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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il premier: gli 80 euro alle pensioni minime. È l’ipotesi allo studio, si lavora anche sull’allentamento delle regole di uscita.

ROMA Ottanta euro al mese anche alle pensioni minime. L’ipotesi la tira fuori - per la verità con una buona dose di prudenza - il presidente del Consiglio, rispondendo ad un cittadino durante la diretta social #matteorisponde. «Vedremo se saremo in grado di riuscirci» conclude Matteo Renzi, dopo aver ricordato che il governo ha dato la precedenza al «ceto medio e alle famiglie con 1500 euro al mese» e che si sta valutando se estendere il beneficio ai contribuenti con reddito più basso (fino a 8 mila euro l’anno, attualmente esclusi) e alle forze dell’ordine (400 mila persone che per ora ne godono solo per il 2016).
LA PLATEA
Insomma l’eventualità che il credito d’imposta da 960 euro l’anno arrivi anche ai pensionati al minimo - oltre che ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 26 mila euro l’anno - appare al momento possibile ma tutt’altro che definita. Nel caso, si tratterebbe anche di definire esattamente la platea ed eventualmente di distinguere le posizioni in base al maggiore o minore versamento di contributi durante la carriera lavorativa. Attualmente le pensioni integrate al minimo erogate dall’Inps sono 3,3 milioni, con un importo medio mensile di 492,42 euro. Circa 2,6 milioni sono quelle totalmente integrate, le altre sono parzialmente integrate oppure cristallizzate (hanno cioè ricevuto l’integrazione in passato ma questa è poi stata sospesa per il superamento dei limiti di reddito). Siccome gli 80 euro mensili ne valgono 960 su base annua, riconoscere il beneficio a tutte le pensioni integrate al minimo avrebbe un costo di circa 3 miliardi l’anno, circa un terzo delle risorse finanziarie necessarie per la copertura delle misura originaria a vantaggio dei lavoratori dipendenti.
L’EQUILIBRIO
Il premier rispondendo agli utenti ha anche confermato la volontà di rendere più flessibili gli attuali requisiti per l’uscita dal lavoro, con una misura che dovrà però mantenere l’equilibrio dei conti pubblici. E si è detto favorevole, in astratto, anche all’idea di ricalcolare le pensioni con il sistema contributivo; aggiungendo però che non è possibile «tagliare le gambe a una generazione che ha maturato delle legittime aspettative».
Sulle intenzioni del governo in materia previdenziale si potrà probabilmente capire qualcosa a fine settimana quando sarà pubblicato il Documento di economia e finanza (Def). Il testo dovrebbe ottenere il via libera in Consiglio dei ministri dopodomani o al più tardi lunedì 11, data che sarebbe comunque sostanzialmente in linea - vista la festività domenicale - con la scadenza di legge fissata al 10 aprile per la trasmissione del testo in Parlamento.
I SALDI
Il governo rivedrà leggermente al ribasso le stime di crescita. In particolare per il 2016 la previsione di incremento del Pil potrebbe essere portata dall’1,6 ad un valore dell’1,3-1,4 per cento. Non ci sarebbero particolari conseguenze sui saldi di finanza pubblica, salvo l’esigenza già messa in conto di una piccola correzione per quest’anno, da realizzare sostanzialmente in via amministrativa. Sempre nel 2016 verrà confermata la discesa del rapporto debito/Pil.
Quanto alla politica economica, l’accento sarà posto sulla volontà di potenziare gli investimenti. L’esecutivo si conferma quindi cautamente ottimista sull’andamento dell’economia nei prossimi mesi, nonostante i segnali di evidente rallentamento. Ieri nella sua nota mensile l’Istat ha stimato che la fase di recupero dell’attività economica sia proseguita anche nel primo trimestre, nonostante una «decisa decelerazione» dell’indicatore anticipatore usato dall’istituto per le sue analisi.
E notizie sostanzialmente positive arrivano anche dalle entrate tributarie, che nei primi due mesi dell’anno sono cresciute del 2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. L’incremento è ancora più sensibile se si considera il mancato versamento - quest’anno - del canone Rai. È in crescita il gettito delle imposte dirette ma in modo ancora più evidente quello dell’Iva.

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