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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/03/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Io, in metro sul treno prima del disastro Bruxelles in un incubo». Le testimonianze abruzzesi dalla capitale culla dell’Europa unita A Pescara atterra il volo da Charleroi: «Nella tragedia grande civiltà».

PESCARA Le voci dell’incubo toccato con mano, dell’assetto di guerra piovuto nel mondo occidenttale in una fredda mattina di primavera, per di più nella capitale-culla dell’Europa unita. Arrivano a Pescara con il volo da Charleroi a ora di cena. Negli occhi, il sollievo per aver toccato un suolo sicuro; nelle parole e nel cuore invece ancora lo smarrimento di chi era nell’epicentro della paralisi internazionale generata dagli attacchi a Bruxelles. Stefania Oliveri lavora per un’agenzia di comunicazione proprio nei pressi della fermata della metro colpita. E’ sotto choc: «Abbiamo avuto paura per i colleghi che ancora non arrivavano. Io sono scesa alla stazione prima, Schumann, grazie a una collega che mi ha avvisato preventivamente». Giampaolo Rosato è il coordinatore Anci giovani Abruzzo, assessore a taranta Peligna.
«Siamo andati a Bruxelles perchè stiamo impostando il progetto Eramus per i giovani Anci. Eravamo in hotel a 150 metri dalla metro dell’esplosione, siamo stati bloccati abbiamo sentito sirene e panico in strada. Siamo addolorati, è stata colpita l’Unione Europea, noi siamo convinti europeisti. E comunque, nonostante il massimo allarme abbiamo visto un clima di grande civiltà». Mirko Rossi, consigliere comunale di Mosciano, è nella stessa delegazione: avvisa tutti via Facebook. Patrizia Giallonardo di Lanciano ha raccontato della difficoltà per raggiungere Charleroi, unico aeroporto rimasto operativo: «E’ stato difficile arrivare in aeroporto, controllavano ogni auto».
IL TRENO GIUSTO
Laura D'Antuono, invece, ha fatto appena in tempo, ieri, a prendere il treno giusto, quello prima che accadesse il disastro. «Sirene, elicotteri, militari, ambulanze, feriti e soprattutto un silenzio irreale in mezzo al trambusto, tutti camminano in silenzio, mentre il fumo esce ancora dalla metro - racconta Laura che da Sulmona è a Bruxelles per seguire un progetto di innovazione tecnologica nel sociale alla Commissione europea -. Sono scesa alla stazione di Maelbeek e da lì ho camminato per 7-8 minuti per raggiungere una conferenza. Credo di essere stata in uno o due convogli metro precedenti a quello esploso. Ho attraversato l'area colpita a piedi e visto com'è il post attentato». Poco distante Fabiano De Leonardis, funzionario della sede della Regione Abruzzo, non ha sentito esplosioni, ma lo stato di guerra lo avverte. E come: «E' tutto bloccato - racconta - il centro è blindato, i telefoni fuori uso e abbiamo l'ordine di non uscire. Noi abruzzesi siamo qualche centinaia qui, ci siamo sentiti, stanno tutti bene. Ma c'è tensione come non c'è mai stata: vivo a Bruxelles dal 1999, qui ho la famiglia e gli amici. Siamo abituati a convivere con la comunità araba».
STOP AI VOLI
Daniela Aiuto, eurodeputata vastese M5S, dopo lo spavento tornerà in Italia in auto. Ieri era a piedi per strada quando ci sono state le esplosioni. «Mi stavo recando in Parlamento - spiega -. Ci hanno perquisito e una volta dentro, hanno chiuso tutti gli accessi. Il clima era surreale: diversi parlamentari e dipendenti hanno avuto attacchi di panico. Alcune commissioni hanno lavorato in un'atmosfera irreale. Abbiamo paura e non prenderemo mezzi pubblici». Gli aerei per e dall'Abruzzo, però, hanno continuato a funzionare: quello per Bruxelles da Pescara delle 15 ieri è partito, anche se 20 dei 120 passeggeri ha preferito restare a terra. Mentre c'è stata la ressa su quello di cui sopra da Bruxelles-Charleroi per Pescara atterrato in serata. E mentre piovono messaggi di solidarietà da tutto il mondo, il consiglio regionale ieri è riuscito a dividersi: la lettera di vicinanza al popolo belga proposta dalla Presidenza non è stata votata. Con il centrodestra critico sulla terminologia usata e M5S che, «senza voler spiegare i motivi», non ha votato il testo. Alla fine lettera ritirata («non ha senso se manca l'unanimità» ha detto Camillo D'Alessandro) ed è stata firmata singolarmente e privatamente dai singoli consiglieri. Non tutti, ovviamente.

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