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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Marco Rettinghieri (*) - «Più controlli e via i dirigenti, ora l’azienda cambia musica».

«Atac va messa sui binari della legalità. Chi non è in grado, per me è fuori. E verranno messi alla porta anche i dirigenti che non mandano via chi è inadeguato. Si cambia musica». La colonna sonora, per Marco Rettighieri, super-direttore generale di Atac nominato a inizio febbraio dal commissario Tronca (dopo una selezione pubblica), è quella di Invictus, il film su Nelson Mandela che ieri il diggì ha fatto proiettare nella sala congressi Frentani, dove ha riunito duecento tra dirigenti e quadri. «Anche lui - racconta - quando è stato eletto presidente si è ritrovato con quasi tutti i vecchi dirigenti ostili. Poi però ha chiesto loro di restare, a patto che si impegnassero quanto lui». Anche Atac, sembra suggerire la metafora del diggì, sta vivendo un momento di passaggio. «Ci sono difficoltà che non nego, ma anche grandi potenzialità, che forse in passato sono state malgestite. Possiamo essere competitivi».
A proposito di competitività. A Torino, il tasso di assenza tra i dipendenti dell’azienda dei trasporti nel 2015 è stato dell’8,9%. A Roma sfiora il 12,5%... Come si recupera il gap?
«In parte lo abbiamo già recuperato. L’obiettivo è di scendere sotto la soglia del 10% entro fine anno. Come? Aumenteremo i controlli: più visite fiscali per le malattie, che sono già scese al 4%, più verifiche sui permessi, come quelli della legge 104. Poi abbiamo deciso di estendere a tutti i dipendenti la riforma del salario accessorio: una parte della retribuzione viene legata a produttività e presenza. La modifica ora coinvolge anche gli oltre 1.700 operai in organico. E così per la prima volta le officine interne di manutenzione lavorano 24 ore su 24 e abbiamo rimesso in strada 100 bus».
Il parco mezzi è molto datato. L’età media dei bus supera i 10 anni, quella dei tram addirittura i 30... L’altro ieri un autista è stato rinviato a giudizio perché si è staccato il portellone della sua navetta e ha colpito una scooterista. Teme un blocco dei mezzi da parte dei conducenti?
«Non faccio processi alle intenzioni. Vedremo. Le cose intanto stanno migliorando: sulla Roma-Lido siamo passati da 4-5 convogli attivi a 10-12. Abbiamo un piano per acquistare 835 nuovi bus entro il 2019, per 150 la procedura è già in corso».
Cosa non ha funzionato fino a oggi?
«Ci sono state troppe zone grigie, non dico episodi di corruzione, ma quantomeno anomali. Per questo ho avviato indagini interne sulla manutenzione, sul controllo della sosta e sugli acquisti».
Che tipo di anomalie?
«Pensi all’acquisto delle gomme. Nel 2013 Atac ha comprato 10mila ricambi. In tutto il 2015 appena mille. I numeri non tornano. O prima erano decisamente troppi, oppure adesso sono troppo pochi. I risultati di queste indagini li porterò alla magistratura. Intanto, da febbraio tutte le gare sono a evidenza pubblica».
Capitolo scioperi: ce n’è uno ogni 20 giorni. Li proclamano sigle ultra-minoritarie, ma poi la metro chiude uguale. E i romani restano a piedi. Contromisure?
«Due giorni fa abbiamo portato all’Authority la bozza del nuovo regolamento interno sugli scioperi. I treni dovranno essere sui binari e partire appena scatta la fascia di garanzia. Alcuni lavoratori saranno obbligati a lavorare a pieno regime: i dipendenti delle Dct, le centrali operative delle metro, gli addetti agli impianti di segnalamento, i supervisori di linea, gli addetti delle Dce (impianti elettrici) e delle Dcm (impianti di manutenzione). In ogni caso, oggi il clima con i sindacati è cambiato, molto più corretto».
Parliamo dei conti di Atac: nel 2015 passivo di 70 milioni. Per andare in attivo, bisognerà dismettere anche gli immobili?
«Raggiungeremo il pareggio nel 2017, nel 2018 saremo in attivo. Già nel 2016 dovremmo ridurre di molto le perdite. Sulla vendita degli immobili stiamo per presentare un piano al Campidoglio. Abbiamo un patrimonio da 250 milioni. Tenerci strutture che non servono non solo è inutile, ma ci costa».
Lei dice di voler dimezzare l’evasione sui biglietti. Come?
«Abbiamo raddoppiato il personale abilitato ai controlli: da 180 a circa 400. Molti dipendenti ora sono polifunzionali. C’è anche chi lavora in ufficio e, con la qualifica di agente di polizia amministrativa, sale sul bus e con un’app verifica i ticket. L’ho fatto anche io, la mattina, prima di venire in ufficio. E lo farò in futuro».

(*) direttore generale Atac

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