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Pescara, 25/07/2024
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Data: 30/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi contro i no triv: «Il petrolio serve». Speranza della minoranza Pd chiede al premier di non far fallire la consultazione. Bersani: «Io invece vado a votare»

ROMA Il 17 aprile si vota per un referendum abrogativo sulla legge ambientale che regola le trivellazioni in mare e nel Pd è bufera. La decisione di astensione come posizione ufficiale della segreteria dem non piace alla minoranza del partito che, con Roberto Speranza, lancia un ultimo avviso a Matteo Renzi. «Il primo partito del Paese al referendum di aprile invita ad andare al mare? Credo sia un errore grave» attacca l’esponente Pd, che rigetta l’indicazione del non voto e da appuntamento al premier-segretario alla prossima direzione nazionale del partito. «Porteremo il tema delle trivelle in direzione. Mancano 6 giorni e siamo ancora in tempo per cambiare rotta. Chiedo al Pd di ripensarci, di non scegliere l’astensione». Ma Renzi tira dritto ed anche ieri ha fatto capire che non intende cambiare posizione: «Dobbiamo ridurre la dipendenza dai fossili e le emissioni, come abbiamo fatto negli ultimi 25 anni. Ma il petrolio e il gas naturale serviranno ancora a lungo. Non sprecare ciò che abbiamo è il primo comandamento per tutti noi». E Ancora: «Le rinnovabili vedono l’Italia tra i leader mondiali e ne siamo orgogliosi. Ma dobbiamo anche avere la consapevolezza che un mondo che va avanti solo a rinnovabili per il momento è solo un sogno». Scende in campo anche Pier Luigi Bersani che, polemicamente, non si schiera con la posizione della segreteria di partito: «Il 17 aprile vado a votare, ma non dico se voterò sì o no». Per l’ex segretario l’errore è stato spingere gli elettori a non andare alle urne, molto meglio sarebbe stato lasciare libertà di voto. Da oggi inizia il conto alla rovescia per il referendum che hanno voluto nove Regioni (sette di centrosinistra, 2 di centrodestra) e che il governo invita a boicottare. C’è da scegliere se le 21 piattaforme in mare, al largo ma entro le 12 miglia dalle nostre coste, possono continuare a tempo indeterminato a estrarre petrolio e gas metano finché ce n’è, oppure alla scadenza delle concessioni devono chiudere i battenti. Nel primo caso si vota “no”, nel secondo “sì”. Non si tratta quindi di decidere se abolire le trivellazioni, ma di stabilire quando devono finire. E su questo le associazioni ecologiste non fanno sconti. Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, spiega che il grande giacimento italiano da sfruttare è nei territori e nella valorizzazione di biogas e biometano prodotti da discariche e scarti agricoli: «Con il biometano si può produrre una quantità di gas quattro volte superiore a quella che si estrae dalle piattaforme entro le 12 miglia». Greenpeace accusa invece il governo di voler affossare le energie rinnovabili e se la prende con la «faccia tosta» di Renzi: «Nel 2012 in Italia erano entrati in esercizio quasi 150mila nuovi impianti fotovoltaici. Nel primo anno dell’era Renzi sono stati appena 722». Ad assicurare che quella del 17 aprile non sarà una «inutile» consultazione è anche il presidente di Wwf Italia, Dante Caserta, mentre Piero Lacorazza (Pd) si chiede: «Chi ha deciso l’astensione?». Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, invita invece alla prudenza: «Se si deve chiudere tutto starei molto attento...».

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