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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
L'Aquila guarda avanti. Sette anni fa il terremoto. Oggi serve un'idea, una visione di città di Domenico Ranieri

Scrutiamo l’orizzonte, guardiamo oltre le lacrime. Sette anni, sette lunghi e tristi anni sono trascorsi tra dolore e polemiche, tra inchieste e arresti, tra assoluzioni e proteste. L’Aquila, oggi, ha un dovere: guardare oltre, immaginare un futuro. La bella foto sopra, di Claudia Pajewski, un incrocio generazionale, vuole raccontare proprio questo. I cantieri aperti potevano essere di più, le lentezze burocratiche si sono trasformate in una trappola inesorabile provocando ritardi nella filiera dell’edilizia. Tutto poteva essere fatto meglio, ma il fatto è fatto. Oggi dobbiamo immaginare una città che riparte, che imprime un’accelerazione alla sua identità fisica e culturale. Soprattutto, una città che abbia una visione, un’idea, un progetto. Che guardi sì all’estetica, ma anche e soprattutto allo sviluppo economico. I nostri ragazzi, gli aquilani di nuova generazione, i cosiddetti nativi digitali, molti dei quali hanno già la valigia pronta, tra qualche anno potrebbero trovarsi a vivere in una delle città più belle e moderne d’Europa. Ma ci saranno gli aquilani a vivere nell’Aquila del futuro? La vera sfida è trattenerli, avere pazienza e costruire su di loro una prospettiva di sviluppo. C’è voglia di restare, non si spiegherebbe altrimenti la nascita di piazza d’Arti, un luogo spontaneo di aggregazione giovanile, dove associazioni culturali, sociali, sportive, di volontariato si sono auto-organizzate per cercare nuovi spazi dentro la loro città distrutta. L’Università fa i salti mortali per frenare l’emorragia degli iscritti, garantire un servizio di eccellenza, mantenere una tradizione di qualità. Senza gli studenti, non si può parlare di futuro. Questo inserto racconta, tra le altre cose, le storie di un carabiniere e di un medico “eroici” nel post-sisma, il ricordo di un padre come Giustino Parisse che scrive una bellissima lettera ai due figli morti nel terremoto e un servizio sui cantieri della ricostruzione. La ricostruzione, appunto. La visione di una città moderna e a misura di giovani: è questa la vera scommessa del futuro.

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