente a quanto si può pensare, la busta arancione punta soprattutto ai giovani, a quelli appena entrati nel mercato del lavoro, che generalmente non pensano affatto alla loro pensione, come testimoniano i dati in mano all’istituto di previdenza. Da maggio del 2015 è infatti possibile, con Pin Inps, prendere visione della propria situazione pensionistica e fare simulazioni (uscita anticipata, variazioni di retribuzione) ma gli accessi degli under 40 sono 1,3 milioni su un totale di 9 milioni. Raggiungere chi non è digitalizzato e invitare a rimediarvi è quindi l'obiettivo dell'operazione che da metà aprile porterà alla spedizione di 150 mila lettere al giorno. Sapere quanto si prenderà di pensione, al termine della vita lavorativa, sarà per molti un’amara sorpresa. Secondo Boeri il 60% di coloro che riceveranno la busta arancione leggeranno una cifra inferiore rispetto a quanto si aspettano. «Molti contribuenti non riescono ad immaginare quanto sarà la propria pensione, perché si costruisce con i primi anni di contributi, non con gli ultimi, come succedeva un tempo», ha spiegato Boeri. Conoscere il presunto tenore di vita da pensionato, però, sarà utile per studiare forme di rendita di scorta con fondi pensione o programmi personalizzati di risparmio.
LA SIMULAZIONE. La simulazione scelta dall’Inps prevede che ognuno si metta a riposo dopo aver raggiunto l’età della pensione di vecchiaia, cioè 66 anni e 7 mesi (età destinata però a salire per l’aumento dell’aspettativa di vita). La cifra stimata non tiene conto dell’eventuale taglio dell’assegno dovuto a uscita anticipata (calcolo che invece possono simulare coloro che si servono del servizio internet dell’Inps) o a cambiamenti della normativa (per esempio la flessibilità di cui si discute molto in queste settimane). Una variabile importante per la stima della pensione è il sistema di calcolo. Il calcolo della pensione si basa su due metodi fondamentali: il metodo retributivo e il metodo contributivo. Il retributivo calcola l'assegno di pensione sulla base degli stipendi percepiti in un periodo più o meno lungo precedente il pensionamento. Il metodo contributivo si basa su tutti i contributi che il lavoratore ha versato nel corso della sua carriera lavorativa. L'applicazione dei due metodi dipende da quando si è cominciato a lavorare e dunque a versare. Il metodo retributivo, quello più vantaggioso, ma non viene applicato per i dipendenti iscritti per la prima volta all'Inps dopo il 31 dicembre 1995. Nel loro caso tutta la prestazione viene calcolata con il metodo contributivo. C’è poi il sistema misto per lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano un'anzianità di almeno 18 anni. Il metodo misto vale per la maggior parte dei lavoratori pensionati dal 2012 e che andranno in pensione nei prossimi anni. Gli effetti dei tre metodi sono molto diversi. Consideriamo tre lavoratori di 63, 53 e 43 anni al 31 dicembre 2014, iscritti per la prima volta a 25 anni con una retribuzione di 15 mila euro. Il primo prenderà una pensione con il metodo retributivo pari al 79% dell’ultimo stipendio; il secondo con il metodo misto, il 69% dell’ultimo assegno; il terzo prenderà una pensione calcolata con il contributivo pari al 54% dell'ultimo stipendio lordo.
PENSIONE DI SCORTA. Una volta stabilito che l’assegno di pensione sarà molto modesto. Bisogna capire come integrarlo. La misura più semplice, già prevista, è il versamento del Tfr in un fondo pensione. Dal 1° gennaio 2007 i lavoratori del settore privato possono destinare il proprio Tfr a un fondo pensione esprimendo la propria scelta entro sei mesi dalla data d’assunzione (per gli assunti dopo il 31 dicembre 2006). Se trascorsi i sei mesi il lavoratore non fa una scelta, scatta il silenzio assenso e la liquidazione maturata viene destinata irrevocabilmente alla previdenza complementare.

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