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Pescara, 25/07/2024
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Data: 27/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Enti, un maxi rimborso ai precari non stabilizzati. Grazie a una sentenza della Cassazione fino a 21mila euro per 80mila impiegati

ROMA Una bomba ad orologeria piazzata nel cuore della Pa rischia di scoppiare causando danni robusti ai conti pubblici. Sono 80mila i precari potenzialmente interessati a far causa allo Stato e destinati ad una facile vittoria. Il 15 marzo scorso la Cassazione ha infatti sancito che il dipendente pubblico titolare di contratti a tempo determinato per un totale di almeno 36 mesi ha diritto ad essere risarcito con un’indennità che parte da 2,5 mensilità e può arrivare fino a 12 mesi. Un riconoscimento economico che non ha bisogno di essere provato in giudizio attraverso carte o testimonianze in quanto è sufficiente dimostrare la durata di oltre tre anni del rapporto di lavoro. Con la sentenza, in pratica, è stata fissata una rete di protezione per il travet precarizzato, anche se resta esclusa la possibilità di stabilizzazione, essendo l’accesso nella Pa legato al superamento di un concorso. Secondo le notizie raccolte dalla Cgil, a migliaia si stanno già muovendo per portare lo Stato in tribunale. Se tutti gli 80mila precari si muovessero e venisse loro riconosciuto il massimo dell’indennizzo previsto (in media 21mila euro lordi), il ministero del Tesoro sarebbe costretto a pagare 1,7 miliardi di euro. Inoltre alcune fonti che stanno studiando il caso fanno notare che, secondo la riforma della Pa, gli stessi dirigenti riconosciuti colpevoli di rinnovi plurimi a lavoratori precari potrebbero rispondere di tasca propria. Un bel pasticcio, insomma. Il giudizio della Cassazione, in ogni modo, va a fare chiarezza su una materia in bilico tra l’ordinamento interno, che impedisce nel pubblico la trasformazione del contratto a tempo indeterminato (proprio perché si entra per concorso), e i principi comunitari sulla lotta al precariato. Esclusa quindi la carta della stabilizzazione, l’unica che resta è quella del risarcimento del danno visto che, si legge nella sentenza di metà marzo, il dipendente caduto nella rete del precariato ha perso la chance un’occupazione alternativa migliore». Per venire incontro ai paletti Ue «il lavoratore è esonerato dalla prova del danno». La novità sta nello scatto automatico della sanzione, una volta accertata l’illegittimità (il parametro più evidente a riguardo è il superamento dei 36 mesi). Per il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, «la vicenda dimostra quanto sia cruciale e non più rinviabile il rinnovo dei contratti pubblici. Luogo nel quale decidere che il tempo determinato sia effettivamente tale e non rinnovabile all’infinito».

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