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Pescara, 25/07/2024
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Data: 31/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le amministrative - Comunali il 5 giugno, il voto è già caos. Proposta di Alfano: «Unica data utile». Coro di no delle opposizioni: «Il governo ha paura e punta a favorire l’astensione»

ROMA «Aspetto il rientro del presidente del Consiglio dagli Stati Uniti per valutare insieme a lui la data delle elezioni. Io proporrò il 5 giugno». Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in conferenza stampa alla Camera, sulla data per le prossime elezioni amministrative, un election day che coinvolgerà, tra le principali città, Milano Roma e Napoli, ma riguarda 1.300 poltrone di sindaco in ballo in tutta Italia. «Stiamo valutando tutte le ipotesi e di escludere alcune date per rispetto a festività di alcune religioni. Il 2 giugno è giovedì». «Non credo che milioni e milioni di italiani non andranno a votare perché fanno una vacanza con cinque pernottamenti. Altro che ponte, sarebbe una vacanza per ricchi, sarebbe la proclamazione definitiva dell’uscita dell’Italia dalla crisi» dice Alfano, che liquida la polemica sulla coincidenza della prima domenica di giugno con il “ponte” della Festa della Repubblica come un «argomento per ricchi». Quel che è certo è che la data del 5 giugno non piace a molti. A cominciare da Giorgia Meloni, candidata a sindaco di Roma: «La data del 5 giugno è infame perché cade nel mezzo di un ponte, se il governo sceglie questa data è perché non vuole mandare la gente a votare, perché Renzi ha paura di andare a votare e di perdere e punta all’astensionismo» dice la leader di Fratelli d’Italia per la quale una data utile è «l’ultima domenica di maggio». Il 12 giugno sarebbe stato invece bocciato per la coincidenza con la celebrazione ebraica dello Shavuot (la Festa delle settimane), che cade il sesto giorno del mese ebraico di Sivan, ovvero tra il 14 maggio e il 15 giugno. Di qui il riferimento di Alfano alla esclusione di alcune date per la concomitanza con determinate festività religiose. Come Meloni, è deluso anche Guido Bertolaso, candidato sindaco della Capitale di Forza Italia, che auspicava un voto il più presto possibile. Persino a Pier Luigi Bersani la data del 5 giugno «sembra un po’ in là...» mentre Ignazio La Russa (FdI) chiede almeno che «si voti anche fino alle 14 di lunedì. Dicono che comporta dei costi? Sono i costi della democrazia. Ho avanzato la mia proposta a esponenti del governo e mi hanno detto che ci penseranno». Decisamente più duro è il commento del capogruppo dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che chiama in causa il capo dello Stato di fronte a quella che definisce «una nuova grave ferita alla democrazia». «Il governo Renzi e la sua maggioranza hanno fatto la scelta del non voto. È insopportabile che si voti il 5 e il 19 giugno, che si voti a scuole chiuse, che si voti con tanto ritardo. È insopportabile questo governo e sono anche incomprensibili i comportamenti di un ministro dell’Interno come Alfano che dovrebbe garantire tutte le forze politiche. Chiedo - dice Brunetta - che di tutto questo si occupi il presidente della Repubblica, Mattarella». A chi gioverà il voto del 5 giugno? Nella partita di Milano, al Pd sarebbe convenuto accelerare l’appuntamento con l’urna almeno di una settimana, visto che gli ultimi sondaggi danno in recupero il candidato del centrodestra Stefano Parisi. Che infatti critica la scelta dell’esecutivo: «L’ipotesi del 5 giugno favorirebbe l’astensionismo. Il nostro compito è invece quello di promuovere la partecipazione democratica. La data non va bene perché è troppo avanzata e rientra nel ponte del 2 giugno».

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