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Pescara, 25/07/2024
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Data: 01/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Bus contro moto, due anni all’autista. L’incidente che provocò la morte di Jonny Morelli. L’imputato patteggia, ma il giudice gli sospende la patente fino al 2018. «Non guiderà più e avrà nuove mansioni». Il presidente dell’ex Gtm: il dipendente sarà spostato, premieremo gli autisti che non fanno incidenti»

PESCARA Una condanna a una pena di due anni e patente sospesa per altri due anni, fino al 2018. Si chiude così il processo sull’incidente che provocò la morte di Jonny Morelli, il tatuatore originario di Cepagatti travolto e ucciso all’età di 30 anni da un autobus passato con il rosso all’incrocio tra piazza Duca d’Aosta, via Caduta del Forte e piazza Italia. Intorno alle 22 dell’11 giugno 2014, Morelli si ritrovò senza scampo: mentre percorreva l’incrocio con la sua moto si vide davanti il bus 7C dell’ex Gtm che proveniva da San Silvestro senza passeggeri a bordo; la ragazza con lui, Alex Mammarella, parte civile nel processo, rimase ferita. Ieri, a quasi due anni dall’incidente, la decisione del giudice Antonella Di Carlo che ha accolto la richiesta di patteggiamento dell’autista, assistito dagli avvocati Emanuele Calista e Alessandro Di Censo. Ma il giudice ha inflitto anche una pena accessoria all’autista che gli impedirà di guidare nei prossimi due anni. Luciano D’Amico, presidente della nuova società di trasporti Tua, annuncia che all’autista sarà affidato un altro incarico. Sono state le immagini della telecamera di sicurezza posizionata all’interno del bus e i controlli effettuati sul semaforo, a svelare la dinamica dello schianto tra il pullman e la moto: secondo la ricostruzione della polizia stradale e della pm Barbara Del Bono, l’autobus, che arrivava da viale Marconi ed era a fine corsa, partì con il semaforo ancora rosso per svoltare a sinistra verso via Caduta del Forte, senza dare la precedenza alla moto proveniente dalla direzione opposta lungo corso Vittorio Emanuele. Filmati che si sono incrociati con il racconto degli automobilisti che seguivano la Triumph Speed di Morelli: i testimoni hanno raccontato agli agenti della polizia stradale, diretti dalla dirigente Silvia Conti, che Morelli passò «con il verde». Dopo la sentenza di ieri, la famiglia di Morelli, assistita dall’avvocato Marco Femminelli, avvierà una causa civile per il risarcimento. Una causa che Alex Mammarella, difesa dall’avvocato Alberto Faccini, ha già avviato. La tragedia di Morelli è una ferita ancora aperta per Cepagatti, Pescara e non solo: Morelli era un personaggio noto, allievo dello studio di tatuaggi Fudo Tattoo di Pescara e musicista. A Morelli è stata dedicata l’edizione 2015 dell’East Coast Tattoo Convention, il raduno nazionale dei tatuatori. E, per coincidenza, la sentenza sulla morte del ragazzo arriva proprio in concomitanza di un’altra edizione del raduno che si apre oggi a Montesilvano. Morelli era anche un musicista apprezzato: suonava la batteria in un gruppo metal, i Draugr.

«Non guiderà più e avrà nuove mansioni». Il presidente dell’ex Gtm: il dipendente sarà spostato, premieremo gli autisti che non fanno incidenti»

PESCARA «Lunedì prossimo, durante il cda di Tua, prenderemo formalmente atto della sentenza. Sicuramente, disporremo di mettere a terra l’autista e di destinarlo ad altre funzioni». Lo afferma Luciano D’Amico, presidente della nuova società di trasporti Tua che ha inglobato la Gtm. Finora, l’autista accusato di omicidio colposo per la morte di Jonny Morelli è rimasto sempre al suo posto, ma la sospensione della patente per due anni decisa ieri gli impone lo stop dal servizio. «Valuteremo il caso e, in futuro, vedremo se l’autista potrà tornare a guidare», dice D’Amico. «Abbiamo 1.600 dipendenti, 900 sono autisti che ogni anno percorrono circa 36 milioni di chilometri e facciamo di tutto per garantire gli standard di sicurezza, con i riposi del personale e i controlli sui mezzi. Ovviamente», prosegue il presidente, «un tasso di incidentalità è normale, ma i nostri dati sono particolarmente bassi». Tua vuole introdurre incentivi per gli autisti che non fanno incidenti: «Adesso», annuncia D’Amico, «stiamo studiando insieme ai sindacati un sistema di premialità destinato agli autisti che non fanno incidenti. Non vogliamo la repressione, come prevedeva il vecchio sistema della compartecipazione alle spese dei danni che abbiamo abolito, ma vogliamo la prevenzione». D’Amico prosegue: «Per i riposi, il rispetto dei turni è tassativo e su molte linee è presente anche il secondo autista e questo non accade su tanti altri vettori. Inoltre, ci si accusa di troppi fermi tecnici ma se le macchine non sono in ordine noi non permettiamo che circolino. Tutto questo ha un costo ma siamo un’azienda pubblica ed è necessario puntare sulla sicurezza. Ovviamente, però, in queste condizioni non possiamo vendere i biglietti a un euro: tra concorrenza aggressiva e sicurezza, noi scegliamo la sicurezza».

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