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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Il sindaco sotto assedio «Non intendo dimettermi». Centrodestra e 5 Stelle: Alessandrini via, ha mentito. Ma lui non fa una piega. Traditi da una telefonata: l’ordinanza è del 3, anzi no. In un’intercettazione tra il vice sindaco Del Vecchio e il dirigente Vespasiano emerge il cambio della data del divieto di balneazione: l’atto risale al 1° agosto

PESCARA «Metto subito in chiaro che non ci dimetteremo». È una sorta di guanto di sfida quello lanciato ieri da Marco Alessandrini all’opposizione che chiedeva a gran voce le sue dimissioni. Per il sindaco è stata forse la giornata più lunga e difficile dal suo insediamento. Le intercettazioni pubblicate ieri dal Centro sulla vicenda del mare inquinato e dell’ordinanza post datata dell’agosto scorso hanno scatenato una bufera in consiglio comunale. E, come se non bastasse, è scoppiata anche la protesta, l’ennesima, degli ex interinali di Attiva che hanno paralizzato i lavori dell’assise civica per l’intera mattinata. Il primo cittadino è intervenuto in aula dopo un pesantissimo attacco della capogruppo del Movimento 5 Stelle Enrica Sabatini, la quale si è detta sconvolta dopo aver letto quelle intercettazioni in cui il sindaco ordina a un dirigente di mentire sul mare inquinato in quei giorni di agosto, quando in acqua erano finiti migliaia di metri cubi di liquami per la rottura di una condotta in via Raiale. La maggioranza, evidentemente imbarazzata, non è intervenuta per difendere il sindaco. «Questa giunta deve andare via», ha affermato, «le intercettazioni del sindaco e del vice sindaco non lasciano margine di azione. Nell’estate del 2015 hanno messo a rischio la salute dei cittadini per non far scoprire la loro negligenza. Hanno permesso ad anziani e bambini di fare il bagno in acque inquinate che presentavano valori raddoppiati rispetto ai limiti consentiti dalla legge. Questo è intollerabile». «Questo consiglio non può più votare nulla dopo quello che è successo», ha aggiunto, «noi abbiamo presentato una mozione di sfiducia e voglio vedere chi non avrà il coraggio di votarla». Subito dopo di lei, ha preso la parola il vice capogruppo di Forza Italia Vincenzo D’Incecco con un’interrogazione sulle intercettazioni. Ma il presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli non ha consentito la discussione in aula, perché ha ritenuto che non vi fossero le condizioni di urgenza. Intanto Alessandrini, appena arrivato in consiglio, ha deciso di intervenire subito con la speranza di porre fine alle polemiche. Ma le ha in un certo senso alimentate. «Sgombero subito il campo dai dubbi facendo presente che non ci dimetteremo», ha detto il sindaco tra i fischi e gli insulti che giungevano dalla platea dove erano seduti gli ex interinali di Attiva, «voglio ricordare che c’è un’autorità superiore che si è occupata di questa vicenda e che ha deciso l’archiviazione. La vicenda, quindi, è stata chiusa con l’archiviazione. Tra l’altro, questo atteggiamento prosaico arriva da una parte politica che ha qualche problema con la giustizia». Il riferimento è all’inchiesta sulla City in cui l’ex sindaco, ora consigliere di Forza Italia, Luigi Albore Mascia e il capogruppo anche lui di Forza Italia Marcello Antonelli risultano indagati. Il primo cittadino ha quindi concluso con un messaggio di speranza: «Stiamo lavorando affinché la stagione estiva parta con il mare pulito». Ma le parole del sindaco hanno scatenato la dura reazione dei consiglieri di centrodestra. Il primo a replicare è stato Mascia «Sono stato sindaco per cinque anni e il mare non è stato mai così inquinato come ora», ha fatto presente, «non è vero che non avevamo fatto nulla per migliorare le condizioni del mare, perché ci siamo battuti per fare il dragaggio che non si faceva più da anni». Poi, ha ribattuto sulla vicenda giudiziaria cui ha fatto riferimento Alessandrini. «Caro sindaco», ha precisato Mascia, «la sua vicenda giudiziaria è stata chiusa solo in parte, cioè solo la parte che riguarda l’accusa di falso, ma resta ancora aperta quella per omissione. La sua situazione è diversa da quella mia. Lei è responsabile della salute dei suoi cittadini e ha permesso, l’estate scorsa, che migliaia di cittadini facessero il bagno nell’acqua sporca del suo Comune. Lei non può arrivare qui con questa arroganza. Se fosse successo a me, sa benissimo che il mio destino sarebbe stato diverso, molto diverso, dal suo». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Antonelli. «Qui non è in discussione la sua attività per ripulire il fiume e il mare», ha spiegato il capogruppo di Forza Italia, «quello che le si contesta, sindaco, è il fatto che il 30 luglio ha avuto le analisi dell’Arta che indicavano il mare fortemente inquinato e avrebbe dovuto impedire ai cittadini di fare il bagno. Ma non lo ha fatto. Il fatto che sia stata archiviata l’accusa di falso non cambia nulla. Lei sindaco è politicamente colpevole di non aver protetto i suoi cittadini, di aver loro nascosto la verità, cioè che il mare non era balneabile».


In un’intercettazione tra il vice sindaco Del Vecchio e il dirigente Vespasiano emerge il cambio della data del divieto di balneazione: l’atto risale al 1° agosto
Traditi da una telefonata: l’ordinanza è del 3, anzi no

PESCARA «Il sindaco l’ha vista il 3 agosto... però a quel punto il 3 è arrivata la nuova comunicazione per cui noi abbiamo fatto, eh, la doppia ordinanza: una di divieto e una di riapertura». «Eh no, però, la prima portava la data dell’1». Grazie a questa intercettazione tra il vice sindaco Pd Enzo Del Vecchio e il dirigente comunale Tommaso Vespasiano la polizia scopre che l’ordinanza del divieto di balneazione è stata falsificata: è stata firmata il 3 agosto 2015 solo per mettere a tacere le polemiche politiche sul mare sporco, ma è stata messa la data del 1° per dimostrare un (finto) intervento del Comune. Intorno a questa conversazione, ascoltata nell’indagine sulla City, ruota l’inchiesta sul mare sporco in mano alla squadra mobile guidata dalle pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio: tre gli indagati per omissione, il sindaco Pd Marco Alessandrini – che interrogato in procura ha ammesso il cambio di data sull’ordinanza soltanto dopo l’ascolto delle intercettazioni –, Del Vecchio e Vespasiano. Caos date. Dagli atti della Mobile si capisce che coprire la falsificazione di un atto pubblico non è poi tanto facile: parlando al telefono, le date si sovrappongono e si finisce per scambiare quella vera con quella finta. Succede così il 5 agosto scorso quando i vertici del centrosinistra sono impegnati a scrivere una relazione che Alessandrini presenterà il giorno dopo in commissione Vigilanza. Ecco il dialogo. Vespasiano: «Cioè, adesso il problema è quello legato ai tempi tra quello che è successo il 30». Del Vecchio: «Vabbè... quello ormai... Tomma’... quello è... è... è certificato... che gli vuoi fare? Ormai lì abbiamo... come dire omesso... per... per... neanche tanto... perché lì purtroppo la comunicazione al sindaco è arrivata però non al sindaco, è arrivata alla segreteria». Vespasiano: «La segreteria, l’hanno messa nella posta e il sindaco l’ha vista». Del Vecchio: «Esattamente... oh... e l’ha vista il 3... però a quel punto il 3 è arrivata la nuova comunicazione per cui noi abbiamo fatto, eh, la doppia ordinanza: una di divieto e una di riapertura». Vespasiano: «Eh no, però la prima portava la data dell’1». Del Vecchio: «Eh certo, il primo». Vespasiano: «Eh, perché... capito? La data di sabato portava». Comune bocciato. Si tratta dello stesso 5 agosto in cui il sindaco e il suo vice discutono della relazione con Guido Dezio (non indagato), dirigente a capo del dipartimento Amministrativo del Comune, attraverso una chat di gruppo su Whatsapp chiamata «Cerchio magico»: per il sindaco stesso, la relazione deve essere «una lama affilatissima», quasi l’unico modo per mettere fine alle polemiche del M5S e del centrodestra e dare l’immagine di un’amministrazione capace di fronteggiare l’emergenza balneazione. Non è proprio così per la polizia che, in un rapporto alla procura, così descrive i comportamenti degli amministratori: «Appare evidente come l’amministrazione comunale non abbia saputo fronteggiare e risolvere adeguatamente la problematica venutasi a creare, mancando di attuare le dovute iniziative. Le uniche fasi di coordinamento e di scambio di informazioni realmente efficaci sembrerebbero essere state quelle tese a minimizzare o a nascondere le proprie carenze e inadempienze. Mai», dice la polizia, «è stata espressa preoccupazione per i numerosi bagnanti che hanno affollato il litorale pescarese, soprattutto per le categorie più esposte come i bambini». Per due volte in una settimana, il divieto di balneazione non viene adottato: accade il 23 luglio – «Ha raddoppiato rispetto al minimo», dice Vespasiano parlando dell’inquinamento in via Balilla – e poi ancora dopo il 28, quando una rottura della fognatura in via Raiale provoca lo sversamento nel fiume di 30.600 metri cubi di liquami. «Liquami normali». E che la fuoriuscita di liquami sia quasi la «normalità» a Pescara emerge da una telefonata tra Vespasiano e il presidente dell’Aca Enzo Di Baldassarre (non indagato) subito dopo la rottura del 28 luglio. Di Baldassarre: «Adesso, questa rottura è un fatto, non straordinario, ma è un fatto completamente ordinario. Tra l’altro sono poche ore perché loro sversano solo nel momento della saldatura. Per fare la saldatura ci vogliono due ore, sversano per due ore». Vespasiano: «Bhè, bhè, non è, non... non è così perché è da ieri sera che sta sversando... al fiume». Vespasiano: «Enzo, sono bloccate le pompe! Stanno scavando ma le pompe sono già bloccate da ieri sera». Di Baldassarre: «Saranno bloccate per il tempo strettamente necessario per fare i lavori! Più di tanto non...». Vespasiano: «Eh, ho capito, sì, sì, sì, però non è solo mentre saldano... è tutto il periodo della lavorazione che sono bloccate le pompe». Di Baldassarre: «Eh, ma quello, che ci vogliamo inventare? Abbiamo altre possibilità?». Vespasiano: «Niente, niente, niente, no, no, no, infatti ti stavo dicendo eh... vabbò». Di Baldassarre: «Si fa quel che è possibile! Non è che possiamo fare l’impossibile. D’altronde se avessimo potuto fare una procedura più rapida l’avremmo fatta».

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