Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.579



Data: 23/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
L’inferno alle spalle. Il sollievo e le lacrime di chi è tornato. Pescara, 141 i passeggeri del volo arrivato da Charleroi. Ma c’è anche chi parte: dobbiamo raggiungere le famiglie

PESCARA Chi aspetta un figlio agli arrivi dell'aeroporto, lo fa sempre con una certa ansia. Ma il giorno degli attentati di Bruxelles, all'aeroporto di Pescara lo stato d'animo è diverso. L'emozione di chi attende la porta del gate aprirsi per abbracciare una persona cara è un misto di sollievo e amarezza. Sollievo per aver riabbracciato il proprio caro, amarezza perché quell'aereo arriva da Charleroi, a un passo dalle esplosioni rivendicate dal terrorismo all'aeroporto di Bruxelles e alla metropolitana. Il volo di Ryanair arriva a Pescara con qualche minuto di anticipo. Dei 189 posti disponibili, volano in 141. Gli altri hanno rinunciato all'ultimo, la Saga dice che il velivolo inizialmente era pieno. Sono tanti gli abruzzesi che vivono in Belgio. Per la maggior parte giovani, e lavorano tutti in qualche modo a progetti europei. Ieri mattina, poco dopo le 8, chi non ha sentito direttamente l'esplosione ha comunque avvertito in tempo reale il clima di tensione. Mirko Rossi e Giampaolo Rosato sono due giovani politici. Il primo è capogruppo Pd a Mosciano il secondo fa l'assessore a Taranta Peligna. Avevano un incontro con l'Anci Abruzzo nella sede belga della Regione. «Il nostro albergo era a un passo dal Consiglio dell'Unione Europea», racconta Rossi, «E avremmo dovuto fare la riunione alle 10. Abbiamo saputo delle bombe dalla televisione, ma poi siamo usciti lo stesso. Tutte le strade erano transennate, ma non c'è stata nessuna isteria. La città era blindata, ma composta». Il papà di una ragazza di ritorno da Bruxelles dice di aver sentito la figlia solo su Whatsapp: «E' stato quello l'unico modo per comunicare. Per telefono, niente. Certo, stare qui a casa impotenti ci ha messo una certa angoscia. Mia figlia mi ha mandato una foto facendosi vedere tranquilla. Ma che tranquilla, io finché non la vedo davanti a me non vivo». Greta Di Fusco racconta della difficoltà che lei e i suoi compagni hanno avuto per raggiungere l'aeroporto di Charleroi: «Lo scalo era tranquillissimo, blindato ma tranquillo. Per raggiungerlo, però, abbiamo fatto circa 2 chilometri a piedi con la valigia. Se fossi rimasta sul pullman che ci conduceva all'aeroporto non avrei mai fatto in tempo ad arrivare, il traffico era paralizzato». Oltre a chi arriva, c'è anche chi è partito: Andrea ha moglie e figli a Bruxelles, e fa la fila al check in alle prime ore del pomeriggio: «Ho avuto paura per loro, so che mia moglie è al lavoro, mia figlia a scuola. Ma devo andare da loro. Devo raggiungere la mia famiglia».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it