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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Delrio: «Nulla di cui vergognarmi». Il ministro parla dei dossier preparati per screditarlo. Sulle pressioni esterne dice: «Mai subite»

ROMA «In italia ci sono onesti che attraversano i partiti, ci vorrebbe un’alleanza vera, perché il Paese è afflitto dalla corruzione e io non mi faccio dare del mafioso perché ho dei figli». Graziano Delrio conferma a “Otto e mezzo” di non avere «niente da nascondere e niente di cui vergognarmi». Le intercettazioni «politiche» dell’inchiesta di Potenza sulle estrazioni petrolifere in Basilicata hanno, per il momento, guadagnato il centro del palcoscenico mediatico, relegando in secondo piano appalti e «oro nero»: troppi i nomi altisonanti tirati in ballo dalla presunta «cricca» capeggiata da Gianluca Gemelli - dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, passando per il vertice dell’Arma dei carabinieri - che portano a un’unica richiesta da parte dei palazzi romani, quella dei chiarimenti. La replica di Delrio è immediata: «Non ho mai ricevuto pressioni per appalti o nomine al ministero. Non sono mai stato ricattato né mi ritengo ricattabile. Il fatto che un comitato di affari mi ritenga un pericolo mi onora, però credo che sia giusto accertare la verità dei fatti e per questo presenterò un esposto alla Procura perché voglio che gli italiani sappiano la verità così come io ho diritto di saperla». Alla Gruber il ministro ha detto di voler sapere, attraverso le indagini che seguiranno all’esposto, «se vi sono realmente state attività dei carabinieri o di altri organi investigativi che abbiano dato a comitati di affari elementi informativi contro un ministro o un qualsiasi cittadino». Intanto sono stati presentati i primi ricorsi al tribunale del Riesame, dai cinque dipendenti dell’Eni (ai domiciliari), da un ex dirigente della Regione Basilicata e dall’ex vicesindaco di Corleto Perticara (Potenza), entrambi colpiti da divieto di dimora. L’Eni, inoltre, chiederà al Riesame il dissequestro di due vasche del centro olio di Viggiano (Potenza) e del pozzo «Costa Molina 2» e «l’accertamento in campo e in contraddittorio, mediante un incidente probatorio - precisa l’Eni - della correttezza delle modalità di operatività dell’impianto e in particolare della mancanza di pericolosità delle acque reiniettate». I pm di Potenza sono quindi al lavoro per una prima valutazione complessiva degli atti raccolti, e sulla richiesta di Pietro Nocita, legale del Capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, iscritto nel registro degli indagati per abuso di ufficio nel “filone siciliano” dell’inchiesta: l’ammiraglio vuole essere ascoltato. I pubblici ministeri starebbero anche valutando l’ipotesi di sentire De Vincenti, anche in questo caso per alcune intercettazioni in cui viene tirato in ballo dalla «combriccola» di Gemelli. Il contenuto delle migliaia di intercettazioni del «quartierino» ha portato poi ad altre reazioni. Paolo Quinto, collaboratore della senatrice Pd Anna Finocchiaro, ha escluso categoricamente di appartenere alla «cricca», spiegando di aver incontrato Gemelli «privatamente in una occasione, nel 2014, al Senato». Precisa anche il comando generale dei carabinieri. I vertici dell’Arma hanno «escluso qualsiasi rapporto» con Valter Pastena, salvo quelli formali e istituzionali, in relazione al precedente incarico di questi quale direttore dell’Ufficio centrale del Bilancio presso il ministero della Difesa». In alcune conversazioni con Gemelli, Pastena parla di un incontro con il «nuovo Capo di Stato Maggiore, che verrà a pranzo a casa mia... è grande amico mio...».

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