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Pescara, 25/07/2024
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Data: 04/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Boeri: un contributo dai baby pensionati. Il presidente Inps: «500mila italiani a riposo da 36 anni, rivedere gli assegni più alti». Il governo: misura non allo studio

ROMA All’indomani della manifestazione di Cgil-Cisl-Uil contro la legge Fornero, l’Inps fa sapere che in Italia ci sono oltre 474mila pensioni liquidate prima del 1980, quindi da più di 36 anni. I dati riguardano solo il settore privato, non comprendono i baby pensionati del pubblico impiego, usciti dal lavoro prima del ’92 con almeno 14 anni di contributi. In passato, ammette il presidente dell’istituto di previdenza Tito Boeri, sono state fatte «concessioni eccessive che oggi pesano sulle spalle dei contribuenti» quindi «sarebbe opportuno chiedere a chi riceve importi elevati un contributo di solidarietà per i più giovani». Ma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti respinge l’invito al mittente ed esclude che sia all’esame un prelievo di solidarietà sulle pensioni più alte: «Oggi su questo versante - sottolinea - non c’è nulla. Il contributo di solidarietà c’è già, è a scadenza e dovrà essere valutato se confermarlo in quella maniera o diversamente, ma non credo che ci sia nulla allo studio». Il numero uno dell’Inps, alla luce di una così ampia platea di pensionati di lunga data, immagina anche di poter rivedere i diritti acquisiti: «Abbiamo formulato delle proposte molto articolate, che guardano l’età alla decorrenza della prima pensione. Perché quando si guardano gli importi pensionistici bisognerebbe sempre guardare da quanto tempo vengono percepiti questi importi. Possono essere anche limitati ma se uno li ha percepiti da quando aveva meno di 40 anni, chiaramente cumulandosi nel tempo vengono a stabilire un trasferimento di ricchezza pensionistica considerevole». E poi ancora Boeri incalza il governo e chiede di mettere mano «in tempi ragionevolmente stretti» a una riforma che consenta di avere maggiore flessibilità nelle pensioni.
«È importante che si intervenga - spiega - non è qualcosa che si può rimandare a lungo. Soprattutto gli aspetti più importanti sul mercato del lavoro sono qualcosa su cui bisogna intervenire adesso, non fra tre anni, perché il blocco morde e in qualche modo ostruisce l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro adesso». Ma il governo, fa sapere, che non ci saranno “brusche” accelerazioni sulle pensioni, ma se si troveranno le coperture adeguate si potrebbe anticipare, con alcune misure, una parte dell’intervento sulla flessibilità in uscita che si sta valutando con un orizzonte temporale più lungo, cioè ottobre, quando vedrà la luce la legge di Stabilità. «Il problema vero - spiega Poletti - è trovare quel punto di equilibrio di sostenibilità economica e sociale che ci consente di fare l’operazione. Lavoriamo a predisporre le condizioni per cui se si farà una proposta, sia percorribile». In pratica, ora c’è spazio solo per valutare piccoli aggiustamenti: lo sguardo è rivolto al cantiere più grande, quello della legge di bilancio, a cui l’Italia dovrà lavorare sotto la stretta sorveglianza di Bruxelles che non vuole un discostamento, in termini di spesa previdenziale e dell’allungamento dell’età pensionabile, rispetto all’architettura della riforma delle pensioni approvata dal governo Monti nel 2011. Sul tema pensioni è intervenuto anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta spiegando che la legge Fornero nel suo impianto «va difesa» ma bisogna «agire sulla flessibilità in uscita». Per il sottosegretario è da bocciare l’ipotesi di un ricalcolo di tutta la vita lavorativa con il sistema contributivo poiché «è impraticabile. Una soluzione sarebbe la riduzione dell’assegno previdenziale per chi vuole uscire prima». Tra le strade giudicate percorribili dal sottosegretario resta quella del prestito pensionistico con il coinvolgimento dell’impresa. «Il vantaggio di questa soluzione - dice Baretta - è che il lavoratore con un lavoro faticoso se vuole può andare via prima, ma anche l’azienda avrebbe il vantaggio di favorire il ricambio generazionale». Questa però è solo una delle tante ipotesi attualmente allo studio

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