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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nel 2017 più deficit per la crescita Padoan: «Con la Ue siamo in regola». Nel Def disavanzo fissato all’1,8%, scostamento di 12 miliardi Pil 2016 tagliato all’1,2%. Renzi: «Nessuna manovra correttiva».

ROMA Crescita un po’ più lenta rispetto alle stime, ma comunque in accelerazione rispetto al 2015. E una dote di circa 12 miliardi da usare nel 2017 in primo luogo per scongiurare l’aumento dell’Iva. È una sfida garbata quella che Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno lanciato all’Unione europea, presentando il Documento di economia e finanza (Def) approvato dal Consiglio dei ministri. Come tutti gli anni questo testo, che ora viene trasmesso in Parlamento, serve a delineare in primavera le grandi scelte di politica economica che poi dovranno essere concretizzate in autunno con la sessione di bilancio.
IL QUADRO
Il quadro generale è peggiorato in confronto a quello di sei mesi fa e il governo ne prende atto portando la previsione di incremento del Pil per quest’anno all’1,2 per cento, rispetto al precedente 1,6. Nel 2015 il prodotto aveva avuto un aumento dello 0,8 per cento, nel 2017 e nel 2018 la ripresa dovrebbe accelerare leggermente portandosi all’1,4 e all’1,5 per cento. Insieme alla crescita più lenta bisogna fare i conti anche con una dinamica dei prezzi sostanzialmente inesistente, nonostante l’azione della Banca centrale europea. Il risultato è un Pil nominale più basso del previsto e questa grandezza si riflette soprattutto sul rapporto debito/Pil, che nel 2016 scenderà sì per la prima volta dopo otto anni, ma in misura minore rispetto alle previsioni di sei mesi fa: dal 132,7 per cento dello scorso anno si attesterà infatti al 132,4 (invece che al 131,4). La discesa proseguirà poi più spedita fino al 123,8 per cento del 2019. Questa inversione di tendenza è fondamentale per l’immagine del Paese e l’esecutivo farà di tutto per centrare il risultato: vi contribuiranno le privatizzazioni, anche se il governo ha deciso di spostare in avanti il collocamento delle Ferrovie dello Stato.
Nella premessa al Def il ministro Padoan ha confermato l’intenzione di spingere gli investimenti e proseguire sulla strada della riduzione del prelievo fiscale. Ma il prossimo anno c’è una nuova mina da disinnescare: i circa 15 miliardi di residue “clausole di salvaguardia” che si tradurrebbero in un aumento di Iva e accise. L’aumento non ci sarà, ma il governo deve reperire le necessarie risorse finanziarie alternative. Per questo la scelta è di sfruttare anche nel 2017 ampi margini di flessibilità rispetto al percorso verso il pareggio di bilancio. Il disavanzo quindi salirà portandosi in rapporto al Pil all’1,8 per cento contro l’1,1 finora preventivato: ai valori del prossimo anno sono più o meno 12 miliardi a disposizione. La riduzione del deficit andrà avanti negli anni successivi: nel 2018 scenderà allo 0,9 per cento mentre il 2019 dovrebbe vedere il nostro Paese per la prima volta in avanzo, con un esiguo ma significativo +0,1 per cento.
LE PREVISIONI
L’Italia però - ha insistito Padoan - si muove in linea con le regole dell’area euro, essendo un Paese che ha già risanato i propri conti. Il ministro ha voluto contestare l’idea, spesso ripetuta a livello europeo - che il nostro Paese «chieda troppo» sul fronte della flessibilità: il deterioramento della situazione internazionale e i rischi di deflazione giustificherebbero quindi un ulteriore ricorso alla flessibilità, in un quadro in cui il disavanzo continua in ogni caso a scendere. La linea di Padoan è stata condivisa in pieno dal premier, che ha rivendicato a questo esecutivo la capacità di presentare previsioni prudenti, non smentite dai dati di consuntivo. Renzi ha anche ribadito che non ci sarà nessun tipo di manovra correttiva.

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