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Pescara, 25/07/2024
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Data: 31/03/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Referendum, scontro alla Camera. Le minoranze hanno chiesto, invano, di sospendere i lavori dall’11 al 17 aprile

ROMA Non si placa lo scontro sul referendum contro le trivelle. L’ultimo attrito c’è stato ieri in conferenza dei capigruppo alla Camera sul voto finale delle riforme costituzionali. Il governo e la maggioranza hanno insistito per mantenere la data, già indicata tre mesi fa, del 12 aprile. Ma tutte le opposizioni - Lega, Sinistra Italiana, M5S, Fdi e Forza Italia - hanno chiesto di rinviare di una settimana per non sovrapporre il tema riforme con quello del referendum sulle trivelle, che si terrà il 17 aprile. Alla fine la richiesta dei deputati di minoranza è stata respinta e a maggioranza la capigruppo ha confermato che lunedì 11 aprile ci sarà la discussione generale sulle riforme costituzionali e martedì 12 ci saranno le dichiarazioni di voto. Le opposizioni, che non vogliono “oscurare” la campagna referendaria, minacciano battaglia e ostruzionismo ad oltranza. Ma il Partito democratico si è già schierato per l’astensione nel referendum contro le trivelle. Nonostante sette delle nove Regioni che l’hanno proposto siano amministrate dal Pd. E la grana rappresentata fino a poco tempo fa dalla battaglia dei territori ora si allarga e diventa una sfida interna al partito. Anche a livello nazionale. «Non voglio credere che quella sia la parola definitiva, invitare gli italiani a non andare a votare un referendum proposto da otto consigli regionali dove il Pd è in maggioranza sarebbe una cosa incredibile. Il problema che pongo è: come diavolo siamo arrivati fin qui?», si chiede Pier Luigi Bersani, che andrà a votare («Al momento giusto dirò anche se voterò sì o no») e attacca con decisione la linea dell’astensione decisa da Renzi. Ma a protestare sono soprattutto gli esponenti delle opposizioni. Per Renato Brunetta, capo dei deputati di Forza Italia, la decisione di maggioranza e governo di non sospendere i lavori in quella settimana è «un atto di prevaricazione insopportabile che la dice lunga sul senso di democrazia per Renzi». Sulla stessa linea Arturo Scotto e Alfredo D’Attorre (Sinistra Italiana), che hanno accusato Pd, maggioranza e governo di «scarsa sensibilità istituzionale». Anche il capogruppo M5S alla Camera, Michele Dell'Orco, denuncia: «Il governo vuole oscurare il referendum». Cosa i cittadini italiani potranno cambiare in concreto con il loro voto? Potranno decidere se abrogare (con il Sì) la parte della norma che attualmente consente le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa, facendo cessare le attività in corso in mare. Non immediatamente, ma alla data di scadenza “naturale” della concessione. Anche se ci fossero ancora petrolio o gas da estrarre. Se passa il No, invece, si va avanti fino all'esaurimento. In Italia sono state rilasciate 35 concessioni per estrazione di idrocarburi (coltivazione) in mare che interessano anche aree entro le 12 miglia dalla costa.

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