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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso le amministrative - Roma, il centrodestra si muove e accelera sul candidato unico Patto tra i leader: entro il 15 la decisione per dipanare la matassa, Bertolaso tentato dal ritiro. Pesa un sondaggio che dà solo Marchini possibile vincitore al ballottaggio con Raggi.

ROMA La decisione arriverà al più tardi il 15. E’ stata fissata una dead-line per dipanare la matassa Roma. Per sciogliere quel rebus che il centrodestra si porta dietro da mesi e che potrebbe causare il Big bang della coalizione. Berlusconi fino a oggi è rimasto arroccato su Bertolaso e ancora ritiene che sia quello il nome giusto per il Campidoglio. Ma i vertici del partito hanno aperto un varco, a metà mese – ha convenuto anche l’ex premier - si misurerà il peso dei candidati e si tireranno le somme. Obiettivo: arrivare a un unico nome da presentare ai romani, scelto tra Marchini e Meloni.
I DUBBI

Non è più granitica la difesa dell’ex capo della Protezione civile, tra gli azzurri c’è anche chi si spinge a considerare prossimo un suo passo indietro, magari già nel week end, con una prima semplificazione del quadro. In realtà è da giorni che i dirigenti di FI hanno inviato un messaggio chiaro al Cavaliere: sbagliato legare il futuro del partito alla partita sulla Capitale, meglio evitare l’isolamento e cercare l’intesa con FdI e Lega o scegliere la linea centrista con Marchini. Di fatto il partito ha mollato il candidato scelto dal suo presidente. Troppo distante nei consensi con gli altri in lizza, ma soprattutto troppo lontano dalla politica e dalle sue regole. «Vuole fare tutto da solo, non vorrebbe nessuno dei nostri in lista», si lamenta uno dei big che gli ha voltato le spalle. C’è soprattutto il convincimento che è necessario andare a una semplificazione del quadro, ricompattarsi, puntare su un unico cavallo.
Per ora il passo in avanti è proprio questo, sta prevalendo - riferiscono fonti azzurre - la tesi secondo la quale dividendosi si rischia una Caporetto. Ma su chi debbano scommettere FI, Lega e FdI non è ancora chiaro: in FI c’è un sondaggio secondo il quale Marchini sarebbe l’unico ad aggregare i voti moderati in un duello con la pentastellata Raggi. L’ingegnere romano resta un’opzione, soprattutto di chi preferirebbe non consegnare il proprio futuro a Salvini. Ma la strada preferita di molti big conduce alla Meloni: un patto a Roma per arrivare tra due anni a un patto nazionale. Il giovane Matteo ha invitato Giorgia a parlare con Berlusconi, ad avanzare qualche proposta – per esempio la poltrona di vicesindaco per FI – affinché si trovi un accordo. Ma nonostante le parole di Berlusconi («Con Salvini dovremo incontrarci tra poco, spero che la divisione a Roma sia un caso isolato») al momento non è stato fissato alcun incontro. I leader di Lega e FdI stanno preparando una sorta di appello all’ex premier: trovi lui, in nome dell’unità della coalizione, il modo per uscire dall’impasse. Per ora l’apertura che è arrivata dall’ex premier è solo strategica, ovvero la considerazione che sia necessaria nei prossimi giorni una verifica.
Il Cavaliere vive le manovre interne nel partito all’ombra di Roma come l’ennesimo tentativo di tradirlo. In FI è in corso una battaglia tra gruppi: ci sono litigi sul territorio, con i parlamentari napoletani in rotta contro l’asse Rossi-Pascale e gli scontri già in atto per accaparrarsi il posto di capolista; ci sono alcuni senatori (una decina) che hanno bussato alle porte del Carroccio per costruire un percorso comune e sono frenati dal veneto Marin per il quale «ora l’unità è un valore, dobbiamo essere sulle posizioni del nostro leader»; ci sono cinque o sei deputati – Santanchè in prima linea – che chiedono di spingere il partito più a destra; e poi tanti, tra Camera e Senato, che vedono le amministrative come una sorta di anno zero e prospettano un ricompattamento al centro.
LA TEMPESTA

Nella tempesta il Cav si muove nella direzione di Bertolaso: convinto che in gioco non ci siano solo il dopo-Marino e la leadership nel centrodestra, ma anche le ambizioni personali di chi in FI non vuole sentirsi tagliato fuori. Nella battaglia per il Campidoglio c’è da registrare un abbassamento dei toni, con Marchini che propone un incontro sui programmi e con gli altri candidati in campo che evitano polemiche. Addirittura Bertolaso («Vado avanti forte dei 47 mila sì dei romani») dispensa pagelle agli ex sindaci, riservando ad Alemanno un 5 e un 7 a Rutelli. Ma la partita verrà decisa dai leader. Qualora Berlusconi non dovesse accogliere l’invito di Lega e FdI, Salvini affilerà le armi. «Di sicuro – ha detto ieri ai suoi – sarò capolista a Milano, ma non è detto che non lo sia anche a Roma». Senza l’intesa sulla Capitale difficile arrivare ad accordi sulle altre realtà territoriali. «Anche perché – riflette uno dei big del Carroccio – non potremmo certo accettare che FI sotto traccia lavori per Marchini».

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